Luigino Bruni – Commento al Vangelo di domenica 24 Ottobre 2021

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I miracoli di Gesù: un atto d’amore

La guarigione di Bartimeo, un cieco nato, è l’ultimo miracolo di Gesù narrato da Marco, ormai decisamente avviato verso Gerusalemme. Ancora una volta un cieco, ancora un miracolo che nasce da un incontro, da una richiesta, da un atto d’amore tangibile di Gesù nei confronti di una persona concreta che soffre. Fino all’ultimo, Marco continua a sottolineare e a ribadire la sua visione (che amo molto) dei segni di Gesù: non effetti speciali allo scopo di colpire il pubblico ma risposte d’amore a gente che sta male, che spesso diventano discepoli ed evangelizzatori.

È molto bello che Marco scelga di collocare questo evento come conclusione del viaggio di avvicinamento a Gerusalemme. Pur sapendo di essere vicino al compimento della sua vita, Gesù non smette di amare e di guarire la gente che incontra lungo il suo cammino, e ad attrarli alla sua sequela.

L’espressione che Bartimeo (cioè “figlio di Timeo”: nome greco con prefisso ebraico) usa, Figlio di Davide, crea l’ambiente messianico nel quale si svolge l’arrivo di Gesù a Gerusalemme. Ma ancora più forte è l’affermazione con cui si chiude questo episodio: è la fede che salva. Il messianismo di Gesù ha a che fare con la fede, niente più, niente meno.

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Il tempo di Gesù era particolarmente popolato da varie forme di messianismo apocalittico. Quello degli esseni, quello dei farisei e quello degli zeloti, tutti influenzati dalla letteratura apocalittica che in tempo di crisi (occupazione romana) è sempre prolifica. […]

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