Pace e bene,
questa domenica lasciamoci condurre da Gesù al cuore dei comandamenti, per imparare a viverli con tutto il nostro cuore…
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete…». Questa parola, Gesù oggi la rivolge anche a noi. La giustizia da superare è quella della legge, dal pensare che solo facendo certe cose possiamo essere a posto. La giustizia che siamo chiamati non ad abolire ma a dare compimento, è quella di passare dalla legge al cuore, alla sorgente di ogni nostra azione. Sì, potremmo fare delle cose ma non esserci dentro.
Potremmo fare delle cose solo per sentirci a posto, per essere in pace con la nostra coscienza, senza esserne pienamente coinvolti. Oggi il Signore ci dice di guardare il nostro cuore, che è la sorgente di tutte le nostre azioni. «Vi è un passaggio dalla legge alla grazia. Passaggio dalla realtà vissuta in maniera superficiale, a saper vivere in maniera profonda il rapporto con Dio, con sé stessi e con il prossimo (d. Fabio Rosini). Noi non possiamo amare solo secondo le regole, certo ci sono anche quelle, ma la regola è di meno. Questo passaggio alla profondità di ogni rapporto che abbiamo con gli altri implica l’abbattimento delle regole? No. Per questo il Signore Gesù dice: «Io non sono venuto per abolire ma a dare compimento».
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In questo Vangelo siamo nella parte inerente le cosiddette “antitesi” («fu detto… ma io vi dico»), che potremmo anche definire come “approfondimenti o salti di qualità”. Gesù entra nel progetto di Dio per noi non per rifare una legge, ma per rifare un cuore nuovo.
Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, chi nutre rancore è potenzialmente un omicida. L’apostolo Giovanni afferma che: «chi non ama suo fratello è omicida» (1 Gv 3,15). «Chi non ama, uccide. Il disamore non è solo il mio lento morire, ma è un incubatore di violenza e omicidi. Gesù mostra i primi passi verso la morte: l’ira, l’insulto, il disprezzo, tre forme di omicidio. L’uccisione esteriore viene dalla eliminazione interiore dell’altro» (p. Ermes Ronchi). Perciò il Signore ci invita a riconciliarci con gli altri prima di presentarci all’altare. Addirittura dice: «se sai che un altro ce l’ha con te, prima di presentare il tuo dono all’altare, vai e riconciliati con lui». Creare dunque ponti, tendere mani, fare sempre il primo passo, sapendo che: «Con la tua vita, con l’aver cercato la riconciliazione o meno, scrivi la sentenza che il giudice leggerà. Gesù ce la legge ora, perché le nostre sentenze cambino» (p. Silvano Fausti).
E ancora: «Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio. Ma io vi dico: se guardi una donna per desiderarla sei già adultero». «Non dice semplicemente: se tu desideri una donna; ma: se guardi per desiderare, se riduci una persona ad oggetto da prendere o collezionare, tu commetti un reato contro la grandezza e la bellezza di quella persona» (p. Ermes Ronchi).
Infine: «Ma io vi dico: Non giurate affatto; il vostro dire sia sì, sì; no, no». Dal divieto del giuramento, Gesù arriva al divieto della menzogna. Allora quante cose dobbiamo smettere di dire, quante parole inutili, infondate, di cui Dio ci chiederà conto. Non facciamo dunque della nostra vita una menzogna, perché solo la verità, solo vivere nella verità di Cristo ci rende liberi per l’eternità.