Pace e bene,
alla luce del Vangelo della messa della notte e della messa dell’aurora, insieme ai pastori, contempliamo il mistero d’amore del Natale lasciandoci aiutare da tre “P”…
È Natale! Gioia grande per noi! Dio si è fatto uomo, affinché noi possiamo divenire Dio! Quale mirabile scambio! Quale amore, quale umiltà, quale povertà del nostro Dio che giunge a farsi bambino per amore nostro! In questa notte santa vogliamo soffermarci sull’umiltà e sulla povertà di Dio che si fa bambino. Gesù è l’umile per eccellenza. Egli che è Dio poteva solo scendere ed è quello che ha fatto, ha scelto l’ultimo posto, fino al punto da avere come reggia una stalla, come letto una mangiatoia, come vesti delle povere fasce!
«Egli si è fatto tanto piccolo da “annullarsi” addirittura per noi. L’umiltà di Gesù è l’umiltà che scende da Dio e che ha il suo modello supremo in Dio, non nell’uomo. Nella posizione in cui si trova, Dio non può “elevarsi”; nulla esiste sopra di lui. Se Dio esce da se stesso e fa qualcosa al di fuori della Trinità, questo non potrà essere che un abbassarsi e un farsi piccolo; non potrà essere, in altre parole, che umiltà»
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E ancora: «Dio è umiltà perché è amore. Di fronte alle creature umane, Dio si trova sprovvisto di ogni capacità non soltanto costrittiva, ma anche difensiva. Se gli esseri umani scelgono, come hanno fatto, di rifiutare il suo amore, egli non può intervenire di autorità per imporsi a loro. Non può fare altro che rispettare la libera scelta degli uomini. Si potrà rigettarlo, eliminarlo: egli non si difenderà, lascerà fare. O meglio, la sua maniera di difendersi e di difendere gli uomini contro il loro stesso annientamento, sarà quella di amare ancora e sempre, eternamente. L’amore crea per sua natura dipendenza e la dipendenza l’umiltà. Così è anche, misteriosamente, in Dio» (p. R. Cantalamessa).
E ancora: l’umiltà di Dio è quella ogni giorno di farsi cibo per noi! «Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori» (S. Francesco d’Assisi).
Gesù è anche il vero povero! Dio con la sua incarnazione in Cristo Gesù ha assunto tutte le nostre povertà! Si è fatto piccolo, bisognoso, debole, rifiutato da coloro che ne aspettavano la venuta; Egli è venuto nelle povertà più assoluta. Una strofa del famosissimo canto Tu scendi dalle stelle, così dice: «Caro eletto Pargoletto, quanto questa povertà più m’innamora poiché ti fece amor povero ancora».
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Quella notte, in quella grotta, vi fu una festa: la festa dell’amore. Fu l’amore per noi a rendere povero il Re del cielo che nasce «in una grotta al freddo e al gelo»; al Creatore del mondo «mancano panni e fuoco». Quanto ci commuove questa povertà di nostro Signore, sapendo che fu l’amore per noi che lo fece povero ancora. Sì, non esiste amore senza povertà. È Dio il più povero di tutti gli esseri, perché è ricco in amore e non in avere. Chi è ricco in amore non può che essere povero.
Dio è amore infinito e quindi Dio è un infinito di povertà, un infinito di altruismo e di dono, perché Egli stesso si fa dono! La povertà di Gesù è un’espressione del suo essere amore. E chi mai ci ha amato a tal punto?! E chi mai ci amerà a tal punto? «O carità che nessuno può comprendere! O amore al di sopra del quale non c’è amore maggiore: il mio Dio si è fatto carne per farmi Dio! Hai disfatto te per fare me.
Quando tu Gesù mi fai capire che sei nato per me, com’è pieno di gloria per me il capire un tale fatto!». Per questo penso che quella notte Giuseppe e Maria non abbiano manifestato nessuna contrarietà quando Dio li circondò di tale povertà. Il Bambino con il suo sguardo, con la sua tenerezza, con la sua presenza, li riempì di gioia e pace che quella bastò.
Quel Bambino a loro affidato era più di ogni altra cosa che loro potessero desiderare perché chi ha Dio ha tutto. Quella notte, in cui la gloria di Gesù si rivestì di povertà e di debolezza, lo fece solidale con tutte le forme di povertà dell’uomo. La povertà di Cristo non ci scandalizzi ma ci faccia innamorare! Perché anche noi possiamo amarci anche nelle nostre povertà!