Dio ci chiama per nome perchรฉ ci conosce da sempre, addirittura meglio di come noi conosciamo noi stessi; ci chiama perchรฉ ci vuole bene e vuole che siamo felici. L’amore di Dio รจ per sempre come pure la sua chiamata, ma la nostra risposta รจ e sarร sempre inadeguata, incompleta, in cammino.
Solo la fede in Cristo Gesรน ci puรฒ permettere di accogliere il dono di Dio, senza lasciare che il tempo dell’inadeguatezza si trasformi in un rifiuto; solo la fede in lui puรฒ dare forma alla nostra vita per renderci capaci di accogliere e vivere il dono di Dio. Come possiamo seguire Gesรน e quali ยซluoghiยป possiamo frequentare per vivere alla sua presenza?
La chiamata ci rende discepoli e ci abilita a essere testimoni: a noi la responsabilitร e la bellezza di essere testimoni credibili del suo amore, a partire dalla vita quotidiana. Prefazione di Luca Fallica.
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Dalla prefazione
Questo bel testo di don Marco Pavan, al quale sono grato per avermi invitato a scrivere una breve prefazione, intende raccontare โ come recita il suo sottotitolo โ ยซla bellezza di rispondere a un Dio che ci chiama per nomeยป. Dopo averlo letto ho avuto la prima e immediata percezione che dietro questa bellezza ne trasparisse unโaltra, piรน profonda e radicale: quanto sia bello che il nostro Dio, il Padre di Gesรน Cristo e il datore dello Spirito Santo, lโunico vero Dio, sia un Dio che ci chiama per nome, e lo fa perchรฉ ci ama, desiderando soltanto di essere riamato da noi. Per questo motivo, chiamandoci per nome, ci pone sempre la domanda che don Marco ha scelto come titolo per il suo lavoro:
ยซMi ami tu?ยป. ร la domanda che il Risorto pone a Pietro alla fine del vangelo di Giovanni (cfr. Gv 21,15-17), ma che di fatto rivolge a ciascuno di noi e dalla quale dobbiamo sentirci interpellati nella concretezza della nostra esperienza umana.
Il titolo di questo libro potrebbe far intendere che il tema affrontato concerni la vocazione cristiana e la sua tipica dinamica di chiamata-risposta. In parte รจ cosรฌ, ma di fatto lโorizzonte indagato รจ piรน ampio. Mi pare di poter affermare che la riflessione di don Marco indugi sullโessenziale della vita credente e dellโesperienza cristiana, che si qualifica nella sua totalitร , e non soltanto in qualche suo aspetto parziale, come risposta a un amore che sempre ci precede chiamandoci a una vita felice e compiuta. Sono un monaco benedettino e leggendo le pagine di questo testo non ho potuto che pensare a quanto san Benedetto scrive
nelle battute iniziali del Prologo alla sua Regola: ยซQuando poi il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste dicendo: ยซChi รจ lโuomo che vuole la vita e brama vedere giorni felici?โยป (cfr. RB, Pr. 14-15). A questa domanda siamo chiamati a rispondere, sapendo che essa รจ suscitata dallโamore e chiede in risposta uno slancio anchโesso intessuto di amore. Siamo chiamati infatti a percorre le vie del Signore con il cuore dilatato dallโamore, come sempre Benedetto suggerisce in un altro breve passo del Prologo (cfr. RB, Pr 49), nella certezza che non cโรจ nulla di piรน dolce e attraente di questa voce che ci chiama (cfr. RB, Pr 19).
Dunque, leggendo con calma e attenzione interiore i capitoli di questo libro, scopriamo alcuni elementi fondamentali della vita cristiana in quanto tale, ma possiamo dire della vita umana stessa, che รจ davvero tale quando si accoglie come libera risposta a un amore che ci chiama allโesistenza. Viviamo in una stagione e in un clima culturale nel quale รจ forte la tentazione di immaginarsi autosufficienti e autonomi, concentrati soltanto su sรฉ stessi, sulle proprie possibilitร e progetti. Dobbiamo invece riconoscere, con stupore e gratitudine, che la vita รจ un continuo nascere e rinascere, come Gesรน ricorda a Nicodemo, in uno dei dialoghi piรน suggestivi del Vangelo secondo Giovanni (cfr. Gv 3,1-21).
