Monaci Benedettini Silvestrini – Commento al Vangelo del 24 Dicembre 2022

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O Astro che sorgi, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Seguiamo qui la Liturgia della parola del giorno feriale in quanto la messa di stanotte fa già parte della Solennità del Natale. Infatti l’unità tra le letture che la liturgia ci offre oggi è data dal fatto che la profezia di Natan è cantata come compiuta nell’inno di Zaccaria. Questa promessa ha pieno compimento con l’avvento di Gesù.

E siamo chiamati ad essere la sua casa, “non viene in mezzo a noi per metterci al sicuro in una roccaforte, ma per aprirci un cammino di conversione. Un cammino di continua lotta per la conquista della vera pace, che consiste nel vivere un rapporto di lealtà e di amore con Dio, con noi stessi, con gli uomini, con le cose”. “Il Signore è fedele per sempre”, dice il salmista. Infatti non ci abbandona, in nessuna occasione. La sua venuta in mezzo a noi, testimonia per sempre che Dio si fa carico della nostra sofferenza, delle nostre ansie e delle nostre gioie ponendo “la sua tenda fra le nostre tende”.

In Lui noi diventiamo figli adottivi di Dio. Finalmente questa notte nascerà Gesù, e la liturgia odierna mette fine al cammino d’avvento con il miracolo di Zaccaria che, avendo perduto la parola per la sua incredulità, può tornare a parlare perché si è arreso a una fede che è diventata fatto.

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«Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo».

Il cantico di Zaccaria evoca una sentinella notturna che saluta i primi raggi del chiarore dell’alba. Quindi sta bene in questa mattina di grande vigilia. E lode a Dio perché viene a visitarci e ci porta redenzione e salvezza. “Cristo è veramente il sole dell’umanità. Perciò la Chiesa recita il cantico di Zaccaria ogni mattina, quando il sole nascente mette in fuga la notte e le tenebre”.

La fede è l’alba di un mattino, dopo una lunga notte. Disse un padre spirituale: incontrare la fede vuole dire vedere questa luce nel volto del bambino Gesù, nato nell’estrema povertà e umiltà, in una mangiatoia, in una notte fonda, di più di duemila anni fa. Amen!

Monaci Benedettini Silvestrini

Photo by Aaron Burden on Unsplash