Meditazione Mattutina di Papa Francesco del 20 ottobre 2017 a casa Santa Marta

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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA DEL 20 OTTOBRE 2017 NELLA CAPPELLA DELLA  DOMUS SANCTAE MARTHAE

Anime truccate

Gli ipocriti vivono di «apparenza». E come «bolle di sapone» nascondono la verità a Dio, agli altri e a se stessi, ostentando una «faccia da immaginetta» per «truccare la santità». Da questo rischio Papa Francesco ha messo in guardia nella celebrazione eucaristica di venerdì 20 ottobre a Santa Marta, invitando a smascherare «la giustificazione dell’apparenza» — dire una cosa e farne un’altra — e chiedendo di dare sempre spazio alla «coerenza di vita» e alla «verità»

«Nella prima lettura — ha subito fatto notare il Papa riferendosi al passo della lettera ai Romani (4, 1-8) — l’apostolo Paolo continua a insegnarci quale sia il vero perdono di Dio, quello che è gratuito, quello che viene dalla sua grazia, dalla sua volontà e non quello che noi pensiamo di avere per le nostre opere». Del resto, ha spiegato Francesco, «le nostre opere sono la risposta all’amore gratuito di Dio che ci ha giustificato e che ci perdona sempre». E «la nostra santità è proprio ricevere sempre questo perdono». Per tale ragione il brano della lettera di Paolo «finisce citando il salmo che abbiamo pregato: “Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!”».

«È il Signore — ha rilanciato il Pontefice — che ci ha perdonato il peccato originale e che ci perdona ogni volta che andiamo da lui». Infatti, ha aggiunto, «noi non possiamo perdonarci i nostri peccati con le nostre opere: solo lui perdona». Da parte nostra, ha spiegato, «noi possiamo rispondere con le nostre opere a questo perdono».

Ma «Gesù, nel Vangelo, ci fa capire un’altra maniera, un altro modo di cercare la giustificazione: non per la gratuità del Signore, non per le nostre opere». E così «fa vedere quelli che si credono giusti per le apparenze: appaiono come giusti e a loro piace fare questo e sanno fare proprio la “faccia di immaginetta”, proprio come se fossero santi». Invece «sono ipocriti: “Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia”» si legge infatti nel passo evangelico di Luca (12, 1-7). «Dentro, lui stesso ha detto che è tutto sporco, ma da fuori — ha spiegato Francesco — si fanno vedere come giusti, come buoni: a loro piace passeggiare e farsi vedere ben eleganti, ostentare quando pregano e quando digiunano, quando danno l’elemosina». Però, ha messo in guardia il Papa, «tutto è apparire, apparire, ma dentro al cuore non c’è nulla, non c’è sostanza in quella vita, è una vita ipocrita: cioè, come dice la parola, sotto c’è la verità e la verità è nulla».

Ed ecco perché, ha affermato il Pontefice, «è saggio il consiglio di Gesù davanti a questa gente: fate quello che dicono perché dicono verità, ma non quello che fanno perché fanno il contrario». In effetti, ha insistito Francesco, «questi truccano l’anima, vivono del trucco: la santità è un trucco per loro». Invece «Gesù sempre ci chiede di essere veritieri, ma veritieri dentro al cuore: e se qualcosa appare, che appaia questa verità, quello che è dentro al cuore».

Proprio per questa ragione Gesù dà «quel consiglio: quando tu preghi, vai a farlo di nascosto; quando tu digiuni, lì sì, truccati un po’, perché nessuno veda nella faccia la debolezza del digiuno; e quando tu dai l’elemosina, che la tua mano sinistra non sappia quello che fa la destra, fallo di nascosto». Insomma, Gesù consiglia esattamente «il contrario di quello che fa questa gente: apparire». In loro c’è «la giustificazione dell’apparenza: sono bolle di sapone che oggi ci sono e domani non ci sono più». Invece «Gesù ci chiede coerenza di vita, coerenza fra quello che facciamo e quello che viviamo».

«La falsità fa tanto male, l’ipocrisia fa tanto male: è un modo di vivere» ha fatto presente il Pontefice. «Nel salmo — ha ricordato — abbiamo chiesto la grazia della verità davanti al Signore» ed «è bello quello che abbiamo chiesto: Signore, ti ho fatto conoscere il mio peccato, non l’ho nascosto, non ho coperto la mia colpa, non ho truccato la mia anima». E, ancora, il salmo 31 recita così: «Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità” e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato».

«Sempre la verità davanti a Dio, sempre», ha esortato il Papa. «E questa verità davanti a Dio — ha spiegato — è quella che fa spazio perché il Signore ci perdoni; invece l’ipocrisia» è l’esatto contrario. Tanto che «all’inizio questa gente sa» di essere «ipocrita, dice una cosa e non la fa: ma con l’abitudine anche loro credono di essere giusti».

Ad esempio, ha suggerito Francesco, «pensiamo alla preghiera di quel dottore della legge davanti all’altare: “Ti ringrazio, Signore, grazie tante!”». Non aggiunge però «perché mi hai perdonato» ma dice: «perché non sono come gli altri, io faccio tutto quello che si deve fare». E, ha proseguito il Papa, «poi volta la testa: “Neppure sono come quello che ha fatto questo, questo, questo…”». Le persone ipocrite «accusano sempre gli altri ma non hanno imparato la saggezza di accusare se stessi» ha concluso il Pontefice, invitando a chiedere al Signore, con le parole del salmo 31, «la grazia della verità interiore e di poter dire con verità: “Ti ho fatto conoscere il mio peccato, sono io ad accusarmi, non ho coperto la mia colpa”».

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