La lampada si pone sul lampadario.
Il cristiano, il discepolo di Gesù, è tenuto a rendere testimonianza del messaggio di salvezza; Gesù lo paragona alla lampada che deve essere posta sul lampadario. Due annotazioni in questa immagine. Da un lato è un invito a rendere sempre, con le nostre azioni, con le nostre parole, con i nostri sentimenti, testimonianza della luce.
Il cristiano è tale sempre: non è un impegno a «part-time» – come si direbbe oggi, dove la provvisorietà sembra essere una caratteristica della società post-industriale. Nella famiglia, sul lavoro, nelle mia attività, nel volontariato, anche nei momenti di svago e di riposo riesco sempre a far brillare questa luce? Un’altra considerazione, che è fonte non solo di consolazione ma di forza per noi. Noi non siamo la luce, ma la trasmettiamo.
La luce, la Luce quella vera, non proviene da noi; se dovessimo solo affidarci alle nostre forze e alle nostre capacità, la luce con quale intensità potrebbe brillare? Noi dobbiamo renderci trasparenti a questa luce, che è la forza dello Spirito Santo che agisce in noi e che accogliamo, come dice lo stesso Gesù in un altro brano, con «cuore buono e sincero».
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L’opera di Dio deve brillare in noi; Gesù stesso ci insegna a come attuare questo proponimento «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Monaci Benedettini Silvestrini
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