Missionari della Via – Commento alle letture di domenica 4 Settembre 2022

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Pace e bene! Questa domenica lasciamoci ridestare dal rischio di vivere un cristianesimo “all’acqua di rose”, riscoprendo la radicale bellezza che comporta il seguire Gesù…

Il Vangelo di questa domenica ci presenta gli aspetti fondamentali, le  esigenze di una sequela. Non si può essere discepoli di Gesù se si  amano più il proprio padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle  e perfino la propria vita… Non si può essere discepoli di Gesù se uno  non rinuncia a tutti i suoi averi.

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«In questa dichiarazione ritroviamo una  componente caratteristica della predicazione e delle scelte di Gesù: la  sua è una chiamata che esige un impegno forte, un distacco da tante  abitudini, un orientamento radicale verso di Lui e il regno di Dio. Per  esprimere questa esigenza egli non esita a ricorrere al paradosso: “Chi  ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo,  la conserverà per la vita eterna”» (Gv 12,25). E i discepoli impareranno  che talora questa non è solo un’espressione intensa di stile orientale,  ma è anche una verità che si attua con la testimonianza del martirio» (G. Ravasi).  

Ecco, Gesù parla di tutti i possessi, affetti, progetti, beni, che ci possono  rendere schiavi, che ci rendono incapaci a seguirlo in modo leggero e  radicale. E noi ci possiamo domandare: quali sono i nostri possessi, quelle  cose che abbiamo messo al primo posto, ritenendole ancora più  importanti di Gesù? Cosa abbiamo paura di perdere, di lasciare per Gesù?  S. Agostino ci ricorda che «ci sono tempi luoghi e cose che debbono  essere subordinati ad altre faccende ad altri tempi ad altri luoghi…  stabilite delle gradazioni e date a ciascuno ciò che gli è dovuto non  ponete le cose superiori sotto le inferiori». 

Gesù aggiunge: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro  a me, non può essere mio discepolo». Quando si parla di croce quasi  tutti fanno gli scongiuri, si cerca di non incrociare le braccia e le mani  quando ci si porge il segno perché, si dice, porti sfortuna, dimenticando  che il Signore Gesù ci ha salvato per mezzo della croce, altro che  sfortuna e segno di sventura! 

Quando ci parla di croce da portare in tanti pensano che Dio si diverta  a scagliare croci dall’alto. È bene ricordare che Dio non manda croci, ma  sono le normali difficoltà, fragilità della vita che ognuno di noi, chi in un modo chi in un altro attraversa e affronta. Ognuno di noi ha una  missione da compiere e ogni missione presenta delle difficoltà, delle  sofferenze da saper accogliere e offrire. S. Paolo ci ricorda che è  necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno dei  cieli, le ha attraversato Gesù e noi le vorremmo evitare! Che cristiani mai  saremmo?

VERITA’: Vita interiore e sacramenti

Posso dire di aver messo il Signore al primo posto nella mia vita?

CARITA’: Testimonianza di vita

Porto con pazienza la croce anche quando costa?
Cerco di dare buona testimonianza nelle occasioni di ogni giorno?

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