Pace e bene, questa domenica, alla luce della guarigione del cieco nato, chiediamo al Signore che purifichi il nostro cuore e illumini gli occhi della nostra mente per imparare a leggere le se cose secondo il suo amore.
Gesù vide un uomo cieco dalla nascita… Gesù vede lo scarto della società, l’ultimo, l’invisibile. «Senza essere chiamato, senza essere pregato. Gesù non passa oltre, per lui ogni incontro è una meta. Vale anche per noi, ci incontra così come siamo: Nel Vangelo il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato, ma sempre sulla sofferenza della persona» (Johannes Baptist Metz).
Oltre a questo sguardo di Gesù vi è lo sguardo dei discepoli: «chi ha peccato…?». In fondo è il nostro sguardo e modo di pensare. Noi cerchiamo cause, colpevoli ma il problema non è chi è il colpevole; spesso il colpevole non c’è, le cose succedono e non c’è sempre una completa spiegazione… a volte la colpa è anche nostra, ma il segreto è vedere oltre questo dolore! Infatti Gesù dice: «nessuno ha peccato ma è così perché si manifestino le opere di Dio».
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Gesù ci dice una cosa molto importante: dobbiamo scoprire l’opera di Dio che c’è in corso nelle cose, compresa la sofferenza. Abbiamo spesso una lettura disperata della vita, autolesionistica; a volte siamo schiacciati dalla disperazione, dal vedere le cose in maniera superficiale, senza coglierne il senso profondo, dove ci possono portare, cosa possono nascondere di bello…
Dove giunge infatti questo cieco? Ad incontrare, a riconoscere Gesù, a scoprire la sua missione! La sua guarigione avviene in modo graduale, la sua fede cresce in modo graduale: non dimentichiamolo mai, è un cammino! La fede è un cammino, la conversione è un cammino. Quest’uomo, alle domande dei farisei risponde con un crescendo: prima definirà Gesù solo come uomo, poi profeta, infine, dopo esser stato scacciato dalla sinagoga per aver difeso l’operato di Gesù, incontrandolo di persona, lo chiamerà Signore, che in greco traduce il nome di Dio nell’Antico Testamento!
Il cieco, in questo suo cammino, vede alla fine il Salvatore, vede il Messia che lo ama, che lo ha salvato, che l’ha reso un altro uomo. Quale è dunque la luce vera alla quale anche noi dobbiamo arrivare? Riconoscere il Cristo, anche a costo di incomprensioni e persecuzioni! Il cieco sceglie infatti di essere scacciato dalla sinagoga, perché per lui è più importante la relazione con Gesù, piuttosto che un’accettazione di un consesso umano.
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«Noi spesso non siamo consapevoli di quanto influisca su di noi l’attesa altrui, le accettazioni del consesso delle nostre sinagoghe, delle nostre regole, etichette, guardiamo e scegliamo ciò che guarda l’uomo … e finiamo per perdere la luce vera …ma quella vale tutto …» (don Fabio Rosini). Non rimaniamo allora nella nostra cecità! Facciamoci prendere per mano da Gesù così da giungere a contemplare il suo volto, a comprendere chi siamo e per che cosa siamo venuti a fare in questo mondo!