Pace e bene, questa domenica lasciamo che il segno del risuscitamento di Lazzaro spalanchi i nostri cuori alla gioia del Vangelo, certi che in Cristo la morte è vinta e che nulla di ciò che abbiamo sofferto e offerto va perduto…
Il brano evangelico di oggi contiene tantissimi spunti meravigliosi; cogliamone alcuni. Tutto parte dall’amicizia tra Gesù e Lazzaro, Marta e Maria. Gesù voleva molto bene a questa famiglia e le sorelle mandano a chiedergli aiuto: Lazzaro sta per morire. Stranamente Gesù non si muove, sembra quasi disinteressarsene; rimane ancora due giorni nel luogo dove stava, fino a quando, finalmente, decide di andare dai suoi amici, proprio quando Lazzaro è già morto, come Egli stesso dice.
Per questo suo ritardo Gesù viene quasi rimproverato prima dai discepoli; poi, giunto a Betania, viene rimproverato, anche se non apertamente da alcuni dei Giudei lì presenti, amici di Lazzaro; infine, viene quasi rimproverato da Maria: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
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Ascoltando queste parole di Marta, potremmo essere tentati dal pensare: ma che amico è Gesù? Gli amici veri non si vedono forse nel bisogno?! Non sta forse anche scritto: «chi trova un amico, trova un tesoro»? Questo è già un piccolo motivo di riflessione. Quante volte ci arrabbiamo con Gesù perché sembra che non guardi la nostra sofferenza, perché non constatiamo la sua presenza. Marta, continuando, pur nel dolore e pur non comprendendo appieno, ci insegna subito la speranza: «ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Ecco, in certi momenti, occorre sperare oltre ogni speranza. Il “ritardo” di Gesù contiene l’inimmaginabile di Dio: solo così Egli può testimoniare la gloria di Dio! Se Gesù ha atteso c’è un motivo: sembra quasi abbia voluto creare questa situazione dove solo Lui poteva
intervenire! In tante situazioni della vita pensiamo di cavarcela benissimo da soli e di poter fare a meno dell’aiuto di Gesù, ma c’è un momento nella vita in cui ci rendiamo conto che ci sono cose che non sono umanamente risolvibili. Gesù aspetta perché noi possiamo sperimentare la nostra impotenza, così che Egli possa manifestare la sua potenza!
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Lazzaro è morto e Gesù, davanti a quel sepolcro, chiede di togliere la pietra, nonostante la perplessità di Marta e dei giudei presenti perché Lazzaro, morto da quattro giorni, mandava già cattivo odore. Ed è proprio lì che deve arrivare il Signore Gesù: «Egli tira Lazzaro fuori dal sepolcro, lo tira fuori dalla morte, dal cattivo odore perché non pensiamo che Dio voglia venire da noi quando siamo belli, ma quando facciamo cattivo odore, quando esce da noi il putridume, il nostro limite ciò che in noi è necrotizzato, irrisolto. Tante volte stiamo rintanati nelle nostre gabbie, schiavi del peccato, dietro maschere, questa pietra, infatti, è anche immagine di tante maschere che indossiamo per non apparire per quello che siamo veramente» (cf d. Fabio Rosini).
Malgrado possiamo apparire agli altri migliori di quello che in verità siamo, il Signore conosce in profondità il nostro cuore! Allora l’unica relazione vera con il Signore è quella di farci toccare, lavare quando siamo sporchi, farlo entrare nelle cose brutte della nostra vita, zone impresentabili. Anche noi, come Lazzaro, siamo chiamati a venire fuori, a mostrare tutto ciò che non va, perché è quando si viene amati fin lì che la nostra vita cambia. Davanti a ciò che compie il Signore, chiediamo la grazia di fidarci sempre di Lui e di avere il coraggio di mostrarci per quello che veramente siamo: figli bisognosi di amore e di misericordia!