Monastero di Bose – Commento al Vangelo del 19 Dicembre 2018

All’interno dei “vangeli dell’infanzia”, sostiamo oggi in particolare sul racconto dell’annuncio a Zaccaria, che sarà seguito dall’annuncio a Maria, quindi dal parallelo tra la nascita di Giovanni il Precursore, il “profeta dell’Altissimo” (come inneggerà Zaccaria stesso, Lc 1,76), e Gesù, il Messia atteso dal popolo d’Israele.

L’evangelista Luca, che si rivolge a persone non provenienti dal popolo delle promesse di Dio, intende situare storicamente la sua buona notizia, tutta intessuta di echi anticotestamentari. Ascoltiamo di un angelo, ma siamo immessi nella storia, perché il Signore parla attraverso i suoi messaggeri nella concretezza di un oggi, a volti precisi.

Il sacerdote Zaccaria, il cui nome significa “il Signore si è ricordato”, ci viene presentato accanto a sua moglie, anche lei della stirpe sacerdotale, di nome Elisabetta, ossia “il Signore mi ha giurato”. Ancor prima di presentarci quel che è chiamato a fare, l’anziano è descritto nel suo essere in relazione con sua moglie, e con Dio: “entrambi giusti davanti a Dio” e fedeli alla Legge dei padri. Eppure qualcosa manca: non hanno figli, sono privi di orizzonti futuri, forse anche di speranze. Ma allora, ci potremmo chiedere guardando ai loro nomi, il Signore non ricorda più la sua promessa?

Ecco che Zaccaria può entrare nel tempio di Gerusalemme per fare l’offerta dell’incenso, possibilità eccezionale di preghiera e di prossimità con il Signore. Lì un angelo porta a parola la presenza del Signore innanzitutto con un vibrante: “Non temere!”, e gli annuncia la nascita del figlio Giovanni, “Dio fa grazia”, “dono di Dio”. La gioia cui è legata questa promessa va insieme al suo essere “grande davanti al Signore” e prende corpo con la sua missione profetica volta alla conversione, al preparare la via al Signore.

Con Giovanni può cominciare l’era messianica, dalla disobbedienza alla sapienza, all’orizzonte sempre nuovo di Dio, alla riconciliazione dei cuori, ricondotti a libertà con Dio e tra gli uomini.

Il popolo fuori dal tempio attende la benedizione da Zaccaria, che tuttavia resta talmente segnato da questo incontro con il Signore che la sua voce resta come sospesa fino alla nascita di colui che sarà “voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore!” (Lc 3,4). La sua lingua si scioglierà in canto di benedizione al Signore “perché ha visitato e riscattato il suo popolo” (Lc 1,68).

Gioia e timore danno il tono al passaggio del Signore nelle vite di Zaccaria e di Elisabetta, alla sua presenza nel sovrabbondare di grazia.

L’attesa talvolta deve passare al vaglio del tempo, dalla promessa fino al compimento, nell’incertezza del quando e del come, tra gioie e timori. Eppure, se proviamo a metterci davvero in ascolto e smettiamo di angosciarci per quel che viviamo o per quel che ci manca, possiamo, per grazia, sentire la presenza del Signore che ci sussurra: “Non temere!”; possiamo lasciar ricondurre i nostri cuori al Signore, purificando e rinvigorendo il nostro desiderio: nel nostro attendere non è importante se il tempo del compimento è lontano o vicino, ma come noi cerchiamo di vivere il nostro oggi!

sorella Silvia

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Lc 1, 5-25
Dal Vangelo secondo Luca

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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