Pace e bene, questa IV domenica preghiamo per le vocazioni, e chiediamo di essere noi per primi sempre più docili al bel Pastore, certi che nelle sue mani la nostra vita è al sicuro…
Il commento alle letture di domenica 8 maggio 2022 a cura dei Missionari della Via.
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Gesù parla con i Giudei e dice loro che elementi fondamentali per seguirlo sono l’umiltà, la docilità, la capacità di ascoltare. Il Vangelo di oggi è breve e denso. Le mie pecore ascoltano la mia voce io le conosco ed esse mi seguono. Innanzitutto Gesù ci dice che le sue pecore ascoltano la sua voce. Allora già ci domandiamo se siamo simili a pecore o a capri! Sapete, il capro ha più difficoltà ad ascoltare, è più riottoso, selvaggio, al contrario della pecora che è consapevole che per vivere ha bisogno del pastore, le pecore da sole non trovano l’acqua, il pascolo, per vivere bene devono ascoltare la voce del pastore.
Ma noi abbiamo capito che da soli non possiamo fare nulla? Abbiamo capito che da soli non ci diamo la vera felicità? Perché fino a quando non c’è questa consapevolezza cercheremo sempre di arrabattarci con le nostre sole forze e con le nostre misere cose! In questo Vangelo Gesù ci dice che Egli, buon pastore, guida con la sua voce e cammina davanti. Normalmente i pastori stanno dietro alle pecore, qui cammina davanti, non usa cani, bastone per costringere, è un rapporto di libertà: posso seguirlo, come posso non seguirlo.
Come seguirlo? Ora, se questo Pastore è Gesù-Dio che cammina avanti, è chiaro che non lo possiamo vedere, ma di sicuro possiamo ascoltarne la voce. La Scrittura ci dice che la fede nasce dall’ascolto. La visione è esterna a noi, ma le parole entrano in noi. Pensiamo alla Vergine Maria che crede alla Parola che l’angelo gli annuncia, Ella dice il suo sì e custodisce quella parola nel suo cuore. Occorre anche aver chiaro che in ebraico il verbo “ascoltare” non significa solo sentire ma obbedire. Un vero ascolto implica, dunque, una apertura totale alla parola che Gesù mi dice: non solo ascoltare, ma anche obbedire. Questa per noi è una duplice difficoltà. Infatti, non solo spesso non vogliamo obbedire, ma siamo spesso incapaci anche solo di saper ascoltare! Non riusciamo ad ascoltare veramente l’altro che mi parla e che io vedo, figuriamoci Dio che non vedo! «Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello, ben presto non saprà neppure più ascoltare Dio. Anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare» (Dietrich Bonhoeffer).
«Io le conosco ed esse mi seguono». Gesù ci dice che ci conosce e se noi impariamo a stare con Lui, ad ascoltarlo, anche noi inizieremo a conoscerlo! Conoscere è il verbo greco dell’intimità. Conoscerlo, non un dato intellettuale, ma esperienziale, essere conosciuti da Cristo è avere un’esperienza intima con Lui. Noi possiamo leggere tutto su di Lui, compresa la Scrittura, ma non conoscerlo! Ma se noi lo abbiamo veramente ascoltato, se noi abbiamo fatto esperienza di Lui, non solo sui libri, allora ci fideremo di Lui, faremo quello che Lui ci dice di fare, perché avremo conosciuto la sua tenerezza, la sua misericordia, il suo amore.
«Ricordatevi di Dio… Rimanetegli vicini e obbedienti nei giorni della prosperità. Potrete contare sulla sua parola nei giorni difficili, poiché la preghiera vi renderà sicuri della sua presenza costante. Rimanete incessantemente dinanzi al suo volto, pensatelo, ricordatelo nel vostro cuore. Altrimenti, se lo incontrate appena di tanto in tanto, rischiate di perdere la vostra intimità con lui. La familiarità tra gli uomini avviene mediante la presenza fisica. La familiarità con Dio consiste nella meditazione e nell’abbandono in lui durante la preghiera. Chi vuol vedere il Signore, purifichi il suo cuore col ricordo continuo di Dio. Arriverà a contemplarlo ogni istante e dentro di sé sarà tutto luce» (Isacco di Ninive). Occorre allora che non dimentichiamo il nostro incontro con Lui (se c’è stato!), quando siamo stati visitati, se noi lo teniamo stretto, entra in noi la vita eterna, cosicché anche le nostre povertà non ci fanno scoraggiare o disperare. Noi, infatti, sentiamo la nostra vita in pericolo, sempre un po’ di ansia, ma conoscere Cristo è conoscere il Padre e noi dobbiamo misurare le cose che ci fanno paura, non con le sole nostre forze, ma con l’amore del Padre per noi. Io sono tenuto nel palmo della Sua mano e nessuno e nessuna cosa mi può rapire da Lui!
In questa domenica, in cui festeggiamo la Beata Vergine Maria di Pompei, vogliamo affidarci a lei facendo nostre le parole di S. Teresina di Lisieux:
«Chiedere alla Madonna non è lo stesso che chiedere al buon Dio. Lei sa bene ciò che deve farne dei miei desideri se è utile dirli oppure no…Tocca a lei valutare le cose per non forzare il buon Dio ad esaudirmi, per lasciargli fare in tutto la sua volontà». «In cielo, prima di esaudire tutti quelli che mi invocheranno – diceva la piccola Teresa – comincerò col guardare bene negli occhi di Dio per vedere se non chiedo una cosa contraria alla sua volontà» (S. Teresina di Lisieux).
Preghiamo la Parola
Signore, aiutami ad essere docile alla tua Parola, l’unica che mi dà salvezza!
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
La mia preghiera è ascolto? Prego per capire ciò che Dio vuol da me? Mi ritaglio, ogni giorno, del tempo per meditare sul Vangelo?
CARITA’: Testimonianza di vita
Sono portatore di speranza, consapevole che Dio è più grande di tutto?
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