Pace e bene, questa domenica inizia la Settimana Santa, centro e cuore di tutto l’anno liturgico. Che la meditazione sulla Passione del Signore possa guarire gli occhi del cuore e appassionarci d’amore per Lui e per gli altri, cosicché la nostra vita diventi sempre più un dono d’amore!
In questa domenica delle Palme, inizio della settimana santa, il Vangelo ci propone la passione di Gesù, un vero collirio per l’anima che apre i nostri occhi sull’amore infinito del Signore così come accadde un giorno ad una un’intellettuale che si professava atea. «Un giorno le cadde addosso una notizia tremenda: sua figlia di sedici anni ha un tumore alle ossa.
La operano. La ragazza torna dalla sala operatoria martoriata, con tubi, sondini, flebo da tutte le parti. Soffre terribilmente, geme e non vuole sentire nessuna parola di conforto. La mamma, sapendola pia e religiosa, pensando di farle piacere, le dice: “Vuoi che ti legga qualcosa del Vangelo?”. “Sì, mamma!”. “Che cosa?”. “Leggimi la passione”. Lei, che non aveva mai letto il Vangelo, corre a comprarne uno dai cappellani.
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Si siede accanto al letto e comincia a leggere. Dopo un po’ la figlia si addormenta, ma lei continua, nella penombra, a leggere in silenzio fino alla fine. “la figlia si addormentava – diceva lei stessa più tardi – e la mamma si destava!”. Si destava dal suo ateismo. La lettura della passione di Cristo le aveva cambiato per sempre la vita. (R. Cantalamessa).
Per questo ci fa tanto bene leggere e rileggere con attenzione i racconti della passione nei vangeli. In essi, ci troviamo davanti a diverse situazioni e a diversi personaggi che da una parte fanno emergere lo squallore del peccato degli uomini e la sofferenza che arreca; mentre dall’altra fanno emergere la grandezza dell’amore e del perdono di Dio verso ognuno di noi.
Vi sono alcuni sacerdoti, farisei e maestri della legge che hanno consegnato Gesù a Pilato per invidia: Invidiosi perché la folla seguiva Gesù e non loro, gelosi perché legati ai loro ruoli di potere, e per questo rimproverati proprio da Gesù! C’è la folla che a Gerusalemme osannava Gesù ma che davanti a Pilato, istigata dai capi, grida di liberare il ladrone Barabba e di condannare Gesù alla crocifissione.
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C’è Pilato che per paura di perdere il consenso del popolo e il favore dell’imperatore, pur consapevole dell’innocenza di Gesù, non si schiera a favore della verità, lavandosene le mani. C’è Giuda che tradisce il Maestro per trenta monete: tradisce non solo per denaro, ma perché Gesù non era venuto secondo il suo criterio di liberatore potente e glorioso, ma sotto le vesti di agnello mansueto, come il servo sofferente profetizzato da Isaia.
Tradendolo, Giuda voleva quasi costringere Gesù a difendersi secondo Onnipotenza e non secondo l’impotenza di Dio che è la potenza dell’amore che sempre ama e perdona. Proprio quell’amore a cui lui non ha creduto, togliendosi la vita. Ci sono i discepoli che dormono quando invece è ancora più forte la necessità di pregare e vegliare.
C’è poi Pietro che pensa di risolvere tutto a colpi di spada. Certo è l’amore per Gesù che lo spinge a difenderlo con tanto zelo e fervore ma anche lui deve apprendere che l’amore si difende da solo, non con la violenza ma continuando ad amare anche quando non è corrisposto.
C’è la folla che sceglie Barabba al posto del figlio di Dio perché, sobillata, così gli hanno detto di fare. Ci sono i soldati che riversano la loro frustrazione sui più deboli, su Colui che per amore si è fatto debole.
Ci sono i passanti che, forti dell’effetto branco, scatenano su Gesù le frustrazioni delle difficoltà della loro vita, vedendo che Colui che era sceso sulla terra per liberare il popolo moriva invece sulla croce come un maledetto. Ci sono i maestri della legge che scherniscono Gesù invitandolo a scendere dalla croce, non comprendendo che Egli poteva sì scendere, ma stava inchiodato sulla croce anche per la loro salvezza.
Ci sono i due ladroni: uno, davanti alla sofferenza innocente di Gesù che prega per i suoi crocifissori, non chiede di scendere dalla croce ma di essere perdonato e salvato. L’altro, invece, chiede solo di scendere dalla croce, perdendo la possibilità di essere perdonato e salvato. Per lui conta solo questa vita, vissuta per di più nel peccato.
Ma ci sono anche quelli che sostengono il Signore. C’è Simone di Cirene, inizialmente costretto a portare la croce di Gesù, ma poi coinvolto così tanto nella sua sofferenza da diventare credente con tutta la sua famiglia.
C’è il centurione, un pagano, che davanti al modo di soffrire e di amare del Signore, si apre alla fede, confessandone la divinità. Ci sono le donne che non fuggono, che non lasciano solo Gesù, ma lo seguono fedelmente fin sotto la croce, insieme a Giovanni il discepolo dell’amore.
E infine abbiamo Giuseppe che chiederà a Pilato il corpo di Gesù per dargli degna sepoltura, compiendo almeno quest’opera di misericordia corporale. Dinnanzi a tutto ciò chiediamoci: «Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana» (papa Francesco).