Pace e bene, è ormai imminente il Santo Natale del Signore e vogliamo prepararci mettendoci “alla scuola” della Vergine Maria, nostra Madre, maestra e modello della fede.
Il Vangelo di questa domenica, preludio alla notte di Natale, notte santa, ci presenta l’annuncio dell’angelo a Maria. Di questo Vangelo ne vogliamo cogliere due aspetti.
«Rallegrati piena di grazia (Kaire kecharitomene). Il Signore è con te». Ecco il primo invito fatto a Maria: rallegrati. Quant’è difficile essere nella gioia del Signore! A volte si vedono cristiani che sembrano fermi al venerdì santo, tutti tristi senza la gioia pasquale, senza la gioia della Risurrezione.
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È vero che spesso si hanno problemi che sembrano schiacciarci, ma occorre non dimenticare che siamo figli della Risurrezione; che uno dei segni del cristiano che vive una vita nello Spirito è la gioia pur in mezzo ai problemi: «Sovrabbondo di gioia pur in mezzo alle mie tribolazioni».
Oggi, dunque, davanti all’invito che Dio fece a Maria attraverso l’angelo a rallegrarsi, come viviamo noi l’irruzione di Dio nella nostra vita? Siamo spesso tristi? Siamo spesso arrabbiati? Riusciamo pur nelle prove di questa vita a vivere la gioia pasquale?
Il secondo aspetto che vogliamo sottolineare è il dono fatto a Maria. «Rallegrati piena di grazia». Ecco perché Dio invita Maria a rallegrarsi: Perché c’è la grazia – karis -, c’è un dono per lei. Quando Dio entra nella nostra vita, non arriva per tentare un furto dal quale noi ci dobbiamo difendere, ma viene per donare.
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Dio nulla chiede, tutto dona! È un po’ come quando riceviamo un regalo inaspettato e questo ci riempie di gioia. E se ci sembra che Dio inizialmente ci tolga qualcosa, è per far spazio a ciò che veramente conta, cioè la Sua grazia, il Suo stesso farsi dono. Potremmo dunque dire con il Manzoni che «quando Dio, per un attimo, turba la nostra gioia è per donarcene una più grande». Maria è la piena di grazia perché ha spalancato completamente il suo cuore all’opera di Dio. Senza la grazia di Dio cosa sono la bellezza fisica e l’intelligenza? Ben poca cosa!
Vi è una differenza infinitamente più infinita: senza la grazia, noi siamo incompiuti. Il musicista Charles Gounod diceva che: «una goccia di santità vale più che un oceano di genio». La riscoperta della grazia anche nella nostra vita contiene un appello alla nostra conversione «vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio». Possiamo infatti sciupare la grazia? Certo che possiamo!
Accade quando non corrispondiamo alla grazia; quando ci prendiamo gioco della bontà di Dio e della sua pazienza, senza riconoscere che questa ci spinge a conversione. Sprechiamo la grazia quando crediamo di poter far convivere nella nostra vita grazia e peccato, luce e tenebre, tutto ciò è assurdo, come ci ammonisce S. Paolo: «Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? È assurdo!».
Non si dovrebbe vivere in disgrazia di *Dio neppure una notte, perché Egli ci ha promesso la Sua misericordia ma non il domani. San Giovanni Bosco ripeteva spesso: «E se morissi stanotte?», e questo non per vivere nella paura, ma per vivere bene la nostra vita. Dunque, siamo chiamati a credere che c’è la grazia di Dio per noi e che siamo chiamati a non sprecarla.