GESÙ A NÀZARET (Lc 4,16-30)
Marco Mani
Il ministero di Gesù secondo Luca inizia nelle sinagoghe della Galilea ed è un insegnamento attuato nello Spirito (4,14-15). A Nàzaret si ha un esempio programmatico del ministero (vv. 16-30). Questo, collocato nella linea profetica, si rivolge ai poveri e ad essi dona la salvezza nella Scrittura proclamata. A Cafarnao Gesù esplicita ulteriormente il suo ministero, che è insegnamento (vv. 31-32), esorcismo (v. 33), guarigione (vv. 38-39.40-41). Anche negli esorcismi e nelle guarigioni Gesù si qualifica per la potenza della sua parola che lotta contro gli spiriti del male e che dona la salvezza1.
Il ministero di Gesù è accolto con stupore, meraviglia ed entusiasmo (vv. 15.22.32.36-37). Esso incontra anche delle difficoltà da parte dei demoni, che proclamano la sua identità (vv. 34.41), dei compaesani, che gli sono ostili (vv. 28-29) e delle folle che pretendono di impossessarsene (v. 42b).
Il contrasto con i compaesani (vv. 28-29) evidenzia l’impossibilità da parte degli avversari di Gesù di bloccarne la missione. Infatti, passando tra i concittadini, si allontana per continuare altrove il suo ministero (v. 30). Il servizio profetico di Gesù, finalizzato alla salvezza e attuato con parola potente, è rifiutato dai compaesani, ma è accolto dai pagani (4,25-27). Così infatti accadde a tutti i profeti (4,24).
In conclusione si nota che il ministero di Gesù travalica la Galilea e continua nelle sinagoghe della Giudea (v. 44).
16a Venne a Nàzaret, dove era cresciuto,
16b e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga
16c e si alzò a leggere.
17a Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;
17b aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18a Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’un zione
18b e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
18c a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
18d a rimettere in libertà gli oppressi,
19 a proclamare l’anno di grazia del Signore.
20a Riavvolse il rotolo,
20b lo riconsegnò all’inserviente
20c e sedette.
20d Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.
21a Allora cominciò a dire loro:
21b «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
22a Tutti gli davano testimonianza
22b ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca
22c e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».
24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
26 ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone.
27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28 All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.
29a Si alzarono e lo cacciarono fuori della città
29b e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.
30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
La struttura di Lc 4,16-30
Il testo risulta costituito da due pannelli, uno dominato dalla scena della proclamazione della Scrittura da parte di Gesù in giorno di sabato nel contesto del rito sinagogale (vv. 16c-20c), l’altro strutturato sulle parole di Gesù, pronunciate dopo la lettura e rivolte ai presenti nella sinagoga di Nàzaret (vv. 21-27).
I due quadri del dittico sono collegati tra loro da una incorniciatura che comprende più elementi: un avvio narrativamente costituito da Gesù, il quale giunge a Nàzaret ed entra nella sinagoga (vv. 16ab); una transizione (v. 20d) creata dalla sinagoga, che è lo sfondo su cui avviene la scena, da Gesù, richiamato nel versetto attraverso il pronome, e dai nuovi attori, che per mezzo della vista vengono anticipati come protagonisti della seconda parte della pericope; una chiusura formata anch’essa dalla sinagoga (v. 28), come scenario immediato della vicenda, dagli uditori che reagiscono alle parole di Gesù (vv. 28-29) e da Gesù, che, riprendendo l’iniziativa, si allontana dalla sinagoga e da Nàzaret (v. 30).
Il primo quadro evidenzia una struttura concentrica (vv. 16bc-20c). Nel v. 16c si ha l’introduzione che indica Gesù pronto per la lettura. Segue l’illustrazione dei gesti preparatori alla lettura (v. 17). Al centro del quadro i vv. 18-19 riportano il testo composito di Isaia attraverso il quale Gesù si presenta inviato a evangelizzare i poveri. Successivamente sono descritti gli adempimenti sul libro conseguenti alla lettura (v. 20ab). Infine il quadro si chiude riportando nuovamente l’attenzione su Gesù, che nella sinagoga, dopo la lettura del libro sacro, si è seduto (v. 20c).
