Pace e bene, questa domenica riscopriamo qualcosa dello “stile di Dio” e della grazia del nostro battesimo, che ci ha resi figli nel figlio, figli amati da sempre e per sempre!
Eccoci nella festa del battesimo del Signore. A noi questo episodio potrebbe sembrare semplice, invece è mirabile, “scandaloso”: ci presenta il mistero profondo di Dio e, in modo molto concentrato, abbiamo già tutto il Vangelo! Da una parte ci viene presentata l’umanità di Gesù che rivela chi è Dio, la sua solidarietà con noi, il suo farsi carico del nostro male per liberarci, il suo portare lo Spirito di Dio sulla terra, la vita nuova, che “prende dimora” in chi lo accoglie.
Dall’altra parte, Dio Padre ci rivela chi è Gesù: il Figlio amato nel quale ha posto il suo compiacimento. Gesù è il Figlio, uno con il Padre, della sua stessa natura divina, vero Dio e vero uomo. Lo Spirito Santo unisce i due, in un mistero profondo d’amore. Ecco dunque Padre e Figlio e Spirito Santo, un “accenno” al mistero della SS. Trinità che Gesù man mano ci rivelerà.
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Ora, che immagine di Dio emerge da questo testo? Pensiamo un po’: Dio nessuno lo ha mai visto; patriarchi e profeti hanno udito la sua Parola. In quei giorni venne in mezzo a noi: Dio in Gesù si fa uomo, un uomo qualsiasi, che non nasce nel centro della religiosità (Gerusalemme) o in una famiglia sacerdotale ma viene da una città periferica e semipagana della Galilea (Nazareth) e nasce in una famiglia semplice.
Fa il falegname, un lavoro a commissione tipico di chi, al suo tempo, non aveva una terra propria: e se alla terra era legata la “benedizione di Dio”, vuol dire che secondo la mentalità del tempo, Gesù era uno fuori da questa benedizione, con un lavoro non sicuro! Così si presenta Dio: un uomo qualunque, di periferia, “senza terra”, che per trent’anni vive una vita semplice, “di paese”, nascosta, fatta di preghiera, lavoro, famiglia, affetti. Egli santifica così il nostro quotidiano, ricordandoci che anche la cosa più semplice, fatta con amore e per amore di Dio, acquisisce un valore immenso!
Ad un tratto, l’austero profeta Giovanni il Battista, inizia ad annunciare: sta per arrivare il più forte, che vi battezza (cioè vi immerge) nello Spirito Santo. Sta per arrivare il Messia atteso! La gente si aspettava un personaggio potente, glorioso, un dominatore… e invece, ecco uno che si mette in fila coi peccatori, umile, mite, che si fa solidale con noi, nella nostra condizione di umana miseria. Lui, che è assolutamente senza peccato, si fa battezzare. Si mette tra quelli che si riconoscevano bisognosi di perdono, desiderosi di cambiare vita. Il Battesimo di Giovanni, che ancora non donava lo Spirito Santo, era segno di questa volontà di cambiamento, predisponendosi alla grazia veniente.
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Gesù si assoggetta al battesimo di Giovanni anzitutto per dare a noi un esempio di obbedienza alla Legge di Dio, di umiltà e per farci comprendere che tutti noi abbiamo estremo bisogno di purificazione. Egli è stato come un papà o una mamma che, per invogliare il figlioletto a mangiare, mangia per primo. E poi, così facendo, Gesù ci offre una coordinata preziosa: ci ricorda che è proprio lì che lo incontriamo. Non nell’autosufficienza, non nell’arroganza presuntuosa, non nell’ostinazione di dovercela fare da soli, o nella pretesa di autoassolverci, ma nell’umile riconoscimento del nostro peccato, del nostro bisogno.
Dio entra se lo si lascia entrata, e la porta d’ingresso preferenziale si chiama: umiltà! Gesù va sottacqua e ne riemerge: l’acqua in questo caso è simbolo della morte. Cioè: c’è un amore più forte della morte: è l’amore di Dio! Gesù anticipa il mistero della sua passione-morte risurrezione: Egli scenderà nella morte, per vincerla, risorgere e donarci la vita eterna, lo Spirito Santo! Esistenzialmente, Gesù va a fondo nella nostra realtà umana: si fa solidale con noi, anche là dove noi non siamo più solidali con noi; in genere io col mio limite, col mio peccato non ci voglio stare, mi dà fastidio, non lo vorrei ammettere. E lui invece è solidale anche con quello: mi ama fin lì, scende nelle mie zone buie per tirarmi su.
Mi ama sempre, anche quando io “mi faccio schifo” e mi offre il suo perdono. E lo fa per salvarmi, per liberarmi dal male, da quel peccato che mi rende schiavo, incapace di amare, di donarmi, dal quale spesso fuggo. È il suo amore potente che mi libera. È il suo perdono che mi ricrea. È la sua misericordia che mi dà pace. È il lasciarmi amare dove non mi accetto, dove non sono all’altezza che mi trasforma e mi rende capace di amare gli altri, di non guardarli “dall’alto verso il basso” ma come fratelli, come sorelle.
Sì, è il suo amore che mi aiuta a “scendere” per mettermi a loro servizio, perché ciascuno sia. E se è vero che nessuno può dare ciò che non ha, possiamo essere certi che se la nostra anima sarà piena del suo amore, attinto specialmente nella preghiera e nei sacramenti, avremo tanto, ma davvero tanto da poter donare! Riscopriamo oggi la festa del Battesimo del Signore, e con essa, il nostro Battesimo, dono prezioso e grande, inizio di una vita nuova, della presenza dello Spirito di Dio nella nostra vita e nel nostro cuore!