Pace e bene,
lasciamoci “riaccendere” dal Vangelo, perché possiamo seguire Gesù corrispondendo prontamente alle sue chiamate…
Gesù inizia il suo ministero e in Lui si compiono le attese profetizzate da Isaia: «per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Queste “regioni di morte”, questo “vivere al buio” è in fondo la condizione di tutti quando manca la luce di Dio nella propria vita. Avanziamo come a tentoni, mendicando vita, cercando felicità, ma sbagliando spesso mira. Illusi e confusi su cosa significhi amare, cerchiamo qualcosa a cui attaccarci, che ci dia valore, che ci faccia sentire amati, che in fondo ci faccia superare il valico della morte. Dietro quante scelte sbagliate c’è in fondo la ricerca della felicità; dietro quante relazioni malate si elemosina un po’ di amore. Ci attacchiamo a ideologie che lasciano il tempo che trovano, cercando in esse sicurezza; a filosofie varie e peregrine pur di trovare qualcosa che indirizzi la nostra vita; a spiritualità vagheggianti pur di rispondere al nostro bisogno di Dio. Sì, il nostro bisogno più grande è proprio Lui, la comunione con Lui. Proprio come disse Sant’Agostino: «inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te, o Signore». Ecco, in Gesù la vera luce è sorta e, come dice il prologo di Giovanni, e questa luce è la vita che Dio comunica a chi crede in Lui.
Perciò Gesù inizia a predicare: «convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». È molto bella l’interpretazione che dà padre Cantalamessa: «Sulle labbra di Gesù… Convertirsi non significa più tornare indietro, all’antica alleanza e all’osservanza della legge, ma significa piuttosto fare un balzo in avanti ed entrare nel Regno, afferrare la salvezza che è venuta agli uomini gratuitamente, per libera e sovrana iniziativa di Dio. “Convertitevi e credete” non significa due cose diverse e successive, ma la stessa azione fondamentale: convertitevi, cioè credete! “Prima conversio fit per fidem”, ha scritto san Tommaso d‘Aquino: la prima conversione consiste nel credere. Tutto questo richiede una vera “conversione”, un cambiamento profondo nel modo di concepire i nostri rapporti con Dio. Esige di passare dall’idea di un Dio che chiede, che ordina, che minaccia, alla idea di un Dio che viene a mani piene per darci lui tutto.
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È la conversione dalla “legge” alla “grazia” che stava tanto a cuore a S. Paolo». Come a dire: in Gesù c’è tutto ciò che profondamente il cuore cerca, c’è quella luce di verità capace di orientare al meglio le nostre vite, di dare un senso vero al nostro vissuto. Dunque volgetevi verso di Lui e, di conseguenza, voltate le spalle a ciò che è ombra, a ciò che passa, a ciò che è il male. Se la prima conversione è decidersi per Gesù, dobbiamo anche tener conto che la conversione è un cammino che dura tutta la vita. Ogni giorno siamo chiamati a dire i nostri sì al Signore, a corrispondere ai suoi inviti a seguirlo (proprio come hanno fatto i primi discepoli del Vangelo), a dire i nostri sì all’amore e i nostri no a ciò che bene non è e che bene non fa. Non esiste un momento in cui possiamo dire di essere a posto, di essere arrivati. Perciò san Pio diceva che nella vita spirituale fermarsi equivale ad andare indietro. Un’icona molto bella di cosa significhi convertirsi possiamo prenderla dalla natura, e in particolare da un fiore tanto bello, il girasole.
Il sole lo attrae, ed egli lo cerca, guarda sempre verso il sole, lo segue, volgendo le spalle alla sua ombra. Il girasole, ben radicato nelle terra, ama tener lo sguardo puntato verso il cielo giungendo, per così dire, a somigliare al sole stesso. Ecco, così siamo chiamati a vivere: con i piedi ben piantati a terra, dediti al nostro quotidiano, alla nostra missione, tenendo però gli occhi della mente e del cuore a Cristo, cercando di coltivare e custodire l’amicizia con Lui, coltivando parole e gesti belli che profumano di amore. Subito dopo, abbiamo la chiamata dei primi discepoli. Cogliamo in breve due aspetti.
I gesti di Gesù: Egli passa, vede e chiama. Ieri come oggi, Gesù passa nella vita di ogni giorno, ci viene incontro nelle nostre faccende quotidiane. E vede, ci guarda dentro. Sa cosa abbiamo dentro, nulla gli sfugge, ci comprende profondamente e, soprattutto, ci conosce intimamente. Lui sa cosa c’è dentro di noi, di quanto bene siamo capaci, di chi siamo realmente e di cosa siamo chiamati a compiere. Perciò chiama: ci chiama a seguirlo, ci chiama ad un particolare stato di vita, ci chiama ad essere suoi testimoni nel mondo, così da essere pescatori di uomini, cioè ad essere strumenti di salvezza per altri, canali d’amore per tanti. Cosa vogliamo chiedere al Signore? Che possiamo lasciarci incontrare sempre e di nuovo dal suo sguardo d’amore, capace di squarciare le nostre tenebre, ri-decidendoci a seguirlo. Lui, vera luce di vita nella quale possiamo trovare la vera vita!