La grande alleanza tra carne e parola
Per intuirlo dovremmo essere amici della Bibbia, concittadini dei suoi molti abitanti. La Bibbia è umanesimo della parola. Oggi ne resta una traccia forte nella liturgia e nei sacramenti cristiani, quando la realtà delle cose cambia dicendo parole.
Nella Bibbia Dio – YHWH – era Parola, era “una voce”. «Dio nessuno lo ha visto», ma alcuni lo hanno ascoltato, hanno sentito la sua voce. L’hanno ascoltata i patriarchi, Mosè, i profeti. E ce l’hanno raccontata. Un giorno quella voce antica e meravigliosa divenne un bambino. Sta qui il Natale: credere che in quel bambino c’è l’Adam, Abele, Noè e Abramo e le loro Alleanze, Giacobbe, i suoi gli e Rachele, Mosè e la Legge di parole, Davide, Tamar, e poi tutti i profeti, i “virgolettati di Dio”, fino a Giovanni. E con loro ci sono anche Caino, Agar e Ismaele, i fratelli di Giuseppe, Saul, Uria l’Ittita, Gezabele.
Gesù è vero uomo, oltre che vero Dio, perché quella Parola-Verbo-Logos diventato carne è parola di Dio detta con parole umane, con tutte le parole umane. La fede ci dice che Gesù non ha conosciuto il peccato, ma i Vangeli ci dicono che ha conosciuto i limiti e le emozioni degli uomini, come noi. Ha sofferto la sete, ha pianto, si è commosso, si è indignato, ha provato i sentimenti dell’amicizia, ha gridato l’abbandono. Gesù ci può salvare tutti perché nella sua carne c’è tutta la Parola.
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