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Prefazione del libro
Barsotti ha scritto e pubblicato vari commenti alla Sacra Scrittura, ma ha sempre ricusato di cimentarsi in uno studio accurato o in un commento sistematico dei singoli vangeli. Se si eccettua il Vangelo di Giovanni, che egli peraltro ha commentato solo in parte, in maniera sporadica e sviluppando solo alcune tematiche, non si trovano altri studi specifici sui singoli vangeli tra i libri pubblicati.
Il commento al Vangelo di Matteo, che ora viene dato alle stampe, รจ lโunico commento integrale a un Vangelo che Barsotti ha osato affrontare e rappresenta perciรฒ una perla preziosa nella sua opera omnia. Forse la scelta di Matteo non รจ stata casuale. Proprio da questo Vangelo infatti egli ha tratto ispirazione per dare un nome e un programma di vita alla comunitร da lui fondata. Barsotti ha svolto il suo commento a Matteo in un arco di tempo di circa tre anni e mezzo, esattamente dallโ8 novembre 1958 al 24 marzo 1962: si tratta di piรน di cento meditazioni dettate il sabato, ma non in maniera continua, durante i cosiddetti โCenacoli orantiโ, incontri tenuti nellโoratorio di S. Francesco Poverino in piazza della SS. Annunziata a Firenze. P. Barsotti il sabato mattina si riuniva con i membri della sua comunitร , celebrava la santa messa, quindi faceva un commento su un libro della S. Scrittura o dettava comunque loro una meditazione su un argomento scelto; la sera si cantava il Vespro e si concludeva la giornata con la Compieta e la benedizione.
Abbiamo preferito dare allโopera il titolo โmeditazioniโ anzichรฉ โcommentoโ perchรฉ piรน rispondente alle reali intenzioni di Barsotti. Tale infatti รจ il titolo che egli ha sempre voluto usare per tutti i suoi commenti biblici. Nella scelta di Barsotti รจ racchiuso tutto il suo modo di accostarsi alla S. Scrittura. Non si legge la Bibbia per acquisire una certa conoscenza, per ricavare un certo insegnamento, un certo messaggio da comunicare poi agli altri. II fine deve essere lโincontro con Dio, non con noi stessi e le nostre idee. Per questo, se, comโรจ noto, Barsotti non si รจ mai troppo soffermato sullโesegesi letterale, su uno studio โscientificoโ della Bibbia, รจ perchรฉ ha sempre paventato il pericolo di una certa โbibliolatriaโ, un culto โidolatricoโ del testo scritto.
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Leggere e meditare la S. Scrittura vuol dire prima di tutto โ per usare unโespressione a lui cara โ realizzare la Presenza, stabilire un rapporto reale con il Dio vivente, fare esperienza di Lui attraverso lโascolto della Sua Parola, quella Parola che รจ il Verbo di Dio, il Cristo. Tutto ciรฒ senza che in lui sia mai venuta meno lโesigenza dello studio e dellโapprofondimento continuo della Bibbia mediante la lettura di tanti autori, teologi ed esegeti antichi e moderni: un dato questo che si riscontra in tutti i suoi libri, in particolare quelli dedicati alla S. Scrittura.
Cosรฌ non mancano qua e lร anche in queste meditazioni sul Vangelo di Matteo tanti spunti e riflessioni per una lettura piรน attenta anche al dato letterale, per una esegesi piรน moderna, piรน โscientificaโ , potremmo dire, del testo biblico โ indizio di un retroterra culturale che ha radici profonde โ con ipotesi e osservazioni tra lโaltro alquanto arditi e innovativi dal punto di vista teologico specialmente per quegli anni prima del Concilio Vaticano Il, e ciรฒ forse potrebbe spiegare il perchรฉ questa raccolta di meditazioni sia rimasta inedita per cosรฌ tanto tempo! Tuttavia ciรฒ che conferisce alla predicazione di Barsotti ancora una volta quel carattere unico e inconfondibile รจ lโafflato mistico che la pervade e la mantiene costantemente su un livello spirituale altissimo, un livello che con i mistici medievali potremmo chiamare โanagogicoโ.
