Nella liturgia di oggi ascoltiamo l’ultima parte del dialogo di Gesù con Nicodemo. Nella prima parte, abbiamo sentito che quello che il Maestro annuncia riguarda la nuova Vita che ci sarà data dallo Spirito Santo e la morte di Gesù in Croce. Oggi, ci ricorda che tutto il messaggio della salvezza nasce dall’amore del Padre per i suoi figli e le sue figlie.
Allo stesso tempo, Gesù coglie l’occasione per ricordare a Nicodemo – e a tutti noi – che, se vogliamo ottenere la Vita di Dio ed essere illuminati da lui, dobbiamo allontanare da noi le opere cattive e non lasciarcene prendere, perché annebbiano la nostra visione spirituale: “Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate” (v. 20).
Il Signore, così, ricorda a Nicodemo che le nostre azioni influiscono sulla nostra capacità di riconoscere Dio quando passa nella nostra vita. Inoltre, Gesù sottolinea che le buone azioni ci avvicinano alla luce di Dio e che quelle cattive ci spingono nelle tenebre (cfr. v. 21). Le nostre azioni influiscono nella nostra relazione con Dio.
Anzi, da esse dipende la limpidezza dei nostri occhi e la nostra sensibilità nel riconoscerlo. Quello che dobbiamo vedere è che il Signore è sempre presente, e che ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio per noi (cfr. v. 16). È compito di ognuno di noi saperlo riconoscere. Gesù, oggi, ci indica qual è il nostro compito: sforzarci, con le buone opere, di mantenere limpidi gli occhi, per poter riconoscere con gioia la tenerezza dell’amore di Dio per ciascuno di noi.
Martín Luque
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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