La conversione di Matteo.
Passando, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Séguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. La pericope odierna ci presenta questo episodio in cui è difficile distinguere tra vocazione e conversione. Ma si può dire che la sequela di Cristo chiede sempre una continua conversione. Gli esegeti consigliano di fare sempre attenzione ai verbi quando si è difronte ad un testo Biblico. Più riassuntivo di così non poteva essere: nessun particolare, nessun aggettivo, nessuna descrizione; tutto ridotto a verbi, l’essenziale per raccontare un episodio.
Quattro verbi di moto nei confronti di una persona seduta, ferma, alla quale è rivolto un comando o, meglio, un invito. Partendo dalla prima analisi: Gesù vide un uomo seduto. Nel giorno di Natale abbiamo meditato le parole di Matteo che parlava del popolo “seduto” nelle tenebre che ha visto una grande luce, pure quando Gesù cominciò a predicare, lo fa come sempre citando l’Antico Testamento, in questo caso riconduce il testo del profeta Isaia: il popolo “seduto” nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. Invece nel vangelo di oggi, non c’è un popolo, ma un personaggio singolo che è seduto, non nelle tenebre, e neppure paralizzato nel lettino, ma al banco delle imposte.
La condizione però è simile. La situazione di quest’uomo seduto è descritta come un blocco, è la condizione di un peccatore legato ad una società corrotta. Chi era il pubblicano? E uno che è passato dalla parte dei romani, quindi un traditore del suo popolo, uno che ha rinnegato l’appartenenza al popolo di Israele per un interesse economico, perché vuole fare soldi. Collabora con il nemico romano imponendo le tasse ai suoi compaesani, quindi si attira l’odio di tutti gli altri; non è un semplice ufficiale governativo, è una specie di libero professionista che opprime gli altri per guadagnarci. Insomma non ben visto dalla gente.
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Infatti, chi accettava di fare un lavoro del genere ha dimenticato la propria dignità, non difende il proprio onore, non è interessato alla stima e all’affetto delle persone. Ma Gesù compie un gesto clamoroso, che suscita subito critiche dei farisei. Infatti questi dimenticano che Gesù è venuto proprio, non per quelli che si credono giusti, ma per i peccatori bisognosi della misericordia di Dio, ecco perché ciò che ha compiuto Gesù ha del miracoloso. Quella di Gesù è una parola che alza il pubblicato seduto.
Tra le pochissime cose che vengono dette ci sono queste due azioni: “era seduto e poi si alzò”. Dietro a queste posizioni fisiche noi sappiamo leggere un messaggio teologico. Era una persona chiusa, bloccata, ferma nella sete del guadagno. Ma l’incontro con Gesù cambia tutto nella sua vita. E sempre toccante fermarsi davanti al quadro del Caravaggio conservato nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, dove viene rappresentata questa scena, della conversione di Matteo. Da questo episodio possiamo ritenere un dettaglio d’oro, l’incontro con Gesù ci cambia la vita.
Monaci Benedettini Silvestrini
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