Monaci Benedettini Silvestrini – Commento al Vengelo del 19 Marzo 2022

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Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Senza dubbio la figura di Giuseppe è una delle figure fondamentali che ci aiutano a comprendere la storia della salvezza. Infatti emerge nel Vangelo di oggi un dettaglio su cui possiamo riflettere: «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». In queste poche parole è riassunta la vocazione di Giuseppe quella del custode del mistero.

Scrive Papa Francesco: come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento.

E’ accanto a Maria, sua sposa, nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazareth, nel laboratorio, dove ha insegnato il mestiere a Gesù.

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Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Quindi Giuseppe è un esempio più alto di chi vive in piena fiducia in Dio. Ecco perché Giuseppe dorme tranquillamente anche quando tutto sembra buio intorno a lui. “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. In fondo Dio non poteva scegliere persona migliore di Giuseppe per affidargli suo figlio unigenito e sua madre Maria.