Missionari della Via – Commento alle letture di venerdì 7 Aprile 2023

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Pace e bene, il venerdì santo vivremo la passione del Signore, occasione preziosa per soffermarci sul grande mistero del Suo amore per noi…

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Il venerdì santo è un giorno solenne, austero, nel quale siamo chiamati a  volgere frequentemente lo sguardo del cuore alla passione del Signore. Il  termine stesso “passione” evoca le due dimensioni fondamentali di ciò che  Gesù ha vissuto: passione come sofferenza e passione come amore  appassionato. Anzitutto passione come sofferenza, che nostro Signore ha  voluto attraversare e vivere, condividendo davvero tutto con noi, eccetto  il peccato.

Così, amando anche nella sofferenza, l’ha illuminata della sua  presenza, per farci scoprire che nemmeno lì Dio ci molla, anzi, proprio lì si rende ancor più incontrabile. Così facendo, soffrendo per amore, nella  fedeltà al Padre, Gesù ha trasformato l’umana sofferenza in categoria di  redenzione; alla luce della croce, l’umana e ingiusta sofferenza, specie  quella vissuta con Lui e offerta a Lui, fa misteriosamente “massa” con la  sua, giovando alla salvezza della persona e del mondo intero. È un mistero  grande, consolante, da contemplare in silenzio, magari davanti ad un  crocifisso. 

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Una sofferenza che Gesù non ha vissuto da supereroe, ma da figlio, unito  al Padre, vincendo il male con un amore più grande. Sofferenza che ha  vissuto fino all’ultimo respiro, per farci “vedere” il suo amore per noi. 

E qui abbiamo il secondo aspetto, il principale: passione come amore  appassionato, che non si arrende nemmeno di fronte al rifiuto dell’amato.  Gesù ha volontariamente abbracciato la sua passione, non perché felice di  soffrire, quasi che la sofferenza in se sia una cosa bella, ma felice di soffrire per noi, per me, per te. Il Figlio è stato mosso unicamente dall’amore:  dall’amore del Padre e per il Padre, e dall’amore per noi, per la nostra  salvezza. Sapeva che la passione era necessaria alla nostra salvezza: per  salvarci era necessario essere fedele sino alla fine, amarci sino in fondo.  Egli ha trasfigurato il sacrificio con l’amore, offrendosi per ciascuno di noi,  vincendo il male con un bene più grande, riempiendo d’amore l’umano  dolore. 

Questo ci incoraggia, e attingere alla sua grazia ci rafforza. Noi abbiamo  paura di soffrire, e fatichiamo tanto ad amare quando costa, a essere fedeli  quando umanamente “ci conviene poco”. Tendiamo al nostro, a noi stessi,  a difenderci, a salvaguardarci. Nostro Signore, donandosi a noi, infonde in noi per mezzo dello Spirito Santo il suo stesso amore perché, uniti a Lui,  possiamo “rompere le catene” dell’egoismo e amare. A noi perderci un po’  di vista, non vivendo come se fossimo l’ombelico del mondo.

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Smettiamola  di centellinare quello che gli altri fanno per noi, di brontolare alla minima  contrarietà, al primo contrattempo, o appena una cosa non ci gusta o non  ci garba appieno. Guardiamo al Signore, tanto buono con noi, tanto  generoso: impariamo da Lui e, uniti a Lui, doniamoci come Lui, per la  salvezza nostra e di tanti, a partire dalle piccole grandi cose di ogni giorno. 

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