Pace e bene questa domenica lasciamoci prendere per mano dalla santa famiglia, mettendoci alla sua scuola affinchè anche le nostre famiglie possano essere culle di vita e di pace.
In questo giorno in cui celebriamo la festa della Santa Famiglia, il Vangelo ci parla della presentazione di Gesù al Tempio. Cerchiamo di coglierne due aspetti.
Il primo è l’oracolo dell’anziano Simeone che presenta un duplice aspetto: uno riguarda il popolo e uno Maria. Simeone preannuncia che Gesù sarà rifiutato dal popolo d’Israele: Egli sarà segno di contraddizione per tutti. Di fronte alla verità non ci sono possibilità: o con o contro. A Maria dice: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima».
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La spada è uno dei simboli più frequenti nella Sacra Scrittura per indicare la Parola di Dio (cf Eb 4,12). Anche nel caso di Maria, la Spada è la Parola, cioè l’insegnamento e la vita di Gesù. Nemmeno a lei è riservata la fatica del seguire il Figlio, del credere, dello sperare, del soffrire sotto la croce. Essere cristiani è una cosa seria non è acqua zuccherata! Dio propone il massimo ma chiede anche il massimo. Anche noi siamo chiamati a subire l’opera della spada e non solo nell’accettare le inevitabili sofferenze della vita, ma anche nel fare scelte coerenti alla vita cristiana.
Qui non si tratta di non avere debolezze, perché le abbiamo tutti, ma di non vivere da ipocriti, di non apparire per quello che non siamo, di non far convivere menzogna e verità. Insomma, «La Parola di Dio che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; che penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla che scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12), ci chiede di operare delle scelte, di tagliare ciò che non va nella nostra vita. Certo, questo all’inizio provoca un certo dolore, ma questo dolore non è per la morte ma per la vita! Per questo ci fa bene chiederci cosa oggi ci chiede il Signore di tagliare.
Il secondo aspetto, che non viene certo dopo in ordine di importanza, è che «Dio ha voluto nascere in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre, come noi. Lui poteva venire spettacolarmente, o come un guerriero, un imperatore… No, no: viene come un figlio di famiglia, in una famiglia…
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Quella di Nazaret non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale, per questo ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia… fare posto a Gesù che viene, accogliere Gesù nella famiglia, nella persona dei figli, del marito, della moglie, dei nonni… Gesù è lì. Accoglierlo lì, perché cresca spiritualmente in quella famiglia» (papa Francesco).
Che bello se iniziassimo ad accoglierlo sempre più nelle nostre famiglie, a partire da piccoli gesti di aiuto, di attenzione, di parole gentili, di perdono, come ci consiglia papa Francesco: «Ricordiamo le tre parole-chiave per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia».
Dunque cari genitori «ricordate sempre che il vostro esempio, nella rettitudine del pensiero e dell’azione, arricchito dalla preghiera comune e da una vita vissuta nella fede vale una lezione di vita… è così che portate la pace nelle pareti domestiche» (cf Papa Francesco), «è così che la vostra famiglia diventa per i vostri figli la prima scuola di pace [e di amore]» (S. Giovanni Paolo II).