I figli, la schiava, i porci…
Le letture della liturgia di oggi presentano una tale complessità di personaggi, di elementi e di situazioni che il districarvisi appare difficoltoso. E poi, cosa potranno voler dire tanto la prima lettura quanto il Vangelo, che si relazionano ad un background così differente dal nostro?
Eppure, proprio in questa Parola di Dio, difficile ed affascinante, si nasconde un messaggio di salvezza che ci parla di un Dio che si serve di esseri umani delle volte meschini e limitati, di circostanze strane e incomprensibili, di animali, sì anche di questi, sporchi e disprezzati, ora per attuare il suo disegno di amore, ora per dare un segno della sua potenza.
Ma, amore e potenza, in Dio, sono due elementi che coincidono: per Agar signìficano aver salva la vita e, in un certo senso, il rimanere fedele di Dio alla promessa, nell’episodio evangelico, esprimono la signorìa di Dio non solo sul creato, ma altresì sulle forze del male che tentano di opprimere il mondo.
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In ambedue gli episodi, l’intervento di Dio si pone come un atto di liberazione dell’uomo nella sua interezza: Agar e Ismaele hanno salva la vita, mentre gli indemoniati ritornano ad una esistenza degna di questo nome. L’autore sacro quindi si è servito dei figli (Ismaele e Isacco), della schiava (Agar) e dei porci, per indicarci che il cammino verso Dio si attua in una dinamica misteriosa, che non vuol dire incomprensibile, ma simbolica!
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