Il secondo quadro si configura con una struttura lineare semplice (vv. 21-27). Un primo elemento (vv. 21-22) è costituito dalla prima presa di posizione di Gesù, il quale, proclamando il compimento delle Scritture negli uditori (v. 21), suscita la loro prima reazione (v. 22). Segue il secondo intervento di Gesù (vv. 23-24) contenente le parole sul medico e sul profeta. Un terzo elemento è dato dalle parole di Gesù, il quale mette gli israeliti davanti ai profeti Elia ed Eliseo.
Le due parti, usando un’immagine presa dal teatro, sono collocate su uno sfondo a tre livelli, che dà forte unità a tutta la pericope. Prima di tutto si nota il quadro generale su Gesù, che si apre nel v. 16ab e si chiude nel v. 30. Poi vi è lo scenario complessivo dato dalla città di Nàzaret, aperto nel v. 16a e chiuso nel v. 29. Da ultimo la sinagoga crea lo sfondo immediato della vicenda, aperto nel v. 16b e chiuso nel v. 28, dopo aver evidenziato un aggancio centrale nel v. 20d, che funge da ponte.
Possiamo schematizzare la dinamica complessiva come segue:
+ Avvio: venuta di Gesù a Nàzaret (v. 16a)
suo ingresso in sinagoga (v. 16b)
- La lettura di Isaia
- Introduzione (v. 16c)
- preparazione alla lettura (v. 17)
- il testo isaiano (vv. 18-19)
b’) adempimenti dopo la lettura (v. 20ab)
a’) Conclusione (v. 20c)
– Transizione: gli occhi di tutti nella sinagoga fissi su Gesù (v. 20d)
- Le parole di Gesù
A Primo intervento di Gesù
- la parola sul compimento (v. 21)
- le prime conseguenze negli uditori (v. 22)
B Secondo intervento di Gesù
- la parola sul medico (v. 23)
- la parola sul profeta (v. 24)
C Terzo intervento di Gesù
- gli israeliti davanti a Elia (vv. 25-26)
- gli israeliti davanti a Eliseo (v. 27)
+ Chiusura: I nazareni cacciano Gesù dalla sinagoga (vv. 28-29) e lui si allontana da Nàzaret (v. 30).
Il testo di Isaia in Lc 4,16-30 e suo significato
L’evangelista Luca nella pericope in questione riporta una citazione di Is 61,1-2 secondo la LXX. Luca evidenzia due varianti: toglie l’espressione «a fasciare le piaghe ai cuori spezzati» e aggiunge l’espressione «a rimettere in libertà gli oppressi», che riprende da Is 58,6 (LXX). Con ciò l’evangelista vuole accentuare nel v. 18 il collegamento tra la consacrazione di Gesù per opera dello Spirito che è su di lui, avvenuta con unzione, e la missione ricevuta di «andare a evangelizzare i poveri». Tale invio si articola poi in tre azioni: annunciare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, mandare in libertà gli oppressi, annunciare l’anno di grazia del Signore.
L’articolazione della citazione composita di Isaia sembra avere in Luca il seguente significato: Gesù è stato consacrato con unzione dallo Spirito Santo ed è il Padre, che ha mandato lo Spirito, ad affidargli la missione. Questa è destinata ai poveri, ai quali Gesù deve portare il vangelo. Tale annuncio però si concretizza in un annuncio di liberazione e di riacquisto della vista, in un invio in libertà e in un annuncio dell’anno di grazia.
