Ma… quante volte?
“Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”. La richiesta di Pietro costituisce quello che ciascuno avrebbe chiesto per capire ciò che voleva dire Gesù: “Signore basta perdonare all’infinito?”, e Gesù risponde: “No, non basta! bisogna moltiplicare l’infinito”.
Basterebbero queste parole di Gesù per cogliere il senso profondo del Vangelo di oggi. Gesù però preferisce andare oltre per spiegare meglio a Pietro dove si trova la chiave di un eccesso al perdono infinito e, da bravo pedagogo, lo fa mendiate una parabola che sembra banale ma risulta molto efficace. Non è a caso che nella preghiera del Padre nostro ripetiamo ogni giorno: rimetti a noi i nostri debiti come li rimettiamo ai nostri debitori.
Effettivamente questo è il messaggio che ci viene trasmesso nella parabola di oggi, però quante volte agiamo come questo servo perdonato ma che fa fatica a fare lo stesso nel confronto del suo compagno. Peccato che a volto dimentichiamo che tutto quanto vogliamo che gli altri facciano a noi, anche noi faccessimolo per loro. Infatti, la misura con la quale Dio ci misura, è la stessa con la quale noi dobbiamo misurare. Il nostro rapporto orizzontale dovrebbe regolarsi sul nostro rapporto verticale.
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Di qui la necessità di essere pronti sempre, senza condizioni né limiti, alla riconciliazione. Sì, il perdono è una forza incredibile, è una liberazione e può rovesciare anche situazione senza quasi più via d’uscita. Il perdono può cambiare completamente un’anima: il perdono è il trionfo sul male, come avvenuto sulla croce quel venerdì Santo.
La quaresima, ha ribadito il nostro Abate nella sua lettera circolare, è il tempo di vedere quanto abbiamo da perdonare e quanto di cui essere perdonati, un tempo di chiedere perdono e di offrirlo agli altri. La gioia del Signore sia sempre la nostra forza.
Monaci Benedettini Silvestrini
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