Essere voce, come Giovanni…
Iniziamo questa prima settimana dell’anno meditando il quarto Vangelo in cui la parola testimonianza ha un’importanza rilevante. Per l’evangelista Giovanni, chi alla luce della fede “ha visto”, deve rendere testimonianza. Nel brano di oggi le domande poste al Battista sono due. La prima riguarda la sua identità: “«Chi sei tu?».
Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo»”. Questa risposta di Giovanni non è uno semplice atto di umiltà ma una vera e propria lezione per ciascuno di noi. Infatti la seduzione dell’uomo è sempre quella di cadere in un atteggiamento di “credersi Dio”. Nella seconda domenica di avvento abbiamo incontrato un Giovanni Battista che ha iniziato con grande successo la sua missione di preparare la via al Signore ma non ha mai pensato che questo successo lo definisse come uomo.
Proprio nella seconda battuta egli dice di sé «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia»; che è un po’ come dire “io non sono l’ultima parola, ne sono solo segno”. Ogni cristiano è chiamato ad essere precursore del Cristo, una voce che anche oggi continua a gridare nel deserto del mondo. Dio ha bisogno del contributo di ciascuno di noi per manifestarsi agli uomini del nostro tempo.
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Quindi “sentirsi un fine, sentirsi dio, significa voler far ruotare la vita degli altri attorno a noi e considerare lesa maestà quando questo non accade”. In questa logica il Battista ci dà una grandissima lezione, perché ci ricorda che ogni nostra relazione è solo un modo per preparare la strada a Qualcuno che è più grande di noi. A volte la gente è lontana da Dio solo perché ha avuto relazioni pessime nella propria vita. Quindi lasciamoci contaminare dall’umiltà di Giovanni il Battista.
Amen!
Monaci Benedettini Silvestrini
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