Pace e bene cari fratelli e sorelle. Questa domenica riscopriamo la bellezza della fede, “porta” che permette alla potenza d’amore di Dio di operare in noi…
Il Vangelo di questa domenica parte da una domanda-richiesta che i discepoli rivolgono al Signore: accresci in noi la fede. Questa richiesta segue i versetti precedenti che parlano del perdono incondizionato. Quanto è difficile perdonare! E questo lo constatiamo tutti! Davanti a certe difficoltà i discepoli appunto chiedono che il Signore aumenti la loro fede perché siano capaci di questo gesto rivoluzionario: perdonare!
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Il Signore Gesù davanti alla richiesta dei discepoli risponde con un’iperbole: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Un gelso che si sradicherebbe, il gelso che ha radici poderose, un gelso che si pianterebbe nel mare, è chiaro che il Signore parla di un potere sulla natura. Ecco. la fede in Cristo dona un potere sulla natura delle cose per noi impossibili da risolvere. Fede quanto un granellino di senape, una cosa minuscola, la fede, infatti, non va misurata in quantità, la fede è un rapporto, una relazione, non esiste la fede per sé stessa.
La fede è dinamica, parte da un seme, parte piccola e diventa grande. La fede è molto di più di un’emozione, di un miracolo, del contemplare la natura, la fede è fidarsi di Dio quando non tutto è chiaro. La fede è vivere nell’abbandono fiducioso quando ci assalgono l’ansia e le paure della vita che affrontiamo. Ci sono persone che si bloccano per cose piccole, che si arrabbiano per cose inconsistenti, che alla prima difficoltà vanno a pezzi, e ci sono persone che vivono con la fede in mezzo ai problemi, che spostano gelsi, che attraversano le difficoltà con una pace infinita.
L’ansia, che è la malattia del secolo, si combatte con la fede, la paura si vince con la fede. La scrittura ci dice: «se non crederete non avrete stabilità!». Fede non in noi o nelle nostre capacità, ma in Cristo Gesù! È anche bene ricordare che la fede non ci è data una volta e basta. La fede va alimentata nella preghiera, nei sacramenti e attraverso atti di fede. Cioè quegli atti di abbandono quando non comprendiamo tante cose! Ci fa bene domandarci quando abbiamo fatto il nostro ultimo atto di fede, cioè quando abbiamo detto a Dio: non capisco ma mi fido di Te!
E qui arrivammo ai servi inutili. Alla fine di questa parabola che sembra abbia poco a che fare con i versetti precedenti. Gli atti di fede che si compiono, si compiono anche nel servizio che siamo chiamati a
svolgere! Fare un atto di fede è dire: “sono stanco ma con la tua grazia riuscirò a fare anche quest’altra cosa per il bene degli altri”. E quando per grazia di Dio la compirò, la mia ricompensa sarà la fede stessa, sarà la mia relazione con Gesù che cresce. Non ci sarà un pagamento in denaro, ma di intimità con Lui. Compiere il nostro servizio è vivere la fede. «È poter dire: siamo servi inutili, cioè non siamo imprescindibili, non abbiamo diritto al salario, non ci si deve pagare, siamo servi che non devono essere pagati per quello che hanno fatto, perché il Signore è la nostra ricompensa!» (cfr don F. Rosini).
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
Posso dire di fidarmi del Signore e di ciò che mi dice?
Alimento la fede in Dio con concreti atti di fede?
CARITA’: Testimonianza di vita
Cerco di muovere dei passi concreti verso gli altri, anche quando costa?