Fra le esperienze più dolorose della nostra vita c’è la lontananza di persone sulle quali pensavamo di poter fare affidamento. Perché doveva essere diverso il sentimento che circolava fra i discepoli, quando si intravedeva la futura distanza fra loro e Gesù? Se abbiamo capito questo “male profondo, questo male dentro”, possiamo intendere meglio ciò che Gesù dice: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Gesù aveva già detto che la vera opera gradita a Dio è la fede, cioè la fiducia nel Padre (cf Gv 6, 29); qui rinsalda la nostra fiducia con una promessa: «nella casa del Padre mio vi sono molte dimore […]. Vado a prepararvi un posto».
Gesù sta per entrare nella casa del Padre, nel Regno che ha aperto ed indicato a tanti, ma sa bene che non basta indicare la meta, occorre mostrare anche la strada per raggiungerla. Per questo aggiunge: «del luogo dove io vado, conoscete la via». Tommaso però non comprende e gli chiede: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gesù allora gli risponde: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Il Signore è «la via»: egli si è fatto nostro compagno di viaggio, già nella sera di Pasqua alcuni lo hanno riconosciuto così, semplicemente un viandante che ci cammina a fianco. Gesù è «la verità», Lui ha insegnato il modo di essere “veri discepoli” cioè ha mostrato come essere “di Dio Padre”, attraverso l’esempio (come tentano tutti i genitori verso i propri figli ed i buoni educatori verso i ragazzi che vogliono educare): Gesù infine dichiara che è «la vita». In tutti i secoli, nelle comunità cristiane, il problema non è mai stato l’amore verso gli ultimi, l’amore ai lontani, ma piuttosto l’amore fra persone vicine, l’amore e la premura vicendevole! Ecco allora in questa domenica l’insegnamento più prezioso: amiamoci come fratelli!
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L’apostolo Filippo chiede a Gesù: «Signore, mostraci il Padre e ci basta», e Gesù risponde: «Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?». Possiamo dire che Dio non è più invisibile, perché Gesù ci ha fatto conoscere l’amore, la tenerezza, il perdono di Dio attraverso i gesti umili e semplici dell’accoglienza verso tutti, compresi i peccatori, con l’atteggiamento di misericordia da lui vissuto, con lo stile di servizio che ha caratterizzato la sua vita. Sarà così anche nella nostra vita?
FONTE: Missio Italia
Commento a cura di don Valerio Bersano Segretario Nazionale Missio Ragazzi.
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