Oggi è la Domenica delle Palme, un giorno di grande festa per tutti, e in particolar modo per i bambini.
Sono certa, infatti, che tutti voi avete preparato un bellissimo ramo di ulivo per la processione che ha introdotto la S. Messa!
Mi ricordo che, quando ero piccola, facevo a gara con i miei fratelli perché tutti e tre volevamo il ramo più grande… e poi quanta gioia nell’addobbarli con i fiori di carta che realizzavamo assieme! E quanto in alto tenevamo le braccia, in chiesa, affinché i nostri rami si vedessero bene!
Era una Domenica molto movimentata e, proprio per questo, molto bella: segno di una festa che tutti noi piccoli sentivamo veramente nostra.
Penso che anche per voi sia così. È un far festa a Gesù e, quando si tratta di festeggiare lui, le manifestazioni di gioia non sono mai abbastanza.
Ma vediamo assieme come si svolgono questi momenti avendo ben presenti nel nostro cuore il Vangelo e il racconto della Passione che abbiamo sentito proclamare oggi.
Li riviviamo attraverso le parole di una donna che ha vissuto con Gesù, che lo ha seguito, che è stata sua discepola perché affascinata dai suoi gesti, dalla sua bontà, dalle sue parole. Ecco la sua testimonianza.
“Mi presento: sono Maria, sono nata a Magdala, una piccola cittadina sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade. Per questo mi chiamano la Maddalena.
La mia vita non brillava certo per splendore…
Nel mio villaggio non ero ben vista, stavano alla larga da me. Non riuscivo a comunicare bene, non riuscivo ad incontrare gli altri, li intimorivo. Tutto ciò mi rendeva sola. Una solitudine che mi spaventava.
Ero proprio una donna strana, una donna che viveva nell’isolamento, una donna prigioniera di una grave e particolare malattia perché non aveva ancora incontrato la libertà che ti dona il Signore Dio.
Poi un giorno ho incontrato Gesù e sono stata affascinata da Lui. Da subito. Ho sempre voluto bene al mio Maestro! Ho cominciato a capirlo immediatamente e per questo l’ho seguito e l’ho aiutato con tutto quello che potevo.
In modo particolare negli ultimi giorni della sua vita mi sembrava di essere dentro al suo cuore.
C’ero anch’io quel giorno in cui Gesù entrò a Gerusalemme!
Tutti pensavano che fosse un Messia liberatore. Avvertivano che, grazie a Lui, ci sarebbe stato un futuro migliore rispetto a quello che ci proponeva l’impero romano che aveva invaso le nostre terre.
E lo acclamarono come Re. Gli stesero i mantelli rossi. Alzarono le palme. Lo osannavano. Quanta festa al suo passaggio mentre si incamminava per le vie della città sopra un’asina e un puledro!“La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!»”.
Lui però vedeva in tutte quelle persone anche il loro voltargli le spalle. Sarebbe stata la stessa folla che, davanti a Pilato, avrebbe chiesto di mandarlo a morte…
Non fece nessun discorso in quel giorno solenne. Ma subito dopo andò dal Padre, al Tempio a pregare, perché voleva fare la volontà di Dio e non la volontà della gente.
La sera della cena il mio Signore spiazzò tutti. Lui non era il Messia che avevano acclamato e fece una “sorpresa” ai suoi amici. La sorpresa è stata che Lui ha lavato i piedi di tutti, si è fatto pane per tutti, servo di tutti. Non un Messia di forza, ma un Messia d’amore: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo… Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati”.
Giuda, un amico suo che lo stimava molto, si adirò così tanto con Lui dopo quei gesti della lavanda dei piedi, del pane e del vino, che la rabbia non gli permise di capirlo. Il fascino per Lui fu trasformato in avversione!
Parlammo tra noi donne dopo quell’evento, e capimmo quanto forte fosse il suo risentimento.
Il gesto di Giuda fu il risultato di un suo astio non espresso per lungo tempo. Fu un atto così forte quello di consegnare Gesù e di impiccarsi, da far star male tutti noi. Anche noi ci arrabbiammo con Giuda per quello che aveva fatto…
Dopo che il Pastore Gesù fu percosso ed ucciso, le pecore si dispersero. Eravamo noi le sue pecore, in preda all’ansia. Avevamo paura che i Giudei venissero a prendere anche noi.
Pietro ci raccontò della sua paura e che scherzo questa paura gli aveva fatto: arrivò a rinnegare il Maestro! Questo lo distrusse.
Gli amici di Gesù fuggirono e si rinchiusero per giorni in quella sala al piano superiore dove avevano celebrato l’ultima cena.
Ci vennero anche in mente le sue parole: «Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?».
Ma eravamo lo stesso tutti tristi. Avevano ucciso il nostro amico, il Maestro, il Signore. Giovanni ci raccontò che nell’orto degli ulivi, quella sera, anche Gesù provò tristezza e angoscia.
Come ci sentimmo simili a Lui in quel momento! Come lo sentimmo simile a noi!
E la tristezza ci parlava della sua mancanza. Già, ci mancava un sacco.
La tristezza può fare anche morire. L’ho vista negli occhi di Pietro, dopo che lo aveva rinnegato per tre volte.
Non era più lui! Gesù, solo Lui riuscì a togliergliela quel giorno sul lago, dopo la pesca miracolosa, quando gli chiese per tre volte se lo amava…
Dopo la Parasceve, cioè dopo il venerdì, giorno in cui gli Ebrei preparavano quanto era necessario per celebrare la festività del sabato, andai in quel giardino in cui era stato sepolto Gesù. Da sola. Incontrai il giardiniere. Era il luogo dove avevamo trovato gli uomini in bianche vesti che ci avevano detto che Gesù era risorto.
Gli chiesi dove aveva messo il corpo del Maestro.
«Maria», disse.
Lui! Il giardiniere era Gesù! Mi chiamò come nessuno mi aveva mai chiamata!
In quella sorpresa c’era tutto: la gioiadi averlo incontrato nel momento più buio della mia vita, la tristezza di averlo perso per sempre, ma anche il dono di avere ritrovato il mio Signore!
Allora capii perché mi aveva guarita. Lui mi ha liberata da tutti i miei mali per questa gioia. Lui mi ha liberata per andare all’appuntamento con Lui: il Risorto”.
Oggi, Domenica delle Palme, inizia la Settimana Santa, la settimana in cui accompagniamo Gesù nella sua passione, morte e Risurrezione.
E’ Santa perché in questa settimana accade l’evento più grande ed importante di tutta la storia. Ognuno di noi può dire: “Mi ha amato e ha dato la sua vita per me”.
Buona Settimana Santa!