Luis Cruz – Commento al Vangelo del 28 Gennaio 2022

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Il Regno di Dio è un piccolo seme che cresce, con i suoi tempi, maturando, fino a diventare una spiga straripante, un albero frondoso da dove sgorga la vita.

Con queste due parabole il Signore ci incoraggia a confidare in Lui, e non in noi stessi, nelle nostre forze, nei nostri successi.
È Lui che ci fa crescere, che dentro di noi ci fa maturare, fino a che la nostra vita diventa un albero frondoso che dà un’ombra pacifica a coloro che vengono al nostro fianco.

Accogliere il Regno di Dio è dunque accogliere qualcosa che non entra nella nostra logica, nel nostro modo di pensare il funzionamento delle cose. Ha una sua logica, una sua forza intrinseca. Va oltre i nostri schemi, dimensioni e misure.
Perché inizia in piccolo.

Come Gesù, che si è fatto bambino piccolo tra le braccia di una madre. Lui è il seme caduto in terra, che muore e porta frutti abbondanti. È l’unico che può salvare chi si mette al suo fianco, l’unico che ci fa crescere e maturare.

La vita di un cristiano non è la vita di qualcuno che fa grandi cose per se stesso, per gli applausi, per il successo immediato. Piuttosto, inizia con un piccolo seme, la cui fecondità dipende dall’unione con Cristo, che ci aspetta nelle cose piccole della nostra vita quotidiana.
Come ricordava san Josemaría, “c’è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. (…) Vi assicuro, figli miei, che quando un cristiano compie con amore le attività quotidiane meno trascendenti, in esse trabocca la trascendenza di Dio.” (Colloqui con Mons. Escrivá, nn. 114 e 116).

Si tratta di avere fiducia, di fare un salto di fede nella potenza di Dio.
Il mondo non lo salvano quelli che fanno tutto in modo corretto, organizzato, programmato, ma da persone, come i santi, che sanno andare al ritmo di Dio, lasciandolo entrare nelle piccole cose della nostra vita, confidando che proprio lì faccia grandi cose.

Luis Cruz


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