Il Figlio dell’uomo è signore del sabato.
La nostra riflessione oggi è suggerita dal brano del vangelo che ci presenta una situazione di scandalo da parte degli scrupolosi osservatori della Legge, avrebbero scandalizzato gli apostoli il mondo, cogliendo spighe e mangiandone il frumento. Non è lecito far questo di sabato, secondo la tradizione ebraica: si manca a “riposo del giorno di festa”.
Gesù prende le difese dei suoi discepoli, ai quali aveva fatto notare come certe norme non appartengono alla legge del Signore ma alle tradizioni degli uomini. Porta anche l’esempio di Dàvid che si fa dare dal sacerdote Abìatar i pani dell’offerta per sfamare i suoi uomini o anche il modo di agire dei sacerdoti che in giorno di sabato offrono sacrifici senza mancare alla legge.
Ma in particolare Gesù vuol richiamare i suoi contemporanei come tutti noi, così proclivi al giudizio e alla condanna, a sentimenti di misericordia per gli altri, almeno nella misura in cui la invochiamo per noi. Ci aiuti il Signore a essere meno spietati verso i nostri simili che giudichiamo troppo frequentemente nella colpa. Gesù si dichiara padrone del sabato, ma anche della vita. Dinanzi alla morte nessuno di noi si può dichiarare coraggioso.
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Nemmeno il re Ezechìa che all’annunzio della imminente morte, si volge alla preghiera, ricordando la sua fedeltà alla legge del Signore. Il suo pianto è abbondante. Dio ha misericordia di lui e gli promette ancora la vita e la liberazione dai suoi nemici. Dio non solo è padrone del sabato, ma anche della vita.
Monaci Benedettini Silvestrini
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