Missio Ragazzi – Commento al Vangelo di domenica 2 Aprile 2023 per ragazzi

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Con la domenica delle Palme inizia la settimana santa, momento centrale di tutto l’anno liturgico. Come consuetudine, meditiamo sulla passione del Signore, quest’anno nella prospettiva di Matteo, che ci offre una rilettura degli eventi alla luce della risurrezione. Il racconto si apre con il tradimento di Giuda che vende il suo maestro, stimandolo trenta denari. Giuda è stato uno dei dodici, ma nonostante sia stato con lui, non lo ha conosciuto davvero.

Segue il racconto della cena, una cena pasquale dove Gesù istituisce l’eucaristia. Nei segni del pane e del vino c’è la sua vita donata: Gesù la celebra con la sua comunità, una comunità non di “perfetti”, ma di discepoli peccatori, come noi. Giuda lo sta tradendo; Pietro lo rinnegherà; tutti gli altri scapperanno nell’ora della prova. Gesù conosce ogni cosa, avverte che la sua ora sta per compiersi e la affronta pregando. Per la prima volta chiede ai suoi discepoli di aver cura di lui, che preghino per lui, con lui.

Commuove come il Signore non entri nella sofferenza da supereroe, ma senta paura, angoscia. Dopo la cattura ecco un processo religioso che si rivela una enorme bugia: tutto è “costruito” per trovare un capo d’accusa contro di lui. A Gesù viene chiesto se è lui il Messia, il Figlio di Dio. Gesù risponde rinviando Caifa alle sue parole e alla sua coscienza (“Tu l’hai detto”: Mt 26,64). Gesù viene poi percosso, umiliato.

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Pietro, intanto, per la paura finge di non conoscerlo, rinnegando la sua amicizia con lui. Il canto del gallo ne scuote la coscienza e, uscito fuori, piange amaramente. Invece Giuda nella sua disperazione si suicida. Gesù è condotto da Pilato: il processo religioso poteva accusarlo, ma non condannarlo a morte. Pilato interroga Gesù, temendo che volesse diventare re di un piccolo popolo: “Sei tu il re dei giudei?”. La risposta di Gesù è una domanda che rinvia Pilato alla sua coscienza.

Pilato coglie l’innocenza di Gesù, ma lo fa ugualmente consegnare alla morte, lavandosene mani e coscienza. Gesù dopo esser stato flagellato viene condotto sul Golgota, dove viene crocifisso tra due malfattori. Gesù anche sulla croce prega il Padre e pone un’ultima domanda: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46). Non è una contestazione, ma una preghiera, una richiesta di luce nella tenebra, una confessione: “O Dio, ti resto fedele, anche ora, anche se mi sento come un uomo abbandonato!”. Nessuno tra i presenti può comprendere, ma solo un centurione pagano, sotto la croce, vedendo quella morte arriva a confessare: “Davvero costui era Figlio di Dio!” (Mt 27,54).

Così, mentre scende la sera e il corpo di Gesù viene deposto in un sepolcro da discepoli e discepole, in un pagano nasce la fede in Gesù: in quella morte il centurione vede che Gesù ha speranza, che resta fedele a Dio, che vive quella fine come offerta della sua vita. Quella morte comincia ormai a manifestarsi come vita, finché il terzo giorno si manifesterà in pienezza nella risurrezione: la Pasqua che tutti i discepoli inizieranno a celebrare ogni giorno inizia qui, e noi viviamo, nell’attesa della Sua venuta!

FONTE: Missio Italia
Commento a cura di don Valerio Bersano Segretario Nazionale Missio Ragazzi.

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