La logica del Vangelo e quella del mondo
Questo brano del Vangelo di Marco si apre con il secondo insegnamento di Gesù sulla sua passione, morte e risurrezione. Se il primo annuncio del mistero pasquale (8, 31-33) aveva suscitato il rifiuto di Pietro, il secondo è segnato da una duplice reazione dei discepoli: incomprensione e paura nel chiedere spiegazioni. Nel momento in cui il Maestro comunica ai discepoli il suo destino, essi non solo non riescono a coglierne il senso ma discutono di tutt’altro.
Alla domanda di Gesù (di che cosa stavate discutendo?) i discepoli non rispondono. Stanno facendo un ragionamento vecchio, che non entra “nell’otre nuovo”. Lo sanno, infatti tacciono. Il silenzio tradisce una piccolezza di cuore e di vedute.
La Bibbia non ha mai avuto paura dell’umano qual è, non ne nasconde gli errori, i vizi, persino le meschinità. Contiene anche gesti efferati, parole tremende. I padri del popolo scelto e i suoi re migliori ci vengono presentati come intrecci di virtù e di vizi, capaci di grande amore e anche di peccati e bugie. Questa prospettiva è entrata anche nel Nuovo Testamento.
- Pubblicità -
Il Vangelo di Marco narra anche gli aspetti meno luminosi dei discepoli, come avverrà nel racconto della Passione. Fra coloro che discutevano su chi fosse il più grande, ci saranno stati forse anche Giuda e Pietro, Giovanni, Giacomo, a dire che i limiti e le fragilità riguardano tutti i discepoli. Se questi discorsi sul potere e il prestigio sono entrati nella storia della salvezza, vuol dire che non sono alieni alla storia, né all’uomo nuovo. […]
Continua a leggere il commento su Famiglia Cristiana.