Pace e bene,
è iniziato il tempo di Quaresima, un itinerario verso la libertà del cuore…Che il Signore ci aiuti a viverla in modo intenso e significativo
In questa prima domenica di Quaresima, affrontiamo con Gesù i 40 giorni nel deserto per giungere alla domenica di risurrezione. Il Vangelo ci dice come Gesù sia sospinto nel deserto per essere tentato dal diavolo. Comprendiamo innanzitutto come non è Gesù che tenta l’uomo al male ma il maligno. Il deserto è un tempo di trasformazione, di conversione. È il tempo che ci indica Gesù: «occorre andare nel deserto per entrare in questa logica. La logica della redenzione, dell’uomo che passa per questa tappa, il momento vuoto tra il bene e il male, tra la vita non redenta e redenta c’è un luogo che si chiama trasformazione; è un tempo di passaggio, non si sta nel deserto, non si vive nel deserto, ci si passa» (don Fabio Rosini).
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Noi ci domandiamo: perché Gesù perché deve andare nel deserto ad essere tentato da satana? Non è meglio sottrarsi davanti al male? Non è forse meglio fuggire quando la sconfitta è inevitabile? Certo, c’è un tempo per fuggire davanti al male ma prima o poi ci sono cose che vanno affrontate. Nella nostra vita ci sono ferite, paure che prima o poi vanno affrontate, per evitare che le nostre decisioni, le nostre scelte, siano mosse dalle ferite, dalle paure che abitano nel nostro cuore, per essere liberi e non influenzati dall’irrisolto che abita in noi, dai mostri, delle bestie che dimorano nel nostro cuore e che noi non sappiamo guardare.
Ma c’è un tempo, quando lo Spirito Santo ci dice di farlo, che bisogna entrare in questo combattimento. Dunque, perché Gesù è tentato, e perché noi dobbiamo essere tentati? Perché noi sappiamo se siamo liberi solo dopo essere stati tentati. Tentare, sia in latino, che in ebraico che in greco, vuol dire mettere alla prova, mettere in difficolta ma anche avere certezza. L’unica certezza è una certezza provata, che è stata messa sotto il peso della prova. S. Agostino dice che l’uomo conosce sé stesso solo dopo essere stato tentato.
Infatti, è scritto che dopo quei giorni di digiuno Gesù ebbe fame. Comprendiamo dunque come il diavolo, la tentazione, agisce particolarmente quando ci troviamo in un momento difficile, qui Gesù ha fame. Ad esempio: quando si vede se il cuore funziona bene? Sotto sforzo. Quando constatiamo se una amicizia è vera? In una situazione di conflitto. Quando si vede se un uomo è mite? Quando viene aggredito! Quando si vede se uno è generoso? Quando c’è da dare!
È nella difficoltà che si trova la propria verità. Ogni situazione, lavorativa, familiare, matrimoniale, vive il tempo della crisi, ma questo tempo, è anche il momento della verità, della maturità di ogni persona. «Come amava dire Antoine de Saint-Exupéry – in ogni deserto c’è un pozzo, in ogni amarezza c’è il germoglio di una risurrezione inaspettata. Ma occorre abitare il deserto per raccoglierne i profumi e gustarne gli aromi portati dal vento. Si sporcheranno i piedi, perché – a chi raccoglierà la sfida – capiterà di dover attraversare zone impervie, dubbi laceranti, sfide disumane: ma all’uscita vi è la risurrezione» (p. Ermes Ronchi).
Le tre tentazioni che affronta Gesù sono in fondo le nostre tentazioni. Gesù ci ha insegnato come vincerle, dandoci anche la grazia e la forza per superarle! Infatti le tre risposte alle rispettive tentazioni sono paradigma per il nostro modo di agire. Ad ogni tentazione Gesù risponde con la Parola. La Parola di Dio è la nostra forza; da deboli che siamo, se nutriti e fondati su di essa, possiamo diventare vincitori del maligno. In tal senso questo tempo quaresimale è tempo opportuno per riscoprire la forza della Parola di Dio nella nostra debole vita: davvero «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).