La tenerezza di Dio.
La liturgia della Parola ci introduce nel cuore stesso di Dio. Egli si mostra sposo fedele anche quando l’uomo Gli volta le spalle. La testimonianza di un amore così intimo e proclamato con insistenza fa meraviglia trovarlo proprio nei profeti dell’Antico Testamento. Eppure questa intensa intimità di vita tra Dio e la sua creatura, quale corre tra sposo e sposa, è una realtà sorprendente per noi così avari nel rispondere all’amore del Padre. E il Vangelo sembra confermare quanto viene annunziato dal profeta.
Gesù si presenta pieno di misericordia verso la donna affetta da emorragia e verso la figlia di Giaìro, capo della sinagoga. Sono due miracoli strappati dalla fede della donna: “Basta che tocchi il suo mantello…” e di Giaìro: “Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la mano sopra di lei e essa vivrà .” E’ lo sposo annunziato da Osèa che è “in azione”.
Egli è lo sposo della donna inferma che viene guarita per la sua fede, del padre disperato per la perdita della figlia alla quale Gesù ordina di alzarsi, prendendola con singolare benevolenza per mano, quale gesto di infinito amore. La riflessione ci induce a considerare il nostro Dio non lontano dalla nostra vicenda umana con tutte le sue complicazioni. La potenza dell’Altissimo e la misericordia di Gesù non si sono esaurite.
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In ogni circostanza, la piena fiducia in Lui, nostro sposo e l’assoluta confidenza nel suo amore, saranno capaci di liberarci da situazioni di imbarazzo.
Monaci Benedettini Silvestrini
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