Le meditazioni bibliche di Barsotti recano sempre lโimpronta dellโimpatto col Mistero di Dio e conducono sempre โin altoโ โ come la parola โanagogiaโ suggerisce โ perchรฉ portano a Dio: lโesegesi di p. Barsotti รจ sempre unโesegesi spirituale, una parola indirizzata allโanima che cerca Dio. Nelle meditazioni sul Vangelo di Matteo di Barsotti non รจ possibile non avvertire dunque lโeco della sua predicazione viva e appassionata con cui cerca di trasmettere ai suoi figli spirituali non un insegnamento astratto ma in qualche modo tutto il vissuto della propria esperienza interiore. Data la mole consistente di queste meditazioni abbiamo pensato di non pubblicarle tutte insieme in un unico volume, ma in piรน volumi in tempi successivi, esattamente in cinque volumi secondo questโordine: I vol.(cc. 1-7); II vol.(cc. 8-13); III vol.(cc. 14-18); IV vol. (cc. 19-25); V vol. (cc. 26-28). Grandiosa lโintroduzione in cui Barsotti mette in relazione la rivelazione biblica con la rivelazione cosmica sottolineando la continuitร di un unico disegno di salvezza che ha per termine Cristo.
ร tipica di Barsotti la visione di una triplice rivelazione: cosmica, profetica e cristiana. Questโultima non รจ esclusiva ma inclusiva delle altre due e le porta a compimento. Possiamo parlare di Vangelo in quanto ciรฒ che distingue il cristianesimo dalle altre religioni รจ il fatto che Dio entra veramente nella storia, si incontra con lโuomo. Il cristianesimo non รจ una dottrina e un insegnamento morale, nรฉ una filosofia, nรฉ tanto meno una gnosi avulsa dal tempo e dallo spazio. Prima di ogni dottrina e insegnamento cโรจ una storia reale, un evento reale in cui la dottrina trova il suo fondamento: la fede cristiana implica il rivelarsi di Dio negli eventi storici. ร proprio questo che distingue il cristianesimo dalle altre religioni. Ciรฒ emerge particolarmente quando Barsotti pone a confronto a un certo punto del suo commento il cristianesimo col buddhismo.
Giustamente egli nota come nelle altre religioni รจ la dottrina ad avere il primato, una dottrina che spesso non ha niente a che vedere con la storia, una dottrina immutabile, fissa, eterna, che รจ al di lร della storia, al di lร di questo mondo cosรฌ che il rapporto tra questo mondo, questa realtร visibile, e il mondo invisibile possa essere concepito solo in maniera vaga, mitica e simbolica: se si puรฒ parlare di una certa partecipazione di questa realtร visibile e transeunte a quella invisibile ed eterna essa puรฒ essere intesa tuttโal piรน platonicamente come mimesis ( somiglianza) e metexis (imitazione). Niente di piรน. E non puรฒ essere diversamente dal momento che se Dio รจ trascendenza infinita Egli rimane irragiungibile per lโuomo se non รจ Lui stesso a discendere verso lโuomo colmando lโabisso infinito che separa lโuomo da Lui. Tra il mondo e Dio la distanza rimane infinita.
Non cosรฌ nel cristianesimo, dove i due mondi sono intimamente congiunti nellโuomo Gesรน, il Cristo, il Verbo di Dio fatto carne. La storia della rivelazione รจ la storia di una discesa di Dio, una storia che ha per termine Cristo. Cosรฌ spiega Barsotti: ยซIl puro mistero della vita divina diviene mistero della vita divina in senso non piรน teologico ma liturgico, in quanto รจ avvenimento che esige una partecipazione, precisamente attraverso una storia: la storia di una discesa di Dio in mezzo agli uomini, la storia di un incontro di Dio con lโuomo, la storia di unโunione di Dio con lโuomo, storia che ha per termine Cristoยป.
Interessante allโinizio del commento il confronto tra il Vangelo e la Genesi. Per Barsotti la storia della salvezza implica una prima e una seconda creazione. La prima creazione di cui ci parla la Genesi implica un allargarsi, un moltiplicarsi, si passa dallโuno al molteplice: รจ una diastole. Nella seconda creazione, invece, che si compie nellโuomo Gesรน, vi รจ la sistole, il riassumersi di tutto in lui, in Gesรน che รจ il Cristo. La storia della salvezza alle origini implica cosรฌ un dilatarsi e un espandersi progressivo, mentre al suo termine essa si risolve in un restringersi concentrico attorno un evento circoscritto nello spazio e nel tempo, lโevento Cristo, per poi, a partire da esso, nuovamente riespandersi per tutto abbracciare e ricapitolare nel Christus totus.
