Monastero di Bose: Commento al Vangelo del 10 novembre 2016

Lc  17,20-25
In quel tempo i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: «Eccolo qui», oppure: «Eccolo là». Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: «Eccolo là», oppure: «Eccolo qui»; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

 Il regno di Dio è in mezzo a voi!

I farisei si chiedevano quando sarebbe avvenuta la liberazione di Israele, aspettavano un Messia potente per sbaragliare il nemico, un Messia che si sarebbe annunciato con segni grandi e terribili. Vedevano sofferenza, angoscia, incertezza, guerre, malattie, violenza … come oggi, come noi.

Gesù risponde a loro e a noi: “Il regno di Dio è in mezzo a voi”. Dove? Dove sono amore, gioia, pace, fedeltà, dominio di sé (Gal 5,22)? Un luogo dove possono abitare già oggi è dentro di noi, nella nostra responsabilità di esseri umani.

Perché, se il regno di Dio è in mezzo a noi, Dio non impedisce il male? Dio permette il male perché desidera la nostra libertà. Vuole essere amato da persone libere e non venerato da chi non ha alternativa. Il Signore non è venuto per imporsi e dominare con potenza, per costringerci a credere con prove inoppugnabili alla sua Parola. Per questo è stato necessario che camminasse tra di noi, come tutti noi.

Se non avesse accettato di soffrire come soffrono i giusti di questo mondo, se non avesse accettato di portare su di sé l’ostilità di chi si crede potente e impone con violenza ad altri la sua visione del mondo, se quel giorno fosse sceso dalla croce, di Lui non ci sarebbe memoria.

Invece è venuto a mostrarci che il regno di Dio tanto atteso, quel giorno di liberazione dalla morte, dal lutto e dal lamento (cfr Ap 21,4) non viene nel clamore, ma è iniziato con passo lieve, in una mangiatoia ed è una via possibile per amare, senza scorciatoie, senza seguire le lusinghe di un facile successo.

Il regno di Dio è in mezzo a noi già ora, ma nell’ultimo giorno, quando il Figlio dell’uomo tornerà, sarà come la folgore, e come la folgore in un attimo illuminerà il cielo e in quel lampo capiremo. Capiremo con quella chiarezza che spazzerà via ogni ambiguità, ogni doppiezza.

Finirà allora il tempo della fede e inizierà il tempo della pienezza e tutto sarà ricapitolato in Cristo (Ef 1,3-10). Fino ad allora però ci è chiesto di camminare nella sequela della strada che Gesù ha tracciato, di far crescere in noi quel seme del Regno che ci è stato affidato perché porti frutto.

Non è lontano e inarrivabile, ma nell’ordinario della nostra esistenza, nella qualità della nostra vita, nello sguardo di chi incontriamo, dentro le nostre storie, lì dobbiamo cercare il Regno già oggi e attendere con speranza che la promessa che il Signore ci ha fatto si compia.

sorella Elisabetta della comunità monastica di Bose

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