Il commento alle letture di domenica 24 novembre 2019 a cura dei Missionari della Via.
Meditiamo la Parola
Qui sopra il video di un altro commento al Vangelo a cura di fra Umile.
Il filosofo Heidegger disse: “Veniamo dal nulla ed andiamo verso il nulla. E non c’è spiegazione di nulla né alcun senso per alcunché”. Noi siamo invece decisamente di un altro avviso! Non veniamo dal nulla né tantomeno andiamo verso il nulla. L’intero Universo ha un re: Dio, che in Gesù si è fatto uomo: il re è Gesù Cristo, Signore del tempo e della storia. La vita in ogni sua forma ha una origine e una meta: Cristo Signore. Oggi lo festeggiamo, lo celebriamo, lo proclamiamo con gioia. Eppure il testo del Vangelo sembrerebbe suggerire altro.
Vediamo Gesù crocifisso e deriso da tutti. Non era meglio mettere un altro testo? Ovviamente no. Sulla testa di Gesù leggiamo infatti: Costui è il re dei Giudei. Gesù è dunque re. Ma che tipo di re? È un re che rovescia le nostre logiche e le nostre aspettative umane. Noi siamo abituati a pensare ai re come ai signori, ai dominatori a cui tutti sono sottomessi; a delle persone quasi inarrivabili, abituate a farsi servire, a dettar legge dal trono. Noi, così inclini all’egocentrismo, a metterci in mostra, a voler apparire, ad avere potere, pensando a Gesù come re, pensando dunque a Dio come re, vorremmo che fosse in un certo senso la proiezione delle nostre attese: uno che domina dall’alto, che si impone, che schiaccia il nemico… e invece ecco la croce.
Ecco la croce come trono, le spine come corona, un mantello intriso di sangue come veste regale. Ecco Gesù in croce, l’uomo-Dio ridotto a uno straccio, insultato, percosso e trafitto; e fin lì questo re continua a fidarsi del Padre, ad amare e perdonare le sue creature, facendosi carico del loro peccato pur di salvarle. Chi è dunque il nostro re? Uno che dà la vita, uno che dà fino in fondo la vita degli altri, uno che fino alla fine non cerca il proprio interesse ma sempre e solo la volontà del Padre e il bene degli altri. Il nostro re ci mostra la strada del cielo, cosa significhi amare, cosa comporti amare; e amando anche nel dolore, trasforma persino la sofferenza in luogo di salvezza.
Alla fine dell’anno liturgico contempliamo il nostro re che ci spalanca le porte del cielo e ci mostra la via, perché seguendolo possiamo giungervi anche noi. Dal trono della croce, Gesù attrae tutti a sé; da questo patibolo egli regna, e ci mostra cosa significhi davvero regnare: sapersi fidare fino in fondo di Dio, donarsi fino alla fine, servendo nelle piccole come nelle grandi cose. Grazie o Dio, nostro re, che ci mostri che servire è regnare e davvero grande è chi più sa amare!
CRISTO RE (San Josè Maria Escrivà)
Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto così anche il palpito più nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo più insignificante e la parola più banale, perfino la sensazione più elementare, tutto potrà tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re.
Se vogliamo che Cristo regni, dobbiamo essere coerenti: donargli per prima cosa il cuore. Altrimenti, parlare del regno di Cristo sarebbe suono vano, senza sostanza cristiana, manifestazione esteriore di una fede inesistente, utilizzazione fraudolenta del nome di Dio per accomodamenti umani.
Se Gesù, per regnare nella mia, nella tua anima, ponesse come condizione di trovare in noi un luogo perfetto, avremmo buon motivo per disperarci. E invece, non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo Re viene, seduto sopra un puledro d’asina (Gv 12, 15). Vedete? Gesù accetta di avere per trono un povero animale. Non so se capita anche a voi, ma io non mi sento umiliato nel riconoscermi dinanzi al Signore come un somarello: Sono come un somarello di fronte a te, ma sono sempre con te, perché tu mi hai preso con la tua destra (cfr Sal 72, 22-23), tu mi conduci per la cavezza…
Se lasciamo che Cristo regni nella nostra anima, non saremo mai dei dominatori, ma servitori di tutti gli uomini. Servizio: come mi piace questa parola! Servire il mio Re e, per Lui, tutti coloro che sono stati redenti dal suo sangue. Se noi cristiani sapessimo servire! Andiamo dal Signore e confidiamogli la nostra decisione di voler imparare a servire, perché soltanto così potremo non solo conoscere e amare Cristo, ma farlo conoscere e farlo amare dagli altri.
Preghiamo la Parola
Signore, fa che impariamo che servire è regnare, nelle piccole come nelle grandi cose.
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
Cerco di vivere in pienezza le mie giornate? Mi disperdo facilmente in mille perdite di tempo?
CARITA’: Testimonianza di vita
Cerco di accogliere le situazioni che si presentano nella vita, specie quelle dolorose, come preziose occasioni?