Missionari della Via – Commento alle letture di domenica 7 Maggio 2023

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Pace e bene, questa domenica riscopriamo Gesù come via e verità e vita, senso e pienezza della nostra vita…

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Ci avviciniamo al giorno dell’Ascensione ed ecco le bellissime parole del  primo discorso di addio di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni (14,1- 31). Gesù ha appena dichiarato la sua prossima dipartita. I discepoli  sono profondamente scossi e turbati. Gesù, con un linguaggio  affettuoso, li rassicura, invitandoli a non lasciarsi turbare il cuore,  rimanendo saldi in Lui nella fede. È la fede l’antidoto più grande alle  nostre paure. La fede, infatti, non è sapere che Dio c’è, ma l’appoggiarsi  a Lui, l’essere in relazione con Lui.

Davanti alle nostre paure più radicali,  come la paura della morte, di non farcela, di aver fallito, di non potersi  salvare… è la fede il vero e solo rimedio. È l’avere un cuore unito a Dio,  poggiato su Dio, innestato in Dio. Ecco perché il salmista prega così  dicendo: «anche se camminassi in una valle oscura non temo alcun male  perché tu sei con me Signore» (Sal 23,4). 

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E perché invita a non turbarsi? Perché va e torna; con la sua morte va a  preparare un posto, ovvero va a “fare spazio” in Dio per ciascuno di noi.  Detto in altri termini, ci spalanca le porte del cielo perché, un giorno,  possiamo essere con Lui, dove Egli è (=presso il Padre). Ma non solo alla  fine della vita! Già adesso infatti possiamo essere uniti a Lui. Già ora  possiamo vivere su questa terra con il cuore nel cielo, ovvero unito a  Dio. I verbi infatti non sono al futuro (verrò di nuovo), ma al presente  (vengo di nuovo). Abbiamo qui l’allusione non solo al ritorno di Gesù  nella parusia alla fine dei tempi, ma al suo ritorno tra noi già avvenuto  con la sua risurrezione. Già ora possiamo vivere uniti a Lui e, in Lui,  essere “nel Padre”. 

Ma tutto questo non è semplice da capire. Perciò ad un certo punto  Tommaso taglia corto e chiede di sapere di quale “luogo” e “via” Gesù  stia parlando. Mentre Gesù parla di una relazione da mantenere,  Tommaso pensa ad un itinerario da sapere e percorrere  autonomamente. Della serie: dammi le istruzioni così le seguo e arrivo.  Gesù, a questo punto, si proclama via, verità e vita, dicendo: «nessuno  viene al Padre se non per mezzo di me». Su questo versetto sono stati  versati fiumi di inchiostro. A noi basti cogliere una cosa: ciò che conta è  la relazione con Gesù e la sua sequela. Tutto questo è condensato  nell’immagine della “via”, che allude appunto a una relazione che avanza nel tempo, a un camminare insieme che diventa comunione di  vita. È Gesù che man mano ci conduce al Padre, a conoscere il Padre, in  una crescente intimità con il Padre.  

E come? Filippo, che sta capendo ben poco, chiede a Gesù che gli mostri  il Padre. La risposta di Gesù ci fa comprendere che solo attraverso le  parole e le opere di Gesù noi possiamo “vedere e sentire” il Padre. Cioè,  noi conosciamo veramente Dio e possiamo vivere una relazione piena  e profonda con Lui solo attraverso la carne di Gesù. E come ogni  relazione, cresce se la si coltiva, se la si approfondisce. E questa  relazione conduce man mano a una conformità, a una unione così  profonda che porta a compiere le stesse opere di Cristo, ovvero a vivere  per il Padre, amando gli altri come Gesù ci ha amati. 

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Forse a qualcuno potrebbe sembrare “poco concreto”. Ma è proprio lo  spirito delle parole di Gesù che mira a condurci ad un’adesione alla sua  Persona, liberandoci da quella pretesa di possesso autoreferenziale che  ci staccherebbe da Dio e ci isolerebbe dalla comunità. In realtà, è  dunque molto concreto, al punto che lo si comprende e lo si sperimenta  solo se si vive tutto ciò.

La fatica dei discepoli era proprio quella del  “capire”, pensando che bastasse mettersi in tasca alcune nozioni e  qualche visione per essere a posto. Gesù invece chiama a una relazione  con Lui che avanza nel tempo. Questa relazione intima e profonda,  alimentata per mezzo della preghiera, dei sacramenti e della vita  comunitaria, condurrà a sperimentare sempre più l’opera di Dio nella  nostra vita e a essere strumenti di quest’opera d’amore nel mondo.  L’augurio è che ciascuno di noi possa esserlo in tutta la bellezza per cui  Dio lo ha sognato. 

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