Monaci Benedettini Silvestrini – Commento al Vangelo del 3 Febbraio 2023

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La verità decapitata!

Anche durante l’esperienza terrena di Gesù, molti chiàcchierano di Lui, pochi lo conoscono e lo riconoscono veramente. Alcuni lo identìficano con Giovanni Battista, altri, facendo riferimento alla scrittura sacra e alla tradizione, dicono che è Elìa, tornato vivo dal carro di fuoco che l’aveva trasportato via dalla terra.

Altri ancora, affermano più vagamente che Gesù è semplicemente un profeta. L’identificazione con il Battista offre all’evangelista Marco l’occasione per raccontare il martirio del precursore del Signore. La verità, che Dio scandisce per noi o che affida ai suoi ministri, è spesso come una spada a doppio taglio che penetra fino alle profondità dell’anima o come la forbice affilata del potatore, che recide i tralci secchi, staccati dalla vite e ormai destinati solo al fuoco.

Qualcosa di simile deve essere capitato ad Erode e ad Erodìade, la sua compagna illegittima, quando Giovanni ripeteva: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». È sempre rischioso muovere rimproveri ed accuse ai potenti. Sembra che per loro sia legittima la vendetta. E Erodìade si attende solo l’occasione propizia, che nel nostro caso avviene in una festa che si trasforma poi in una specie di òrgia.

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Una danza, l’ebbrezza, una promessa assurda, ma ritenuta vincolante, l’onore da difendere davanti ai commensali ed ecco che l’accusatore impertinente, Giovanni Battista, colpevole solo perché araldo della parola vera, deve essere decapitato e messo a tacere per sempre. È evidente che la sensualità smodata degenera in crudele brutalità in chi non sa e non vuole trarre dagli ammonimenti divini motivo di ravvedimento: è così che Erode diventa tristemente l’emblema della peggiore corruzione e di tutti coloro che, nel tentativo assurdo e non riuscito di far tacere la coscienza, arrivano a sopprimere la voce di chi li rimprovera del male.

Monaci Benedettini Silvestrini

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