Pace e bene, questa domenica lasciamoci incoraggiare dal Signore affinché possiamo dare testimonianza con libertà di parola e di spirito, certi che i semi piantati nel cuori con le nostre parole (evangeliche) e i nostri gesti (d’amore), per grazia di Dio, potranno germogliare a tempo debito
«Non abbiate paura». Gesù ci rivolge questo incoraggiamento per ben tre volte nel Vangelo di questa domenica. Quante paure abbiamo! Certo, ci sono quelle positive che servono a salvaguardare la propria vita; ma ne abbiamo anche tante negative! Abbiamo paura di Dio, come ne ebbe Adamo che, dopo aver disobbedito, si nascose per paura del giudizio divino. Pensava che Dio lo stesso cercando per punirlo e non per rinnovargli il suo amore.
Quante volte pensiamo che Dio nostro Padre ci guardi come un giudice, subito pronto ad accusarci o a punirci al nostro primo errore. A volte si ha paura dei genitori: paura di deluderli, paura di non saper soddisfare le loro aspettative… Abbiamo paura del domani, dei fallimenti, di essere traditi, abbiamo paura della sofferenza… insomma siamo impastati di paure. Ci fa bene chiederci quali sono le nostre paure, per evitare che siano loro la sorgente infetta delle nostre azioni.
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Il Vangelo di oggi ci dice che possiamo anche correre il rischio di aver paura del giudizio delle persone, delle incomprensioni, al punto da non essere capaci di vivere una vita coerente con il credo che professiamo. Scendiamo a compromessi per non andare contro corrente rispetto ad una mentalità che non ha nulla a che fare con il cristianesimo.
Ora, non si tratta di non aver nessuna paura; lo sappiamo, siamo fragili, e ci potrà capitare anche di rinnegare il Signore (come per paura ha fatto persino san Pietro), ma di lasciarsi guardare dal Signore con tenerezza, di saper piangere come Pietro per non aver corrisposto, in un determinato momento, all’Amore con l’amore. Non dimentichiamolo mai: nei nostri momenti di paura, quando stiamo per affondare nelle difficoltà e sofferenze, il Signore ci tende sempre la mano, a noi tocca afferrargliela!
Anche i capelli del nostro capo sono contati, ciò vuol dire che la nostra storia, la nostra vita, quello che siamo non è sconosciuto a Cristo; niente di noi andrà perduto, quello che siamo ha il sapore di eternità. Perciò non scoraggiamoci e prendiamo esempio da tanti testimoni della fede, che nella paura hanno saputo guardare al cielo:
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«Una suora di origine argentina che vive in Siria e svolge lì il suo servizio racconta: “Una donna aveva quattro figli, qui ne abbiamo uno, un altro è morto tragicamente. Pensate che era all’ospedale, e lì venne colpito da un proiettile. Mentre la madre usciva dall’ospedale dov’era il figlio, un altro proiettile entrò dalla finestra. Quando la donna sentì lo schianto, tornò sui suoi passi e trovò suo figlio ridotto a brandelli. Questo ragazzo si chiamava Nahom. Lei lo piange in continuazione. Però lei dice che suo figlio era già preparato per il Cielo. Anch’io lo vedevo pronto per il Cielo. Lei mi racconta che anche quando era in casa col terrore che entrasse un proiettile, questo figlio le diceva, citando il Vangelo: «Non abbiate paura di coloro che possono uccidere il corpo, ma che non possono uccidere l’anima». Questa signora mi dice che se prima queste parole la tranquillizzavano, ora molto più. È morto per causa della guerra, ma ora vive in Cielo!».