Missionari della Via – Commento alle letture di domenica 5 Marzo 2023

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Pace e bene
questa domenica contempliamo la trasfigurazione, ricordando che non siamo soli nel buio delle nostre notti…

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Il vangelo di oggi ci annuncia una trasfigurazione: Dio che si rivela nel  suo fulgore a Pietro, Giacomo e Giovanni. Insieme a Gesù, appaiono  sul monte anche Elia e Mosè: possiamo dire che l’Antico Testamento e  il Nuovo si sposano nel compimento che Cristo sancisce. La gioia che  i discepoli sperimentano è così grande che cominciano a pensare di  non voler lasciare quella pace e quella bellezza. Infatti, riconoscono  che non è solo buono stare con Gesù ma è bello. In italiano è un  termine molto estetico; ci dice che Dio permea la concretezza. Egli si  rivela non solo come buono per noi ma anche bello. Annunciare  questa bellezza è importante.

Dio è concreto, e l’incarnazione ci dice  proprio questa concretezza: Dio non sta lontano, relegato nell’astratto  ma abita la nostra storia, così che possiamo farne esperienza. È questa  bellissima concretezza di Dio di cui abbiamo bisogno, e che dobbiamo  testimoniare: un Dio bello e non solo una buona morale. Questo vuole  dire che Egli ti conosce, puoi sentirlo vicino, abita la realtà, dona alla  tua vita il riflesso della sua bellezza che permea anche la moralità.  

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Ma da dove iniziare questo annuncio di bellezza? Possiamo imparare  dalle bellissime parole che la voce del cielo proclama, che invita  all’ascolto di Gesù. Annunciare la parola di Gesù e viverla è la porta  per la luce. Proporre una visione cristiana della vita significa illuminare  l’esistenza, proporre il vivere da Dio. Soprattutto in un mondo in cui si  tenta di screditare Dio come l’inesistente, o al massimo come Colui  che viene a privarti di libertà e felicità, l’annuncio cristiano non è il  moralistico: “devi fare questo… non devi fare l’altro, altrimenti il Dio  del cielo con la sua voce tuonerà e ti annuncerà una punizione”!, ma è  proprio il contrario: Egli vuole portarti luce, bellezza, e riempire la tua  vita di gioia, facendoti maturare nella responsabilità. Perciò l’ascolto  chiede l’immergersi nella pratica di ciò che Gesù ci annunzia; questa è  la fonte primaria, la porta per partecipare alla trasfigurazione.  

Spesso questa luce di Dio, come nel caso dei discepoli, diventa  abbagliante; per alcuni è accecante pensare di far entrare troppa luce  che metta in risalto anche le loro debolezze e brutture, eppure Gesù,  come dice ai discepoli dice anche a noi: «Alzati e non temere». Cioè,  mettiti all’opera, fai vivere questa luce di Dio e non aver paura di  sentirti fragile, di esporti luminoso davanti agli altri. Gesù sarà con te,  come Colui che rimane sempre. Se la tua vita valesse solo perché riesci  a fare quello che fanno tutti sarebbe poca cosa. Ripeti al tuo cuore:  “Gesù rimane con me, non devo aver paura delle sua luce, di mostrarmi  sotto la sua luce”.

È proprio la Sua luce che ti aiuterà nei momenti di  dolore. Perciò possiamo dire che la trasfigurazione è legata alla  passione e resurrezione di Gesù. Benedetto XVI diceva che: «la verifica  della trasfigurazione è, paradossalmente, l’agonia nel Getsemani (cfr  Lc 22,39-46)». Sì, la trasfigurazione rappresenta quell’evento di luce  che possiamo vivere anche noi e che trasforma la nostra vita in  preghiera, anche nella sofferenza, anche attraverso le nostre ferite. Far  entrare la luce di Cristo significa diventare noi preghiera, infatti,  continua Benedetto XVI: «la preghiera non è un accessorio,  un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti,  cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna,  che è Dio stesso».

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