Pace e bene, questa domenica siamo chiamati a riconoscere con stupore i segni della presenza del Risorto nella nostra vita e a riscoprire la gioia di seguirlo giorno dopo giorno!
L’esperienza dei discepoli di Emmaus ci offre alcune coordinate preziose per il nostro cammino di fede. Ne cogliamo… Il pericolo dell’allontanamento. Gesù aveva detto che sarebbe risorto il terzo giorno ma i due discepoli non aspettano l’adempimento di questa promessa. Si allontanano prima dalla comunità.
Perché? Perché avevano una visione distorta dei fatti, erano prigionieri delle loro aspettative, della loro lettura della storia. Gesù risorto parte dall’ascoltarli e poi dal “correggere” tale visione alla luce della Parola. Facciamo attenzione: corriamo il rischio di allontanarci dal Signore e dalla Comunità quando coltiviamo pensieri negativi, letture mondane dei fatti, senza la luce della Parola, senza il calore dell’Amore di Dio!
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La grammatica della liturgia. L’incontro con il Risorto “cela” lo schema della liturgia: dopo l’inizio penitenziale (la correzione della lettura distorta dei fatti) ecco la parola di Gesù che spiega le Scritture, la frazione del pane e infine l’andare missionario incontro agli altri. Possiamo riconoscere chiaramente i passaggi della Messa.
L’evangelista, tra le righe, ci ricorda che proprio lì incontriamo il Risorto e che la Messa, celebrata e attivamente partecipata, è un evento trasformativo capace di purificare, illuminare dilatare gli spazi del cuore, inserendoci nel dinamismo d’amore di Dio che instancabilmente cerca e ama. Ci farà bene chiederci con quale spirito partecipiamo a Messa e, ancor prima, se ne abbiamo compresa la grandezza, la bellezza e il senso profondo.
Non si tratta di un rito qualsiasi, né di una sorta di spettacolo da guardare, ma dell’incontro più forte con il Signore, dove Egli si rende presente e continua a donarsi a noi e per noi! Da fuggiaschi a testimoni. Dopo l’incontro con il Risorto, i discepoli tornano pieni di gioia dagli altri annunciando quanto vissuto. Questo annuncio parte dall’esperienza che hanno appena vissuto.
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Amare il Signore, aver desiderio che altri lo conoscano e lo amino, dare quando necessario la nostra testimonianza, è “effetto” dell’incontro con Lui, della relazione con Lui. Se man mano lo frequento, lo conosco, sperimento quanto sia bello vivere con Lui e lasciarmi guidare dal Vangelo, sarà la mia vita a parlare e, quando necessario, anche la mia bocca.
Se la nostra testimonianza è fredda, se il nostro annuncio latita, forse è proprio da qui che dovremmo ripartire: dalla nostra adesione personale a Lui! Coltiviamo dunque la preghiera, la meditazione del Vangelo, la partecipazione all’Eucaristia, la lettura spirituale.
Allora sì, che per grazia dello Spirito, il cuore potrà accendersi e diventare suoi testimoni credibili, piccoli segni viventi del suo amore che salva!