Pace e bene, questa domenica lasciamoci liberare il cuore dalla smania dei primi posti e dalla ricerca del tornaconto, per essere più liberi di amare…
Gesù ci consegna un insegnamento prezioso a noi come singoli e come comunità. Chiaramente non si tratta solo di una regola di galateo o di buona educazione, né tantomeno un invito a “fare i modesti”, peggio ancora i “falsi modesti”, che si mettono dietro nella speranza che qualcuno li noti e li faccia venire avanti… Il punto è più profondo: la logica di Dio è la logica di chi non considera i primi posti migliori, di chi guarda al cuore e privilegia il cuore umile.
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Accogliere il Signore vuol dire poter essere liberati da quella micidiale logica mondana che ti porta a cercare il valore nel posto che occupi. L’umile è chi ha giusta percezione di se davanti a Dio e si lascia dire a dare da Dio il suo valore, senza cercarlo in cariche, primi posti, beni… Questo “orgoglioso tarlo” non si sradica da se, ma chiede di essere identificato e “trattato” con decisi colpi di umiltà e umiliazioni (a queste ci pensa la vita stessa, basta saperle cogliere e accettare). Essere liberi dalla ricerca spasmodica dei primi posti significa in fondo essere veramente liberi, liberi di lasciar crescere altri, di dare spazio agli altri. Sarà poi Dio a dare a ciascuno il suo posto.
Quindi Gesù si rivolge al padrone di casa, invitandolo ad offrire un banchetto per i poveri, per chi non ha da ricambiare: chiama i poveri al posto dei tuoi pari e avrai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti! C’è qui un invito concreto per noi credenti ad uscire dalla cerchia del dare avere per aprire gli spazi del cuore all’amore disinteressato, allineandosi, anzi, comunicando quell’amore immenso, gratuito e disinteressato di Dio che per primi riceviamo. D’altronde: «La reciprocità basata sulla legge del do ut des, una reciprocità chiusa su se stessa, fondata su calcoli e non sulla gratuità, sulla controparte e non sul disinteresse; per cui, «che merito ne avrete?». È una reciprocità sterile dinanzi a Dio, con pericolo di insensibilità verso il mondo dei poveri. La novità portata da Gesù richiede una nuova relazione: l’amore che non calcola e che toglie l’ineguaglianza e la discriminazione fra gli uomini» (G. Rossé).
Si tratta, insomma, di “sintonizzarsi” sulle frequenze del suo amore!
Infine Gesù invita ad aprirsi concretamente ai bisognosi.
Il rischio di parlare dei poveri senza servire i poveri è sempre alle porte. Il rischio di discriminare i poveri favorendo “chi occupa i primi posti” è sempre in agguato. Con le sue parole, stimola noi discepoli a imitare il suo comportamento e ricorda al contempo ai ricchi che il buon uso della ricchezza sta nel condividerla con i bisognosi. Così ci si prepara un tesoro in cielo. Poiché i poveri non hanno da ricambiarti, il tuo amore si dimostra disinteressato, e sarà contraccambiato da Dio stesso nella «risurrezione dei giusti». Come si suol dire, chi vuol capire, capisca… e agisca!
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
Coltivo l’umiltà di cuore? Mi faccio prendere dalla ricerca di apprezzamenti e attenzioni?
CARITA’: Testimonianza di vita
Quanto è “gratuito” il mio amore?