Gesù profeta sulla linea di Elia e di Eliseo
L’analisi delle parole di Gesù nei vv. 23-27 permette di evidenziare alcune osservazioni. Egli con un proverbio smaschera l’interpretazione che i compaesani danno alla sua missione (v. 23). Essi, sulla scorta di ciò che era avvenuto a Cafarnao, dove avevano intravisto un suo ministero potente e nuovo, volevano anche a Nàzaret beneficiare del suo potere di “medico-taumaturgo”. Ma Gesù, con un detto di natura proverbiale, si presenta invece come profeta (v. 24) con una specifica missione ricevuta dal Padre (vv. 18-19). Di conseguenza anche lui, come tutti i profeti in Israele, non sarà accolto in patria. Per avvalorare questa tesi porta come esempi due casi (vv. 25-27), presentati con autorità, attraverso i quali si evidenziano sia il rifiuto dei compaesani, sia l’accoglienza da parte degli stranieri-pagani (Naaman e la vedova).
Un collegamento con Lc 16,19-31 concretizza ulteriormente il senso di accoglienza e di rifiuto del profeta. Accoglie il profeta chi è povero: la povertà è una situazione indispensabile per poter ascoltare «Mosè e i profeti» (Lc 16,29); i ricchi sono invece refrattari a qualsiasi intervento dall’alto. La stessa «risurrezione di uno dai morti» (Lc 16,31) risulta significativa soltanto per chi è povero ed ha accolto la legge mosaica e le parole dei profeti.
I nazareni hanno in un primo momento una reazione indefinita alle parole di Gesù (vv. 20d.22), ma quando egli si presenta come un profeta che non attua segni straordinari in patria, la loro reazione si carica di rabbia (v. 28) e diventa definitivamente di rifiuto (v. 29). Questa situazione porta i compaesani a compiere delle azioni finalizzate all’eliminazione del profeta (v. 29).
Così i vv. 28-29 non solo indicano una situazione creatasi a Nàzaret, ma anticipano una dimensione costitutiva della missione di Gesù: egli sarà il perseguitato. Infatti non solo i nazareni sono ostili a Gesù, ma lo sarà tutto il ricco Israele. Di conseguenza, come Gesù è stato cacciato da Nàzaret, così verrà cacciato anche da Gerusalemme per essere condotto, fuori dalla città, sul Calvario. In questo modo viene anticipata già a Nàzaret la vicenda della passione del Signore.
Il ministero di Gesù però non viene bloccato. Esso continuerà per i poveri e tra i poveri, che lo accoglieranno con disponibilità. Gesù si rivolgerà non solo ai poveri di Israele, ma attraverso l’allargamento anticipato nei vv. 2527, la sua missione sarà anche per i poveri delle altre nazioni. Così già fin dall’inizio viene dato al ministero di Gesù una forte prospettiva universalistica.
Note di cristologia su Lc 4,16-30
Il ministero di Gesù attuato nello Spirito di Dio per i poveri
Gesù all’inizio del suo ministero a Nàzaret si presenta non solo portatore dello Spirito, perché consacrato con unzione fin dal battesimo al Giordano e dal concepimento, ma anche con l’identità del Figlio di Dio (cf. Lc 1,35). Tale presentazione accelera fin dall’inizio la vicenda di Gesù verso il suo compimento, che con la risurrezione manifesterà definitivamente Gesù Signore e Figlio di Dio.
I destinatari della missione di Gesù sono i poveri, che si qualificano tali per la loro disponibilità ad accogliere le Scritture (cf. Lc 4,23-27 e Lc 16,19-31).
In sintesi notiamo che Gesù, in quanto portatore dello Spirito di Dio, non solo è consacrato con l’unzione, ma è anche inviato da Dio a evangelizzare i poveri. Costoro sono coloro che accolgono con docilità le Scritture e si contrappongono ai ricchi ingiusti refrattari all’annuncio. L’evangelizzazione dei poveri, attuata da Dio nello Spirito per mezzo di Gesù, evidenzia ancora da un lato l’intervento di Dio, che dà identità e dignità ai poveri, e dall’altro il fatto che ogni predicazione deve essere determinata cristologicamente.
Attraverso queste sottolineature si vede che la missione di Gesù si colloca sempre più nel mistero di Dio, nella sua origine e nella sua destinazione.
Il ministero di Gesù obbediente alle Scritture e finalizzato a proclamare il loro compimento
Il ministero di Gesù è impensabile staccato dalle Scritture ed è sempre loro compimento. Dal punto di vista ecclesiologico ogni ministero in ordine alla proclamazione delle Scritture richiede una loro accoglienza previa, in atteggiamento di povertà, e un’effettiva obbedienza ad esse.
La novità del ministero di Gesù rispetto agli altri profeti consiste nel proclamare l’attuazione nell’oggi delle Scritture, le quali, accolte, sono fonte di salvezza. Gesù non è solo modello di chi accoglie le Scritture, ma è soprattutto la ragione della salvezza operata dalle Scritture in lui e per lui. Di conseguenza tutto il ministero storico di Gesù non sarà altro che la manifestazione potente della salvezza realizzata nel momento presente e proclamata a Nàzaret in modo programmatico. La salvezza continuerà a realizzarsi, dopo la risurrezione di Gesù, attraverso la proclamazione delle Scritture effettuata dalla Chiesa.
Il ministero di Gesù è per Israele e per i pagani
In un primo momento Gesù si rivolge ai componenti del popolo d’Israele e a loro annuncia la salvezza di Dio. Quando il popolo eletto, nella pericope simboleggiato dai nazareni, oppone il rifiuto, Gesù annuncia che il vangelo sarà portato ai pagani. A Nàzaret, anticipando con due episodi l’allargamento universale del suo ministero, Gesù profeticamente annuncia gli sviluppi della sua missione post-pasquale continuata poi dai discepoli; il libro degli Atti sarà la testimonianza di tale evoluzione. Gesù però non abbandonerà Israele; esso resterà il popolo prediletto; infatti, dopo la risurrezione, la missione della Chiesa inizierà proprio a partire da Gerusalemme.
Il ministero di Gesù inizia sotto il segno del rifiuto e della persecuzione
Già all’inizio del ministero a Nàzaret è presente la prospettiva di sofferenza che si delinea nel futuro di Gesù. Nella pericope lucana emerge una tensione tra le aspettative dei compaesani (v. 23) e la presentazione che Gesù fa di se stesso (v. 24). La medesima tensione è contenuta nelle parole di Gesù al v. 24, dove troviamo anticipato l’annuncio che nessun profeta è accettato in patria. La prospettiva viene poi comprovata attraverso due casi, dai quali è testimoniata l’opera profetica tra gli stranieri (vv. 25-27).
Di conseguenza notiamo la stretta connessione tra vocazione profetica e rifiuto conseguente, che viene evidenziata sia da parte dei destinatari della missione di Gesù (vv. 28-29), sia da parte della stessa dichiarazione programmatica pronunciata da Gesù in sintonia con la tradizione di Israele (v. 24). In questo modo il ministero di Gesù, fin dall’inizio, si preannuncia segnato dal rifiuto dei destinatari.
A Nàzaret i compaesani non solo rifiutano la “parola” di Gesù, ma assumono pure atteggiamenti e comportamenti violenti nei suoi confronti. Essi vogliono eliminarlo gettandolo giù dal monte. La reazione dei nazaretani è conseguenza dell’autopresentazione che Gesù ha fatto di sé (v. 24) e dell’annuncio di salvezza per i poveri, proclamato per mezzo del testo isaiano (vv. 18-19).
I collegamenti creati tra Nàzaret e Gerusalemme2 contribuiscono a evidenziare un ministero che inizia sotto il segno della persecuzione.
Alcuni titoli cristologici
Concludiamo sottolineando alcuni titoli cristologici presenti nella pericope di Nàzaret, che illuminano il ministero di Gesù.