ร molto incisiva e profonda questa metafora del rinascere, perchรฉ con una sola immagine ci suggerisce aspetti molteplici, tutti egualmente necessari, dellโesperienza di fede, della percezione del mistero di Dio e del mistero stesso della propria vita. Ne richiamo qualcuno, senza alcuna pretesa di esaurire il discorso. La nascita, anzitutto, รจ qualcosa che riguarda tutta la persona, nella sua unitร e nella sua complessitร . ร la persona nella sua interezza a nascere, non soltanto qualche suo aspetto o qualche sua facoltร .
In secondo luogo, la nascita รจ unโesperienza gratuita e passiva, o meglio recettiva. Nessuno di noi nasce da solo, nรฉ puรฒ darsi la vita da sรฉ. Nascere significa ricevere la vita da qualcun altro, vivere cioรจ lโesperienza dellโessere generati. Come scrive un grande interprete di Giovanni, padre Mollat: ยซNon si entra nel Regno di Dio nรฉ per via di conquista, nรฉ in forza del genio, anche se religioso. Ci si entra come si entra nella vita: attraverso la grazia dellโamore, come un neonatoยป1.
La nascita, ancora, รจ un evento misterioso, che non possiamo conoscere nelle sue radici. ร unโesperienza intima, che appartiene al segreto personale di ciascuna persona. Percepiamo di essere in vita, ma non possiamo risalire sino a conoscere lโesperienza radicale, primordiale, della nostra vita; nessuno di noi custodisce la memoria, o sa cosa sia accaduto quando รจ stato generato. Tale รจ lโesperienza cristiana suscitata dallo Spirito di Dio: รจ in noi unโazione misteriosa, che non possiamo dominare, determinare, governare, possedere. Dobbiamo al contrario renderci a essa docili, disponibili. Gesรน confermerร questa idea con la piccola parabola del vento: ยซIl vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene nรฉ dove va: cosรฌ รจ chiunque รจ nato dallo Spiritoยป (Gv 3,8).
Lโesperienza di Dio รจ cosรฌ: puoi riconoscere i segni che si manifestano nella tua vita, ma non puoi dominarli, afferrarli, dirigerli; sei tu a doverti lasciare guidare da questa azione misteriosa che opera in te. Rinascere significa entrare in questo dinamismo dello Spirito, nel quale si abbandonano non soltanto le proprie certezze, ma il modo di acquisirle, per entrare in una qualitร diversa dellโesistere, che consiste nel lasciarsi condurre dallo Spirito, e condurre ยซfuoriยป. Esistere รจ appunto ex-sistere, essere perchรฉ non si rimane dove si sta, dove giร si รจ, ma ci si lascia condurre fuori, verso un nuovo che non conosci prima, perchรฉ giร lo possiedi, ma che conosci dopo, nei segni che imprime nella tua vita. Noi troppo spesso immaginiamo Dio come colui che ha giร scritto la nostra storia, che dobbiamo tentare di comprendere per adeguarci a essa, obbedirle, assumerla. Ma non รจ cosรฌ, Dio non ha giร scritto la nostra storia, Dio รจ colui che ci mette ogni volta da capo in grado di scrivere insieme a lui la nostra storia, ascoltando la sua promessa che ci chiama e rispondendole con il generoso impegno della nostra libertร . Don Marco lo ricorda in una pagina della sua riflessione: la nostra vita non รจ il semplice svolgersi di un copione giร scritto, ยซcome se la nostra unica libertร fosse la modalitร di interpretare ciรฒ che non abbiamo deciso noiยป (cfr. pag. 28).
Cโรจ un passaggio nel documento conclusivo del Sinodo dei Vescovi dedicato a ยซI giovani, la fede e il discernimento vocazionaleยป, nel quale leggiamo unโaffermazione significativa, che conferma la lettura suggeritaci da don Marco:
Nel corso dei secoli, la comprensione teologica del mistero della vocazione ha conosciuto accentuazioni diverse, a seconda del contesto sociale ed ecclesiale entro cui il tema รจ stato elaborato. Va in ogni caso riconosciuto il carattere analogico del termine ยซvocazioneยป e le molte dimensioni che connotano la realtร che esso designa. Questo conduce, di volta in volta, a mettere in evidenza singoli aspetti, con prospettive che non hanno sempre saputo salvaguardare con pari equilibrio la complessitร dellโinsieme. Per cogliere in profonditร il mistero della vocazione che trova in Dio la sua origine ultima, siamo dunque chiamati a purificare il nostro immaginario e il nostro linguaggio religioso, ritrovando la ricchezza e lโequilibrio della narrazione biblica. Lโintreccio tra la scelta divina e la libertร umana, in particolare, va pensato fuori da ogni determinismo e da ogni estrinsecismo. La vocazione non รจ nรฉ un copione giร scritto che lโessere umano dovrebbe semplicemente recitare nรฉ unโimprovvisazione teatrale senza traccia. Poichรฉ Dio ci chiama a essere amici e non servi (cfr. Gv 15,13), le nostre scelte concorrono in modo reale al dispiegarsi storico del suo progetto di amore. Lโeconomia della salvezza, dโaltra parte, รจ un Mistero che ci supera infinitamente; per questo solo lโascolto del Signore puรฒ svelarci quale parte siamo chiamati ad avere in essa. Colta in questa luce, la vocazione appare realmente come un dono di grazia e di alleanza, come il segreto piรน bello e prezioso della nostra libertร 2.
Rifacendoci alla sapienza antica della Commedia dellโArte, occorre imparare a recitare non a copione, ma a soggetto. Non cโรจ un testo giร scritto, da seguire fedelmente, cโรจ piuttosto un soggetto che ti viene affidato, nella logica della promessa che Dio fa alla tua vita, e non nella logica di un progetto giร definito, nรฉ da Lui nรฉ da te, e dentro questo soggetto puoi muoverti con libertร , con fantasia, con creativitร . Riesci tuttavia a farlo soltanto se sei in grado di agire e di interagire con prontezza, immediatezza, intelligenza, con coloro con i quali reciti insieme sulla scena della vita.
Lโincontro della mia libertร con quella di Dio nella logica dellโalleanza significa camminare insieme e scoprire la strada non perchรฉ sia giร scritta, ma perchรฉ la tracciamo camminando insieme. Fare alleanza significa entrare nel ritmo di una danza, secondo la stupenda immagine di un celebre testo di Madeleine Delbrรชl, Il ballo dellโobbedienza3. Come ci suggerisce lโautrice, spesso immaginiamo il nostro rapporto con Dio, la relazione tra la nostra e la sua libertร , come un esercizio di ginnastica, dove occorre eseguire esercizi corporei giร scritti, anzichรฉ concepirla come lโarmonia di una danza a due, dove ci si lascia condurre e, al tempo stesso, si conduce il proprio partner, al ritmo scandito dalla musica di unโorchestra. Penso certo allโorchestra dello Spirito, ma anche allโorchestra della vita, della storia, di ciรฒ che ti accade, degli incontri che vivi, degli imprevisti che ti sorprendono e mandano in mille pezzi i progetti che avevi cosรฌ bene pianificato, ma dentro i quali devi tornare a discernere come dare forma alla volontร di Dio perchรฉ prenda corpo, anche grazie alla tua carne e al tuo spirito, dentro la storia, che รจ sempre un complesso di opportunitร e di contraddizioni.
Tornando al dialogo tra Gesรน e Nicodemo, dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito, facendo perรฒ attenzione a discernere i segni che, come il vento, la sua azione imprime nella vita personale di ciascuno. Lโautore di questo libro ci aiuta a riconoscerli e a interpretarli. Ci fa anzitutto sostare su cosa significhi essere chiamati per nome, per aiutarci a comprendere che non รจ in una progettualitร autosufficiente che possiamo trovare la nostra piรน vera identitร , ma nel dialogo con il mistero personale di un Altro che ci interpella. E lo fa in modo fedele, attraverso doni irrevocabili che ci vengono dati per sempre, in una fedeltร che concede anche a noi la possibilitร di una risposta fedele, a condizione di saper riconoscere il dono di Dio che ci precede, per accoglierlo, incarnarlo e interiorizzarlo, cosรฌ da farlo davvero nostro, rinnovandolo continuamente per non perderlo. La fedeltร a cui Dio ci chiama non รจ infatti statica o immutabile, ma dinamica, creativa, sempre nuova.
Per crescere nel dinamismo di questa accoglienza del dono di Dio abbiamo bisogno di assumere alcuni atteggiamenti umani e spirituali, imparando a fare i conti con le nostre inadeguatezze, per entrare in quella umiltร grata e riconoscente tipica di chi sa di non potersi salvare da solo, ma di avere bisogno di afferrare la mano di Qualcuno che si stende verso di noi proprio mentre stiamo affogando a motivo della nostra presunzione di potercela fare da soli (cfr. Mt 14,24-33). Tra questi atteggiamenti uno si impone sugli altri: la capacitร di sperare e di attendere quel compimento che solo Dio puรฒ dare alla nostra esistenza e al suo desiderio piรน autentico.
Tutto questo siamo chiamati a viverlo nella concretezza di unโesistenza che desidera seguire Gesรน, accogliendo il suo invito alla sequela, per andare con fiducia e speranza laddove egli ci conduce, consapevoli che la meta ultima del cammino รจ il mistero del Padre, il suo amore che ci accoglie, e del quale sin da ora possiamo essere segno, testimonianza, trasparenza nella nostra storia.
Don Marco ci conduce in questo cammino invitandoci a confrontarci con tanti personaggi evangelici. Tra di essi emerge in particolare il volto di Pietro, il discepolo al quale il Risorto pone la domanda che risuona nel titolo di questo libro: ยซMi ami tu?ยป. Nel vangelo di Giovanni, Pietro รจ il discepolo che deve seguire ยซpiรน tardiยป. Quando, durante la cena che Gesรน condivide con i discepoli nellโimminenza della sua passione, Pietro avanza la pretesa di volerlo seguire, Gesรน gli risponde: ยซDove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai piรน tardiยป. Il dialogo poi prosegue con Pietro che domanda ยซSignore, perchรฉ non posso seguirti ora? Darรฒ la mia vita per te!ยป. Risponde allora Gesรน:
ยซDarai la tua vita per me? In veritร , in veritร io ti dico: non canterร il gallo, prima che tu non mโabbia rinnegato tre volteยป (cfr. Gv 13,36-38).
Come Pietro, anche noi dobbiamo imparare a seguire Gesรน ยซpiรน tardiยป, cioรจ dopo che Egli avrร dato la sua vita per noi, rivelandoci il mistero di un amore che รจ piรน forte del nostro peccato, piรน fedele del nostro tradimento, piรน perseverante delle nostre paure, piรน consolante delle nostre desolazioni o solitudini. Il Signore ci precede sempre con il suo amore e noi, ยซpiรน tardiยป, come risposta a ciรฒ che ci รจ giร donato, possiamo davvero imparare ad amarlo, scoprendo che รจ proprio in questo dialogo tra il suo dono e la nostra risposta il segreto di una vita libera, autentica, compiuta e, di conseguenza, felice.
Luca Antonio Fallica
abate di Montecassino
- D. Mollat, Dodici meditazioni sul vangelo di Giovanni, Paideia, Brescia 1966, p. 43.
- Documento finale del Sinodo dei Vescovi, al termine della XV Assem- blea generale ordinaria (3-28 ottobre 2018) sul tema: ยซI giovani, la fede e il discernimento vocazionaleยป, 27 ottobre 2018, n. 78.
- In M. Dzlbrรชl, Noi delle strade, Gribaudi, Milano 1995, pp. 86-89.