Luis Cruz – Commento al Vangelo del 29 Gennaio 2022

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Come ai discepoli, spesso succede anche a noi di vivere nel mezzo di qualche tempesta. Sono le difficoltà della nostra vita, delle nostre miserie e delle nostre cadute, delle nostre sconfitte e dei nostri fallimenti, delle malattie e delle sofferenze che manifestano la nostra vulnerabilità e, qualche volta, ci fanno scoprire la debolezza delle nostre sicurezze.

I discepoli si sono lasciati atterrire dalla tempesta, hanno paura. Pensano che Cristo, che pure era lì con loro, si fosse disinteressato di loro, li avesse abbandonati. «Non ti importa che siamo perduti?», gli dicono. Ed Egli gli risponde: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Di fronte alle difficoltà della vita, il cristiano può mettersi nell’atteggiamento di chi si aspetta la presenza assidua, costante e invasiva di Dio; oppure, in atteggiamento di fede.

Il Signore si aspetta da noi maturazione interiore: passare dalla fase fanciullesca di chi si arrabbia perché pensa che suo padre non gli presta attenzione, alla fiducia piena del bimbo che si rifugia tra le braccia del padre.

Nella vita del cristiano succede la stessa cosa che accade al bambino che sta imparando a camminare: un passo, poi un altro e, se cade, si rialza, sempre sotto lo sguardo attento del padre che lo incoraggia e l’aiuta a rimettersi in piedi. Però non lo prende in braccio ogni volta per non farlo piangere.

Nelle nostre tempeste, dobbiamo cercare Dio, rifugiarci in Lui che sta sempre al nostro fianco, non per evitarci le difficoltà ma perché ci aiuta a crescere, a diventare più maturi.

Magari in qualche tempesta possiamo essere noi la mano amica che sa aiutare gli altri a camminare, possiamo essere noi la barca sicura nella quale possono incontrarsi con questo Dio che non si dimentica mai di nessuno.

Luis Cruz


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