Gesù profeta antico e nuovo
In Lc 4,24 Gesù, con un detto proverbiale, si identifica profeta e come tale si presenta a Nàzaret3. Egli però non è uno dei tanti profeti, ma è l’inviato di Dio, il profeta escatologico, al quale è stato affidato un specifico ministero, illustrato attraverso la citazione isaiana (vv. 18-19)4. La novità lucana è data dall’affermazione di Gesù al v. 21. Egli dichiara l’attuazione nell’oggi della Parola proclamata.
In conclusione, Luca presenta Gesù profeta che annuncia la salvezza di Dio, contenuta nelle Scritture, ma che anche dà compimento alla salvezza nel presente a chi accoglie le Scritture. La salvezza portata dal ministero di Gesù guarisce anche il corpo. Chi cerca solo questa salvezza fisica non raggiunge l’obiettivo del ministero di Gesù.
Gesù Signore, Cristo e Figlio di Dio
«Lo Spirito del Signore» del v. 18a rimanda al titolo «(il) Signore». La variante del testo isaiano, che introduce «Signore» al posto di «Santo», termine abitualmente usato da Luca, mette in stretta connessione gli inizi del ministero di Gesù con la sua risurrezione (cf. Lc 24,34). In questo modo tutta la sua missione terrena è anticipazione del suo essere Signore.
La citazione isaiana di Lc 4,18-19 si collega anche al titolo «Cristo». Questo è richiamato dal verbo «ungere», usato per indicare la consacrazione con unzione di Gesù. Il titolo di «Cristo» è fortemente connesso con la presenza dello Spirito autore della consacrazione.
In conclusione, sembra che la connessione col titolo «Cristo», all’inizio del ministero di Gesù, collochi questo nel contesto della tradizione messianica antica, sottolineando la dimensione profetica e di sofferenza del Messia. Attraverso, poi, il commento elaborato da alcuni testi di Qumran si comprende che la prospettiva messianica racchiude in sé anche una dimensione escatologica di risurrezione. Tutto questo emerge proprio dal ministero che la citazione isaiana presenta nel brano di Luca.
Da ultimo, notiamo che la pericope di Nàzaret rimanda al titolo «(il) Figlio di Dio»5. Il titolo sottolinea il ministero di Gesù condotto in obbedienza al Padre e in singolare e unica unione con il Padre6.
NOTE
1 Cf. J. Ernxt, Il Vangelo secondo Luca, 2 voll., Morcelliana, Brescia 1985; G. Roxxé, Il Vangelo di Luca, Città Nuova, Roma 1992; H. Stmürmann, Il Vangelo di Luca. Parte prima. Testo greco e traduzione. Commento ai capp. 1,1-9,50, Paideia, Brescia 1983.
2 Nàzaret, come Gerusalemme, è presentata da Luca costruita su un monte. Gesù apre programmaticamente la sua missione a Nàzaret ed essa si chiuderà a Gerusalemme. Gesù viene condotto fuori da Nàzaret per essere buttato dal monte, così come verrà portato fuori da Gerusalemme per essere crocifisso sul Golgota.
3 Anche coloro che ricevono i benefici della missione di Gesù oppure gli osservatori delle sue azioni salvifiche riconoscono in lui un grande profeta. Significativo al riguardo è Lc 7,16 dove di Gesù è detto: «Un grande profeta è sorto tra di noi e Dio ha visitato il suo popolo».
4 Fin qui la novità della missione profetica di Gesù rispetto a tutti gli altri profeti non è ancora evidente. Si può forse già intravedere qualche elemento nuovo attraverso la presenza dello Spirito di Dio, la consacrazione con unzione e l’invio a evangelizzare i poveri (v. 18).
5 Nella pericope di Nàzaret non abbiamo dei testi che rimandano direttamente a questo titolo cristologico. Il contesto della consacrazione e dello Spirito in Gesù si collega con Lc 1,35 e con 3,22, dove Gesù è presentato Figlio di Dio.
6 Il testo di Lc 10,21-22 orienta la lettura in questa direzione.