Il compimento in senso vero e proprio della storia รจ quellโevento-mistero che va oltre la storia stessa, la include e la supera infinitamente: lโevento pasquale, la morte e la resurrezione di Gesรน. Cristo pone fine alla storia โ una delle idee chiave di Barsotti รจ che con Cristo la storia รจ finita โ ma il compimento non si realizza immediatamente nellโincarnazione ma nella morte di croce e nella resurrezione. Se questo รจ vero allora tutto ciรฒ che ci narrano i vangeli prima della passione, cioรจ il ministero pubblico di Gesรน, ha ancora un certo carattere di profezia, fa ancora parte dellโannuncio, non รจ lโadempimento ultimo della storia della salvezza, e puรฒ essere quindi paradigmatico e normativo della vita cristiana solo in quanto lo si rapporta al mistero pasquale, in quanto annuncia e significa lโevento-mistero ultimo della vita di Gesรน, solo se compreso e contemplato alla luce di esso.
Non a caso per ben tre volte Gesรน annuncia la sua passione ai suoi discepoli (Mt 16, 21; 17, 22-23; 20, 17-19). Nel Vangelo profezia e adempimento si trovano congiunti. La realtร ultima non sono i miracoli, non sono i discorsi di Gesรน considerati in se stessi, ma la sua morte e resurrezione. Nellโelenco dei libri del Canone neotestamentario il Vangelo di Matteo ha il primo posto: รจ il primo scritto del N.T. e il primo dei quattro vangeli; ma sappiamo che non รจ il primo Vangelo in senso cronologico, in quanto la versione greca del Vangelo di Matteo, lโunica a noi giunta, รจ successiva a Marco e ne dipende, mentre nulla sappiamo di un originale Matteo aramaico pur attestato da diversi padri della Chiesa.
Tuttavia il Vangelo di Matteo detiene un suo primato, potremmo dire, di intenzione e di contenuto: รจ primo perchรฉ, in quanto indirizzato ai cristiani provenienti dallโebraismo, rappresenta quellโannuncio della Buona Novella che deve essere portato prima a Israele โ quellโIsraele che nella storia della salvezza rimane sempre il primo destinatario della divina rivelazione dallโinizio alla fine โ prima che il Vangelo sia annunciato anche ai pagani; il Vangelo di Matteo รจ primo anche perchรฉ, proprio in quanto rivolto ai giudeo-cristiani, รจ il primo scritto cristiano per cosรฌ dire che unisce la Chiesa alla Sinagoga, che fa da ponte tra Antico e Nuovo Testamento, che mostra chiaramente la continuitร tra lโAntica e la Nuova Alleanza, tra la Legge antica e la legge nuova, che presenta la Chiesa come il Nuovo Israele.
Barsotti pone a confronto Matteo con gli altri vangeli affermando che รจ il piรน teologico tra i vangeli sinottici e che ciรฒ lo accomuna a Giovanni, che รจ il piรน teologico di tutti; ma mentre il Vangelo di Giovanni si distingue per un certo carattere liturgico, quello di Matteo รจ eminentemente ecclesiologico. Forse non รจ un caso che i vangeli piรน teologici siano attribuiti a degli apostoli. Si potrebbe concludere: gli evangelisti raccontano i fatti, ma sono gli apostoli che hanno il mandato di annunciare il kerygma, di fissare e insegnare la dottrina da credere. Ancora รจ importante rilevare che in Marco e Luca troviamo una composizione ordinata degli eventi mentre in Matteo troviamo una composizione ordinata dei discorsi di Gesรน.
Ecco dunque i cinque grandi discorsi di Matteo, che richiamano i cinque libri del Pentateuco: il discorso della montagna, il discorso missionario, il discorso parabolico, il discorso ecclesiologico e il discorso escatologico. Quello che contraddistingue sempre il Vangelo di Matteo รจ il suo carattere didattico e non narrativo. I fatti sono importanti in quanto diventano parabola, paradigma, recano un insegnamento. Probabilmente gli eventi narrati da Matteo, come del resto anche quelli narrati dagli altri evangelisti, non sono avvenuti secondo lโordine da lui seguito. Ma a Matteo basta sapere che si tratta di fatti reali, storici.
Egli รจ molto povero quando narra i fatti, riduce tutto allโessenziale, non ha la vivacitร e la drammaticitร dello stile di Marco. In Matteo non troviamo il gusto della narrazione, ma cโรจ il gusto dellโaforisma, del proverbio, della parabola, della poesia ebraica. Secondo Barsotti ยซnon vi รจ libro di poesia ebraica piรน puro e piรน alto di Matteoยป. La narrazione per Matteo รจ sempre in funzione del messaggio teologico. Per questo i personaggi restano quasi sullo sfondo, sono appena tratteggiati, sono figure dai contorni sfumati, non emerge il loro carattere umano, nรฉ i loro sentimenti o emozioni, ma รจ proprio questo che conferisce loro un carattere ieratico, una sacralitร unica tra i vangeli.
E qui la grandezza di Matteo, nel fatto cioรจ che i personaggi, i miracoli, gli eventi, i discorsi stessi rimandano a una realtร soprannaturale e trascendente, a un mistero che si svela e si compie nella storia e tuttavia la trascende sempre. Suggestivo poi quanto afferma Barsotti a proposito del confronto con Giovanni: ยซprendiamo le parabole di san Matteo, il Sermone della Montagna, e facciamo il paragone con il quarto Vangelo: molto piรน povero, piรน scolorito รจ il linguaggio di san Giovanni; avrร una carica interiore anche maggiore, avrร una profonditร , un peso spirituale anche piรน grande, ma non ha piรน quella universalitร , non รจ piรน un linguaggio popolare, non ha piรน il colorito, la vivacitร , la freschezza del linguaggio di Gesรน che ritroviamo in san Matteoโฆ
Eโ poesia il Discorso della Montagna ed รจ poesia grandissima anche il Discorso Escatologicoยป. Matteo in particolare narra i fatti in funzione della messianicitร del Cristo. Per questo Matteo puรฒ sembrare alquanto scialbo nel raccontare i fatti della vita pubblica di Gesรน, ma รจ molto accurato nel racconto della passione e della morte di Gesรน. Come afferma ancora Barsotti tutto รจ un ยซmuoversi concentrico intorno a un centro che non รจ una legge immutabile ma un avvenimento unico, irreversibile, contingente: la morte di croceยป.
Il fatto che il Vangelo di Matteo sia un Vangelo didattico non deve trarre in inganno. Non si tratta mai di un insegnamento che รจ dato a prescindere dallโevento ma รจ lโevento stesso che insegna. Il kerigma in fondo non รจ quello della predicazione ma quello della morte, a tal punto che potremmo dividere il Vangelo di Matteo in due parti: quella che riguarda la preparazione lontana all'โoraโ di Gesรน e quella che riguarda invece la preparazione prossima che รจ la sua morte. Tra queste due preparazioni si rinnova lโesodo.
A commento della prima moltiplicazione dei pani Barsotti afferma: ยซNon solo il camminare sopra le acque ha un riferimento allโEsodo, ma anche il primato. Mosรจ ha i settantadue seniori. Gesรน giร dallโinizio, dopo il Sermone dalla Montagna, come si vede in Matteo, chiama i Dodici, i quali dovranno essere i capostipiti del nuovo Israele: i Dodici sono i figli del nuovo Giacobbe. Dopo la vocazione, ora il conferimento del primato. Tutto si ripete come per ondate successive fino a che tutto non si compie nellโatto unico e semplicissimo della morte di croce.
โLโoraโ di Gesรน, lโavvenimento in cui tutte le promesse si adempiono non รจ nemmeno lโIncarnazione del Verbo, non sono nemmeno i miracoli del Cristo, non รจ nemmeno la sua parola: รจ la sua morte di croce. Anche la vita di Gesรน prepara e annuncia imminente lโavvento del Regno, ma lโavvento del Regno si compie soltanto con la sua morteยป. Alla luce della morte di croce tutto acquista un significato pasquale, di redenzione e salvezza. Cosรฌ nella tempesta sedata si scorge la vittoria sugli elementi del cosmo, nella guarigione degli ossessi la vittoria sul demonio, nella guarigione del paralitico quella sul peccato, nella resurrezione della ragazza morta la vittoria infine sulla morte.
Ancora una volta spiega Barsotti piรน chiaramente e sinteticamente: ยซI Vangeli non sono la storia di Gesรน, la vita di Gesรน. Sono vangeli, annuncio della buona novella. E lโannuncio della buona novella non vuol essere che lโannuncio della morte del Cristo e della sua resurrezioneยป. Si รจ giร accennato al carattere ecclesiologico del Vangelo di Matteo. Bisogna aggiungere che nessun Vangelo รจ cosรฌ ecclesiologico come Matteo perchรฉ legato piรน degli altri alla concezione di una comunitร religiosa quale era propria dellโebraismo. La Chiesa รจ il Nuovo Israele che ha come fondamento la fede nel Cristo professata da Pietro (Mt 16, 13ss). Tutto ciรฒ implica che per Matteo non si potrebbe mai capire la Chiesa nรฉ avere una teologia cristiana che alla luce dellโA.T. La tesi di Matteo รจ proprio il fatto che Gesรน รจ lโadempimento, il Messia promesso.
La messianicitร di Gesรน รจ il principio e il fondamento di tutta la teologia posteriore della Chiesa, specialmente di quella patristica che consiste nella concordia dei due testamenti: basti pensare allโesegesi tipologica dei Padri della Chiesa. Il N.T. non sarebbe piรน nulla senza lโA.T. Viene in rnente qui il detto di S. Girolamo: ignorantia Scripturae ignorantia Christi.
Ma Barsotti estende il discorso anche alla rivelazione cosmica: se si separasse la rivelazione abramitica e mosaica dalla rivelazione cosmica la rivelazione stessa dโIsraele non avrebbe piรน radici. Di fatto Dio non ha mai abbandonato lโuomo a se stesso come ci insegna S. Ireneo e come insegna anche S. Giustino i semina Verbi si trovano sparsi in tutti i tempi e luoghi. Una delle idee portanti del pensiero di p. Barsotti รจ che il cristianesimo รจ veramente cattolico perchรฉ tutto abbraccia, tutto compie e nello stesso tempo tutto trascende.
Ma il legame con la rivelazione cosmica presuppone la concordia tra i due testamenti senza la quale il cristianesimo rimane un masso erratico, incomprensibile. Il cristianesimo รจ rivelazione solo in quanto รจ adempir-nento di un piano giร accennato da Dio. Cristo per Matteo รจ il Messia, colui nel quale le promesse di Dio si sono adempiute. Questo รจ il fondamento di tutto il pensiero cristiano posteriore, di tutta la teologia e spiritualitร . Matteo pone dunque le fondamenta di una teologia cristiana della Chiesa in quanto la Chiesa non รจ altro che il prolungamento dellโAntico Israele.
La continuitร importa che se Gesรน รจ il Nuovo Mosรจ e il figlio di Davide allora posso conoscere Cristo in quanto conosco Mosรจ e Davide, cosรฌ come conosco la predicazione di Gesรน nella misura in cui conosco la predicazione dei profeti. Si scopre allora una mirabile continuitร : ad esempio quella morale escatologica del โgiorno di Jahwhรจโ , tanto ricorrente nei profeti, avrร il suo termine nella vita divina, nella beatitudine stessa di Dio, nel Regno dei cieli di cui ci parla il Vangelo di Matteo. Ma bisogna dire che vi รจ anche discontinuitร pur nella continuitร . Anzi discontinuitร totale, sproporzione infinita, incommensurabilitร assoluta tra la figura e la realtร , tra la profezia e il compimento, perchรฉ nessuna preparazione reca in sรฉ la pienezza. Non vi puรฒ essere continuitร tra Antica e Nuova Alleanza (significativo lo squarcio del velo del Tempio dopo la morte di Gesรน), tra Mosรจ e Cristo, se si guarda a Cristo come lโeterna novitร , lโassoluto nel tempo, Dio nel tempo.
In particolare la dialettica continuitร /discontinuitร si riscontra nel cosiddetto Discorso della Montagna (cc. 5-7), quella serie di discorsi che Matteo raggruppa allโinizio della vita pubblica del Signore anche se probabilmente non sono stati pronunciati tutti nello stesso tempo. Si tratta, รจ vero, del complesso legislativo del Vangelo ed รจ posto allโinizio in quanto promulgazione delle condizioni indispensabili per essere discepoli di Gesรน, cittadini del Regno, partecipi dellโAlleanza Nuova ratificata nel Suo sangue. Cosรฌ spesso si dice che il Discorso della Montagna rappresenta nel N .T. quello che รจ la Legge nell โ A.T. Non bisogna certo dimenticare lโimportanza della parola โleggeโ in Matteo.
Anzi il fatto di porre lโaccento sulla legge potrebbe tradire una certa sua polemica contro lโantinomismo di alcuni che volevano togliere invece qualsiasi valore alla legge nella vita cristiana. In questo senso Matteo si potrebbe collocare tra coloro che vogliono mettere in guardia contro le false interpretazioni del pensiero paolino (cfr. ad esempio 2Pt 3, 15-16). Ma qui la differenza qualitativa tra la legge nuova e la Legge antica รจ infinita. La legge del N.T. รจ una legge sui generis! La perfezione della legge che Gesรน richiede va ben oltre le esigenze della Legge mosaica. ร la legge dei figli di Dio, la legge dellโamore che rompe ogni legge, una legge intesa non come un insieme di norme che devono regolare i rapporti tra gli uomini, ma come una legge che dร allโuomo come ideale la vita stessa di Dio: ut sitis Wii Patris vestri.
Barsotti spiega infatti: ยซLa perfezione della legge che cosa richiede? Essenzialmente due cose, secondo Gesรน. Almeno questo sembra a me lโinsegnamento fondamentale del Sermone della Montagna; richiede essenzialmente due cose: che la legge sia fatta interiore allโuomo e che non importi immediatamente lโazione ma prima di tutto il cambiamento del cuore. โConvertitevi! Cosรฌ comincia Gesรน a parlare, secondo san Marco (Mc 1, 15). Rovesciare i propri sentimenti interiori: metร noia. Dunque, prima di tutto la conversione del cuore; che sia intima, la legge, al cuore dellโuomo. Poi, che lโesigenza della legge sia infinita. Non legge esteriore, e non legge che esiga un atto ben determinato e preciso: รจ piuttosto un tendere verso nessun limite, verso lโinfinitoยป.
Per quanto riguarda le Beatitudini in particolare, esse rappresentano il cuore della legge nuova e importano certamente anche unโetica della vita cristiana. Ma questโultima non consiste in un insieme di norme da osservare ma nella risposta a un invito. Ecco allora che le Beatitudini, collocate allโinizio del Discorso della Montagna, si presentano come la via della vita cui si contrappone la via della morte rappresentata dalle maledizioni (Mt 23). Per Barsotti le Beatitudini implicano il primato di Dio che sceglie, non quello della volontร dellโuomo che si determina.
Se รจ vero che esse dettano le condizioni per divenire eredi del Regno dei cieli, proprio per il fatto che tale Regno รจ il โRegno di Dioโ e lโuomo vi entra nella misura in cui trascende il piano umano per vivere sul piano divino dellโessere allora le parti qui addirittura si invertono: le Beatitudini sono una legge che deve essere osservata piรน da Dio che dallโuomo; solo Dio puรฒ infatti realizzare quella โsantitร โ a cui chiama lโuomo. Lโuomo รจ chiamato a divenire Dio per partecipazione, a vivere la perfezione stessa di Dio: ยซSiate perfetti come รจ perfetto il Padre vostro celesteยป (Mt 5, 38). Barsotti inoltre รจ molto esplicito nel dire che se si deve parlare di morale si tratta di una morale escatologica che lโuomo non potrร mai vivere quaggiรน. ยซIl Vangelo di per sรฉ รจ norma etica e non giuridica, รจ norma di valori tutti intimi e sostanziali, che potrร avere la sua piena attuazione solo nel mondo futuroยป. Eppure le Beatitudini rappresentano anche quello stato escatologico che il cristiano รจ chiamato a vivere giร ora e qui.
La vita eterna non รจ al di lร di questa vita presente. Verso la fine del suo commento p. Barsotti afferma: ยซCโรจ piรน grande diversitร fra lโepoca che precedeva il Cristo e lโeconomia cristiana, di quella che vi รจ fra lโeconomia cristiana e lโeternitร che si attende. Non vi รจ una vera continuitร , vi รจ anzi una rottura, fra lโepoca avanti Cristo e lโeconomia nostra; ma vi รจ una vera continuitร invece fra lโeconomia che viviamo noi e lโeconomia dei santi, e anche la trasfigurazione del mondo futuro e la stessa dissoluzione della carne e il giudizio divinoยป.
Padre Martino Massa CFD