L’inizio dell’Avvento ci parla del mistero del tempo e della storia
Con la festa di Cristo Re, domenica scorsa, ha concluso i suoi commenti alle letture domenicali padre Samuele Duranti, che ci ha aiutato ad avere uno sguardo francescano sulla Parola di Dio. Con il Tempo di Avvento, che apre il nuovo anno liturgico, questo servizio per i nostri lettori è affidato a madre Maria Francesca Righi, eletta lo scorso settembre Badessa del monastero cistercense di Valserena, a Guardistallo (Pisa).
Iniziamo un nuovo anno liturgico, e la parola di Dio ci pone fin da questa prima domenica, non nella Genesi ma nell’Apocalisse, non all’inizio, ma alla fine della storia. Qual è il messaggio contenuto in queste tre letture? Il dispiegarsi del mistero del tempo e della storia, che parte da una promessa iniziale e giunge a un compimento e al cui centro c’è un’Ora, l’ora della decisione personale, l’ora della libertà, il passaggio dalle tenebre alla luce, la decisione di camminare nella luce, di rivestirsi di Cristo.
La prima lettura ricorda la promessa di felicità che la Parola di Dio pone all’inizio di ogni vita umana («La fede è memora del futuro»! Lumen Fidei), una promessa che è universale, che rende la vita non il monotono ripetersi di ritmi e stagioni, ma una storia di libertà verso un monte sul quale poggia il tempio. Tempio e monte sono due luoghi fondamentali della religiosità ebraica, il tempio da cui sale a Dio la preghiera, il monte su cui Dio scende incontro al suo popolo. Che a questo monte e a questo tempio salgano tutte le genti è la novità della visione escatologica. Il monte da una parte è centro di attrazione del movimento di tutti i popoli, dall’altra è il punto da cui scende verso tutti i popoli la Parola di Dio, nella forma della sua Legge, della Torah, della alleanza con Israele che diventa alleanza con tutti i popoli, del suo giudizio, della giustizia che opera, della pace che ne è il frutto. Il risultato, frutto di questo doppio movimento di attrazione e di missione è la pace del mondo, il trasformare le armi in strumenti di lavoro, e dunque rendere il mondo un luogo di operosità e di pace.
In questa visione poetica Sion riscatta la confusione di Babele, il monte artificiale che gli uomini costruiscono per arrivare al cielo, luogo di confusione delle lingue, disordine e dispersione, di fallimento dello sforzo e del lavoro, inizio di conflitti e incomprensione; contro la superbia umana il dono di Dio. Come se Dio dicesse: ciò che volevi costruire con le tue mani contro Dio e contro gli altri te lo dono, di più, te ne do l’intelligenza, ti consegno nella legge il modo di camminarvi e di costruire, e ciò che volevi ergere contro Dio diventa l’offerta dell’alleanza per tutti i popoli attraverso te. All’estremità dello sguardo del profeta – poeta un monte ben grande e alto e stabile tra colline e alti monti: il tempio collocato sulla cima è il punto di raccordo tra il cielo e la terra: ciò che Babele non ha potuto fare lo compie la presenza di Dio.
Alla prima lettura risponde il canto del salmo, come il coro dei pellegrini che salgono al monte e dicono la loro preghiera: «Gerusalemme città della mia gioia!»
Se adesso passiamo da questo monte al Vangelo possiamo con il salmista esser poeti e vediamo allora che sulla cima del monte c’è non più il tempio, il punto di raccordo tra cielo e terra, ma Gesù che è il nuovo tempio e che seduto sul monte offre il suo ultimo discorso di insegnamento agli apostoli prima di andare alla croce. È Lui allora il punto di raccordo tra il cielo e la terra, è lui il giudice tra le genti, l’arbitro tra molti popoli, è la Parola che dona il suo insegnamento Nuovo, la Legge. E non è qui una parola pacifica, infatti si rivolge ai discepoli che devono stare nel tempo storico, è una parola di discernimento, di sveglia, di risveglio, di risurrezione, si ma di vigilanza e di combattimento cristiano. La visione finale infatti si manifesta già oggi come giudizio nel concreto. Cosa dice il Vangelo infatti? La presenza del Signore è sullo sfondo, come pure i suoi angeli che chiamano gli eletti dai quattro punti cardinali; l’obiettivo è fissato più che sulla fine sul momento presente, sugli effetti della venuta del Figlio dell’Uomo. Egli arbitro tra le genti compirà una scelta tra due persone apparentemente uguali, intente alla medesima opera. In base a quale criterio? In base alla posizione del cuore. La parola di Dio, dice la lettera agli Ebrei, è viva ed efficace, scende fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito… Qui opera un discernimento. Il vangelo ci dice: Fate attenzione! A cosa? Al presente! A sintonizzarci con la Parola di Dio e con la sua Presenza, a dare al nostro cuore la forma che la Parola suggerisce. Ci dice anche che Egli verrà, e che nel quotidiano non ci sarà tempo di prepararsi, non vi sarà preavviso, perché tutto il tempo della vita è donato per prepararsi all’incontro.
La prima lettura rilegge l’episodio di Babele, il vangelo rilegge l’episodio del diluvio. Oggi come allora possiamo scegliere di non accorgerci di nulla, di non prepararci a nulla, possiamo scegliere il sonno, stretto parente della morte. Gli uomini sui quali cade il diluvio non compivano opere empie: mangiavano bevevano, si sposavano…La normalità della vita.. Ma nella seconda lettura questa normalità è esagerata e deformata e prende la forma del vizio: banchetti, gozzoviglie, unioni illegittime, lussuria. Fra la prima lettura (la promessa iniziale) e il vangelo (l’annuncio della venuta finale) la seconda lettura ci dice come camminare consapevoli del momento presente. Se non conosciamo il tempo della venuta definitiva siamo però consapevoli del momento presente: quale alternativa ci viene offerta alle gozzoviglie e ubriachezze? Una laboriosità silenziosa e fattiva, una vita onorevole e degna, nella regolarità quotidiana.… Rivestirsi di Cristo significa rivestire, dare al nostro cuore, nella quotidianità del suo lavoro, la forma Christi, la bellezza e bontà del Figlio dell’Uomo così che alla fine possa riconoscerci tra i suoi.
A cura di Madre Maria Francesca Righi, Badessa del monastero cistercense di Valserena, a Guardistallo (Pisa)
Letture della
I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA
Prima Lettura
Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.Dal libro del profeta Isaìa
Is 2,1-5
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 121 (122)
R. Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. R.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. R.
Seconda Lettura
La nostra salvezza è più vicina.Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 13,11-14a
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio
Vangelo
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore