È sabato, Gesù come d’abitudine entra in sinagoga per il culto, e l’evangelista ci segnala la presenza di un uomo, attirando la nostra attenzione sulla sua mano: una mano “inaridita”, paralizzata, in cui non scorre più la vita. Non ci dice altro di lui. Secondo un vangelo apocrifo, avrebbe pronunciato queste parole: “Ero muratore e mi guadagnavo da vivere con le mani: ti prego, Gesù, ridammi la salute, affinché io non debba mendicare vergognosamente un tozzo di pane”. Ma quel sabato, in quella sinagoga, un tale dramma personale non interessa. Gli occhi sono puntati su Gesù: “Stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo”. Quella mano rattrappita è l’occasione di un test che forse può produrre un capo d’accusa contro Gesù. Lui, però, legge altrimenti l’occasione che gli si presenta: non un’occasione contro, ma un’occasione per. Prende l’iniziativa e si rivolge a quella persona dicendole: “Alzati, in mezzo!”. Rimette così al centro l’uomo, tutto l’uomo, perché “il sabato è stato fatto per l’uomo” (2,27).
Ora, Gesù mostrava una libertà che pareva irrispettosa del sabato. Il riposo imposto in quel giorno santo doveva essere occasione per fare memoria e celebrare l’operare del Signore (cf. Es 20,8-11; Dt 5,12-15). I rabbini discutevano per definire in termini più precisi, nei diversi casi, cosa fosse lecito fare e in quale misura. Per questo, qui, si tiene d’occhio il fare di Gesù. Che in realtà, notiamolo, in questo caso non farà proprio nulla. Gli basterà chiedere a quell’uomo di tendere la mano per mostrare a tutti che “il tempo è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato” (1,15), il Signore regna ed è all’opera oggi per il bene dell’uomo.
Gesù sembra tuttavia accettare di entrare nel dibattito scendendo sul terreno dove i suoi esaminatori gli tendono l’agguato. Li interroga: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”. La sua domanda, con amara ironia, mentre chiede un’ovvietà, già svela la contraddizione in cui essi cadono stringendo, proprio in quel giorno, un’alleanza di morte contro di lui. Di sabato, mentre Gesù lascia spazio al bene che rimette al centro l’uomo secondo la volontà di Dio, i suoi avversari induriscono il cuore nel non ascolto e concepiscono il male. Smascherati, non replicano.
Gesù, registrato il loro silenzio, percorre con uno sguardo indignato il cerchio che gli si stringe intorno. È “contristato per la cecità dei loro cuori”, traduce la Vulgata: incapaci di vedere il fratello, strumentalizzano il precetto senza riconoscere ciò che davvero sta a cuore a Dio. “Gesù prova pena e rabbia per la visione distorta dei bisogni e delle priorità dell’uomo palesata da un siffatto atteggiamento … [Per loro] la possibilità di condannare un maestro discusso risulta più importante del ripristino della capacità di guadagnarsi da vivere di un essere umano” (Rowan Williams).
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Mc 3, 1-6
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
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