Pace e bene, questa domenica lasciamoci mettere in discussione dalla parola del Signore, che ci chiama ad avere un atteggiamento da discepoli, di chi è disposto a lasciarsi continuamente insegnare ad amare da Gesù, per non correre il rischio di scambiare il bene con il male…
Il Vangelo di questa domenica ci presenta due opposizioni: quella di Gesù con i suoi parenti (all’inizio e alla fine) e l’aspro contrasto con gli scribi (al centro). Questi ultimi, addirittura, accusano Gesù di operare prodigi per mezzo del capo dei demoni. È assurdo: danno a Dio dell’indemoniato! Davanti a questo loro pregiudizio, a questa loro chiusura, Gesù pone loro una domanda: «come potrebbe andare avanti un regno diviso in sé stesso?»
Questo è un principio universale: quale relazione può esistere se si è “separati in casa”? Come può sussistere ed essere di esempio di unità e di amore un matrimonio, un’amicizia, una comunità religiosa, un presbiterio (= insieme dei sacerdoti di una diocesi) se si è divisi? Persino il diavolo non potrebbe fare niente se gli stessi demoni non fossero uniti nel desiderio di compiere il male, di essere il male! Per questo Gesù dice che Egli è il più forte.
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La liberazione dal male, grazie al suo intervento, è segno che è arrivato Colui che è più forte del male. Comprendiamo, dunque, che quella bestemmia contro lo Spirito Santo (di cui parla Gesù e che non sarà mai perdonata) è quell’indurimento estremo di cuore che porta a negare l’evidenza, a chiudersi ostinatamente e orgogliosamente alla verità, a chiamare male il bene. È certo che il Signore vorrebbe perdonare ogni peccato, ma non può perdonare ciò che l’uomo non vuole sia perdonato!
Ma poiché l’uomo non sempre deve dare la colpa al diavolo, ma a volte è diavolo a sé stesso, ecco che Gesù soffre anche l’incomprensione dei parenti che lo considerano addirittura fuori di sé! Gesù sta portando un nuovo modo di intendere e vivere le relazioni: non più la famiglia costituita solo da legami di sangue intesa come clan, come gruppo chiuso in sé stesso ma intesa come nuova famiglia nata nell’ascolto e dall’ascolto della Parola.
Gesù chiama a sé dei discepoli (uomini e donne) che condividono il suo stile e “infrange” alcuni codici culturali e religiosi dell’epoca. Per i parenti questo è troppo, è “fuori di sé”, e vanno a prenderlo. «La folla intanto gli stava seduta intorno. Gli dicono: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli, fuori, ti cercano». Madre e fratelli restano fuori: perché? La casa (in greco oikos) è immagine del luogo della comunità; è come se avessero difficoltà ad entrare e a farsi discepoli, vivendo una nuova relazione familiare.
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Colpisce che Marco sottolinei che tra essi c’era anche “sua madre”. Questo per noi è di grande insegnamento! Anche Maria ha compiuto il suo percorso di fede, anche lei ha faticato a comprendere Gesù; ma la sua grandezza è stata proprio nel suo essersi fatta sua discepola, nell’averlo seguito, ascoltando e praticando la sua Parola. E per chi è madre o padre, sa bene che ascoltare e seguire il figlio, rinunciando alla propria autorità su di lui, non è semplice…
Quante volte anche oggi il seguire Gesù comporta incomprensioni a livello familiare; quanti giovani chiamati alla vita consacrata faticano con i genitori che non ne capiscono la grandezza, quante persone che iniziano una conversione sono incomprese e sbeffeggiate… che il Signore dia loro la grazia di perseverare. E a quanti sono loro accanto, di poter aprire occhi e cuore.
E infine, nella sua risposta Gesù dice: «Ecco mia madre e i miei fratelli: sono coloro che fanno volontà del Padre». Gesù qui ci mostra una nuova famiglia: quella della Chiesa, dei discepoli, che hanno un solo Padre, Dio, e un solo scopo: compiere la sua volontà.
I legami familiari non sono esclusi, ma risignificati. Gesù sposta e allarga la famiglia da un piano naturale a un piano soprannaturale. Che bello sarebbe riscoprire l’appartenenza a questa grande famiglia, lavorando per formare comunità cristiane! Chiediamo al Signore che ci aiuti ad essere e vivere come suoi veri familiari, portando nel mondo “lo stile alternativo” dei figli di Dio, la cui legge è l’amore.