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Maria Teresa Visonà – Commento al Vangelo di domenica 19 Gennaio 2025 per bambini

Domenica 19 Gennaio 2025 - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Gv 2,1-11

Il primo segno di Gesù alle nozze di Cana: un amore che trasforma

Il Vangelo di oggi ci parla di una grande festa: il matrimonio tra due sposi. Penso che sia la festa più bella e importante in assoluto perché, quando due persone decidono di condividere assieme tutta la loro vita, si deve assolutamente solennizzare questo momento! Credo che anche voi abbiate partecipato ad una festa di nozze…

Qui da noi in Italia, generalmente, queste feste durano un giorno, ma pensate che in certi luoghi del mondo ancora oggi durano una settimana o anche di più, proprio per farne risaltare l’importanza. Anche ai tempi di Gesù era così: era l’occasione durante la quale si cantavano canti d’amore in onore degli sposi, a cui seguiva un banchetto che generalmente durava sette giorni.

Pensate allora a quanto cibo e a quanto vino era necessario per soddisfare le esigenze dei tantissimi invitati!

Credo che anche voi, nelle vostre feste di compleanno, vi diate da fare e soprattutto i vostri genitori ce la mettano tutta per non far mancare nessuna bibita e nessun salatino o dolcetto per i vostri amici! È bello sì infatti giocare assieme in queste occasioni, ma se c’è anche qualcosa di buono da mangiare, la festa diventa ancora più bella!

E così, rileggendo il Vangelo di oggi, vediamo che Maria, invitata alle nozze assieme a Gesù e ai suoi discepoli, si accorge che è finito il vino e dice a Gesù: «Non hanno più vino».

Nel bel mezzo della festa manca l’elemento essenziale e la gioia rischia di spegnersi. Figuriamoci come potrebbe andare avanti una festa di nozze solo con l’acqua! Che brutta figura farebbero gli sposi!

Ma Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».

La madre, però, dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

Vorrei fare una piccola riflessione sulla risposta di Maria a quella “distaccata” del Figlio… Probabilmente tutti noi avremmo avuto un momento di sconcerto nell’ascoltare simili parole, ma Maria sembra non curarsene. Emerge una figura forte, decisa, attenta osservatrice di ciò che avviene intorno. Capisce che qualcosa non va e chiede a Gesù di aiutare gli sposi. Ascolta la risposta del Figlio, ma sa che non si tirerà indietro. Guarda i servi e li “prepara” a ciò che Cristo farà.

«Qualsiasi cosa vi dica, fatela», dice loro. “Qualsiasi”. Maria conosce bene il Figlio che, ricordiamo, sarà la prima volta nella quale in pubblico si mostrerà come Messia.

Ci soffermiamo un attimo sui servitori che spesso sono sottovalutati. Questi hanno un ruolo fondamentale in questa vicenda: compiono infatti fedelmente ciò che viene chiesto loro, senza interrogativi o apparenti dubbi, realizzando così “assieme” a Gesù il miracolo dell’acqua in vino.

Se voi foste stati i servitori non penso che non avreste fatto domande alla richiesta di Gesù di riempire sei giare di acqua e di portarle al maestro di tavola, cioè allo chef dei nostri giorni! Avreste detto: “Cosa ci fa fare questo Gesù? Perché riempire le giare di acqua e far finta che siano vino?” E poi “Perché portarle allo chef, proprio lui che dirige i lavori affinché questa festa funzioni bene?”.

Giovanni sottolinea che i servitori sapevano tutto ma, nonostante questo, non parlano, fanno semplicemente “qualsiasi cosa“.

Quante volte viene chiesta anche a noi fiducia in Dio, ma quante altrettante volte ci sembra troppo difficile, perché chiusi dietro le nostre idee, le nostre convinzioni…

I servitori, essendo appunto servitori, non avrebbero mai potuto disobbedire a una richiesta, ma è il modo con cui essa viene eseguita che rende speciali questi uomini. Essi infatti si fidano, eseguono senza domande e questo è indispensabile per risolvere il guaio.

I servitori sono loro stessi parte del miracolo: credono senza esitazioni, agiscono velocemente, non mettono in dubbio quanto accadrà.

Gesù dunque interviene senza clamore, senza quasi darlo a vedere. Tutto si svolge “dietro le quinte”: dice ai servi di riempire le anfore d’acqua che diventa vino.

I discepoli di Gesù vedono che, grazie a Lui, la festa di nozze è diventata ancora più bella. E vedono anche il modo di agire di Gesù, vedono questo suo servire nel nascondimento tanto che i complimenti per il vino buono andranno poi allo sposo…

Così comincia a svilupparsi in loro il germe della fede, cioè credono che attraverso Gesù si manifesta l’amore di Dio, credono che Gesù è Dio.

Prima ho nominato la parola “miracolo”, ma c’è una precisazione che vorrei fare perché l’evangelista Giovanni non parla mai di miracoli nel suo Vangelo, cioè di fatti potenti e straordinari che fanno nascere meraviglia.

Giovanni li definisce sempre “segni”.

E così scrive che a Cana avviene un “segno” che produce la fede dei discepoli.

Possiamo allora domandarci: che cos’è un “segno” secondo il Vangelo?

Il “segno” è un avvenimento che rivela l’amore di Dio, un segno che non pone l’attenzione sull’importanza di ciò che succede, ma sull’amore che ha fatto sì che ciò avvenga. Ci fa capire quanto grande è l’amore di Dio che ci è sempre vicino, che è sempre tenero e misericordioso con noi.

Il primo segno della sua vita pubblica avviene mentre due sposi sono in difficoltà nel giorno più importante della loro vita.

È bello pensare che proprio il primo segno che Gesù compie non è una guarigione straordinaria o una azione sorprendente, ma un gesto che viene incontro a un bisogno semplice e concreto di gente comune, un gesto domestico, silenzioso.

Gesù ogni giorno è sempre pronto ad aiutarci, a risollevarci e, se stiamo attenti a questi “segni” quotidiani, ci lasceremo conquistare dal suo amore e diventeremo dei bravi discepoli.

Allora ognuno di noi oggi proverà a cercare di individuare dei segni che il Signore ha compiuto nella propria vita. Riflettiamo: “Nella mia vita, quali segni il Signore ha fatto per mostrarmi che mi ama? Con quali segni mi ha fatto sentire la sua tenerezza? Quando ho sentito più vicino il Signore? Quando in me è rimasta nel cuore una grande gioia?”. Cerchiamo cioè di rivivere i momenti in cui abbiamo sperimentato la presenza del Signore Gesù e l’aiuto di Maria che, come a Cana, è sempre attenta e ci aiuta a fare tesoro dei segni di Dio nella nostra vita.

Vorrei fare un’ultima considerazione su ciò che è successo a Cana.

In genere il vino che si dava alla fine della festa era quello meno buono… la gente a quel punto non distingueva tanto bene se era un vino buono o un vino un po’ annacquato. Gesù, invece, fa in modo che la festa si concluda con il vino migliore.

Cosa significa questo? Significa che Dio vuole il meglio per noi, che ci vuole felici.

La gioia che Gesù̀ ci dona è sempre piena e disinteressata.

Non è mai una gioia annacquata!

Fonte

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