Gioia mia, Cristo è risorto!
E’ veramente risorto, alleluja!
Alleluia il Signore è Risorto. La sfolgorante luce della risurrezione, dona luce ad ogni vita, ad ogni storia, ad ogni persona. La risurrezione di Cristo, infatti, è la chiave di lettura per leggere la splendida avventura della nostra vita. Certo la scena oggi raccontata nel Vangelo ci lascia un po’ di amaro in bocca, perché non contempliamo il Signore Risorto ma un sepolcro vuoto.
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I primi versetti ci presentano Maria di Magdala che corre al sepolcro di mattina mentre era ancora buio. È importante la sottolineatura delle ore in cui la donna si reca al sepolcro. È ancora buio, anche se per poco, ma è ancora buio: è il buio del dolore di Maria, è il buio della sua tristezza, ed è anche il nostro buio quando le cose non sono andate come avevamo sperato, quando non comprendiamo certe cose della vita, quando la tristezza ci assale. Maria ci insegna che non si smette mai di sperare, lei non smette di correre, mossa dall’amore e dalla pietà per il suo Gesù. Le basta, nel suo amore, ungere il corpo morto di Gesù e non sa che sta per fare esperienza della vita.
Giunta al sepolcro Maria pensa di dover affrontare un problema: tra lei e il suo Gesù vi è una pietra, almeno lei così pensa inizialmente, ma in verità trova il primo problema già risolto: lei non trova una pietra, ma una porta aperta! Quante pietre anche nella nostra vita! Quanto grande è la pietra che ha chiuso la porta del nostro cuore, quanto grande è il peso che a volte portiamo! Pensiamo di non poter fare nulla su certe cose, e in effetti è così, ma ciò che non appartiene all’uomo appartiene a Dio: solo Lui può togliere certe pietre dalla nostra vita. Noi dobbiamo accettare il nostro limite creaturale, dobbiamo accettare che chi toglie la pietra non siamo noi, ma il buon Dio.
Maria guarda un sepolcro vuoto e con un pensiero negativo corre dai discepoli: hanno portato via il corpo del Signore, lo hanno rubato! Questo ci dice ancora che anche noi, nella nostra vita, possiamo andare avanti a cercare colpevoli, a pensare complotti contro di noi, continuare a parlare di cose che non cambiano. Anche noi possiamo fraintendere, leggere male il bene, o tendere a vedere sempre il negativo.
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All’annuncio di Maria, Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, sta scritto che entrò per primo al sepolcro, vide l’ordine, vide il sudario piegato a parte, vide le bende del corpo, ma non sta scritto che vide e credette, come poco dopo accadde a Giovanni. I segni delle bende parlano di cose ordinate, di segni di vita, ciò di cui parliamo indica la vita, le bende che avvolgevano un corpo morto sono state lasciate, gli strumenti per la morte possono essere abbandonati.
Questo Vangelo si conclude con il ricordo della profezia fatta da Gesù della sua morte e risurrezione, non vi è narrato l’incontro con il Signore Risorto. Questo ci dice che la risurrezione è un evento, un qualcosa che avviene nel nostro cuore, che non basta credere alla Pasqua, ma occorre fare esperienza della Pasqua. Aprendoci al Risorto, i luoghi di sofferenza e di morte diventano luoghi di vita nuova.
Anche per noi vi è una Pasqua da vivere: non siamo chiamati a rimanere al sepolcro a girare su noi stessi. Noi siamo chiamati, nel Signore, a compiere questa Pasqua, questo salto nella nostra vita: passare dalla colpa al perdono, dalla morte alla vita, dalla solitudine alla tenerezza del Padre e annunciare tutto ciò al mondo intero.
«Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! È veramente risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri… Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buona Notizia: Gesù è risorto, c’è la speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericordia! Sempre vince la misericordia di Dio!» (papa Francesco).
Alleluia il Signore è Risorto!